di Tommaso Pini - 09 May 2017

Sardegna in moto: insolito itinerario in Barbagia

Viaggio in moto in Sardegna, con l’Africa Twin nell’entroterra che rappresenta il cuore grezzo dell'isola, dove mare e spiagge non sono la meta. Le curve della Barbagia e del Gennargentu, tra storia, cultura, folklore, cibo e tradizione

Non la solita Sardegna

Recentemente abbiamo proposto itinerari mototuristici in Puglia, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia... Nel nostro girovagare per l'Italia, torniamo verso Sud per una capatina in Sardegna. Lo facciamo attraverso il report e le foto (qui la gallery) di Tommaso Pini, che ha visitato la Barbagia a bordo di una Honda Africa Twin (Francesco Catanese con la stessa moto è stato in Cile...). Lo spunto originario dell'articolo è stato quello di un viaggio fuori stagione, durante la manifestazione "Cortes Apertas" nell'ambito di "Autunno in Barbagia" (qui tutte le info). Nulla vieta, però, di prendere ispirazione dal viaggio di Tommaso per una full immersion nel "cuore della Sardegna", tra enogastronomia, cultura e tradizioni, nonché le splendide curve che fanno la felicità dei motociclisti. La Sardegna non è solo mare e movida, basta andarci in autunno per rendersene conto. Ma anche se ci andate in estate, il nostro consiglio è di non farvi mancare almeno un weekend in Barbagia.

Leggete l'articolo fateci un pensierino...

Primo impatto

Raggiunta Livorno salpiamo alle 21 in punto. Alle prime luci dell’alba siamo in terra sarda. Le operazioni di sbarco, in estate lunghe e noiose, si consumano in pochi minuti. Il garage è praticamente vuoto. Troviamo in Sardegna un’aria insolitamente pungente, nel bauletto non c’è il costume da bagno ma una maglia a collo alto e un paio di guanti invernali. Il profumo di salmastro è inconfondibile, ma l’impatto con l’isola è totalmente diverso. Fuori stagione, un territorio che si pensa di conoscere può regalare una sensazione di inesplorato. Ci avviamo a Nuoro imboccando la SS131. Il manubrio è puntato sulla Barbagia, quel territorio compreso tra le province di Nuoro e dell’Ogliastra, cuore intimo e riservato di una regione che non si concede facilmente e che è custode di costumi e tradizioni millenarie. Scendendo verso Sarule incontriamo i primi murales, icona indiscussa della Sardegna, altri li troveremo ad Orgosolo, più avanti.

"Cortes Apertas"

Stregati da Peppe

La conquista del Gennargentu

Mamoiada è la prossima sosta programmata, ma non prima di aver masticato curve in abbondanza. Si ricomincia dalla SP4 passando per Teti. La pausa panino ad Aritzo è l’occasione per accettare da Massimo, il proprietario del Bar Daga e un sardo tutt’altro che introverso, un goccetto di immancabile Filu ‘e ferru (acquavite di origine sarda). Vien da chiedersi se nell’entroterra i sardi siano più allegri e socievoli… Poco prima di raggiungere Gadoni, ci viene suggerito di seguire le indicazioni per il Passo di Tascusì (1.245 m): secondo valico stradale più alto della Sardegna dopo quello di Corr’e Boi (1.246 m). È un vero peccato che a tratti la strada sia in pessime condizioni, resta comunque una imperdibile terrazza sulla Barbagia. La strada rientra sulla SP7 per Fonni, poi ci siamo concessi un’altra piacevole divagazione panoramica, seguendo il cartello stazione sciistica di Bruncu Spina (1.829 m). È una rotta senza sfondo ma incornicia il massiccio del Gennargentu.

Mamoiada e le sue maschere

360 km e nemmeno un noioso rettilineo!

Bitti, paese dei Tenores, rappresenta l’estremo settentrionale del nostro itinerario, che si chiude a Nuoro, la piacevole città di Grazia Deledda. Nella casa natale della scrittrice, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura (1926), risiede oggi un altro interessante museo che vi consigliamo di visitare. Entrando poi nel Museo Etnografico di Nuoro si arricchisce di informazioni storiche quel viaggio iniziato per strada, con il contachilometri che segna 360 km e la memoria che non ha registrato alcun rettilineo noioso. Lo sguardo si è colmato dei colori autunnali, l’appetito si è saziato delle eccellenze gastronomiche locali, il nostro bagaglio culturale si arricchito di tante storie.

La moto del viaggio: Honda Africa Twin DCT

La Barbagia in numeri? 360 km di itinerario e 900 km di trasferimento: 1.260 km tra autostrade e strade di montagna percorsi in sella a una Honda CRF1000L con cambio sequenziale robotizzato a doppia frizione DCT (Dual Clutch Transmission). L’Africa Twin è sicuramente una moto che al bar ha sollevato molte discussioni nel corso dell’anno: meglio col cambio automatico o tradizionale? Per esprimere un parere bisogna provarla e riprovarla. In Sardegna il continuo cambio di sella da una Travel Edition a una DCT ci ha permesso di apprezzare pregi e difetti di entrambe le versioni in condizioni di viaggio. Il motore è piacevole a tutti i regimi e non genera alcuna vibrazione fastidiosa. Il bicilindrico frontemarcia da 998 cc (95 CV) è rotondo, progressivo ed elastico. Nel corso del viaggio la versione DCT è risultata leggermente più briosa, probabilmente grazie alla cambiata assistita che facilita e velocizza l’innesto delle marce. A sfavore, durante la partenza e nelle manovre da fermi, si avverte un leggero on-off con cui dover prendere confidenza ma, una volta in movimento, la scorrevolezza è sorprendente. La frenata è ottima e modulare su entrambi i modelli, anche se la versione con cambio tradizionale si avvale maggiormente del freno motore e, una volta inserita la terza marcia, ci si dimentica comunque del cambio.

Dove mangiare

DOVE DORMIRE

DA NON PERDERE

© RIPRODUZIONE RISERVATA