di Beppe Cucco - 03 January 2020

Come nasce uno pneumatico? I segreti di Vredestein

In occasione del test dei Vredestein Centauro ST abbiamo intervistato Alessandro Abate (testing manager due ruote Apollo-Vredestein) che ci ha svelato come sono nati questi nuovi pneumatici, i segreti delle fasi di test, i dettagli del design e i progetti per il futuro

Con un’esperienza di 110 anni nel settore degli pneumatici auto, agricoli e per biciclette, in occasione del Salone di Milano 2019 Vredestein (che dal 2009 fa parte del colosso indiano Apollo Tyres) ha svelato al pubblico la nuova gamma di gomme per moto e scooter: Centauro ST (sport touring) e Centauro Road (sportive stradali) e Staccata (scooter).

In occasione del test dei Centauro ST abbiamo intervistato Alessandro Abate (testing manager due ruote Apollo-Vredestein) che ci ha svelato come sono nati questi nuovi pneumatici, i segreti delle fasi di test, i dettagli del design e i progetti per il futuro.

Apollo è rinomata per i pneumatici auto, come è nata l’idea di realizzare gomme per moto?

“Apollo è leader assoluto sul mercato Indiano nel settore autocarro e auto, ed è specializzata anche in gomme per moto, per tutti quei veicoli di 125-150 cc che popolano il mercato asiatico. Nel 2009 Apollo ha acquisito Vredestein, marchio noto nel settore auto, agro e biciclette. Un settore che mancava, e dove volevamo esserci, è proprio quello premium nel campo delle due ruote. Da lì è nata l’idea”.

Quando è iniziato il progetto?

È nato nel 2016, si è perfezionato nel 2017 ed è decollato nel 2018. Va detto che Apollo, nel 2017, è stata la prima società indiana a produrre pneumatici per moto con cintura radiale in acciaio a zero gradi, l’Apollo H1 (visto ad Eicma 2018, ndr.). In realtà quella di Eicma 2018 è stata solo una preview “di presentazione Aziendale” perché l’Apollo Alpha H1, che sta riscuotendo un grandissimo successo tecnico, commerciale e di immagine in India, non arriverà in Europa (da noi arriverà il Centauro Road che avrà specifiche di prodotto diverse, ndr.). Ora siamo qui con il primo pneumatico sport touring, il Centauro ST in misura 120/70 ZR17 e 180/55 ZR17 che verrà commercializzato ad inizio 2020, e a seguire in altre misure “chiave” per il mercato, insieme al Centauro Road, nelle misure 110/70 ZR17 e 150/60 ZR17. Sono invece già disponibili i pneumatici per scooter Staccata”, in 20 misure”.

Quante persone lavorano al progetto pneumatici premium per moto?

“In questo momento, tra India ed Europa, per quanto riguarda la parte R&D siamo in 15 persone. Approfitto per dire che l’area tecnica Apollo/Vredestein, world wide, è sotto la direzione del CTO Daniele Lorenzetti, e il direttore di Vredestein Moto è Alberto Viganò”.

Come è nato il Centauro ST?

“Per lo sviluppo del Centauro ST hanno lavorato fianco a fianco i due centri R&D di Apollo/Vredestein, quello in India a Chennai e quello di Enschede, in Olanda. Unendo le competenze tecniche dei due centri è nato il primo prodotto premium per moto di Vredestein, che è bene ricordarlo è un marchio con 110 anni di storia”.

Si tratta di un prodotto completamente nuovo, come si realizza uno pneumatico partendo “da zero”?

“Siamo partiti da un foglio bianco sul quale abbiamo messo le nostre idee e competenze, e le abbiamo confrontate con tutti i prodotti sport touring presenti sul mercato, anche i meno blasonati perché in una fase preliminare di studio era importante capire a 360° cosa offrisse il mercato. Una volta fatta questa prima, importantissima, analisi di benchmark abbiamo poi intrapreso la progettazione dei primi prototipi sviluppati secondo la direzione dei nostri concetti. Alla fine questo ci ha portato a caratterizzare il prodotto Vredestein Centauro ST secondo i target di sviluppo che ci eravamo prefissati”.

Per arrivare al prodotto finale, quante versioni dello pneumatico vengono fatte?

“Una delle prime scelte da fare è quella del disegno del battistrada, in quanto influenza consistentemente le caratteristiche di guida, stabilità, regolarità d’usura. Noi avevamo tre opzioni e dopo aver svolto tutte le verifiche necessarie a deliberare il disegno, abbiamo scelto quello che rispondeva ai target di sviluppo, dando comunque la giusta attenzione all’aspetto “design” attraverso la collaborazione con Frascoli. Da lì in poi abbiamo iniziato a lavorare sulle mescole, strutture, materiali, profili… per arrivare poi ad avere il prodotto completo”.

Lo sviluppo del Centauro ST è stato effettuato con una sola moto o con differenti modelli?

“Principalmente è stato eseguito utilizzando tre moto campione, una BMW R 1200 RS, una Yamaha MT-09 ed una Kawasaki Versys 1000, quindi una sport touring pura, una naked e una crossover. Una volta giunti ad un risultato soddisfacente, anche dal punto di vista della versatilità di comportamento, abbiamo ampliato le verifiche utilizzando tutta una serie di modelli e tipologie di moto, e non solo di modelli del parco moto circolante attuale ma anche di modelli degli anni passati. Questo ci ha permesso, fra l’altro, di “certificare” la versatilità del nostro prodotto anche attraverso l’attività di omologazioni al ricambio per il mercato tedesco, dove andremo a rilasciare oltre 400 omologazioni al ricambio, ovvero delle “certificazioni di sicurezza” che attestano che la nostra gomma è idonea a tutti quei modelli ai quali si farà riferimento”.

Quanti chilometri di test sono stati fatti?

“Per valutarne l’usura su strada più di 100.000 Km (ovviamente in vari momenti), e per quanto riguarda i test di comportamento superiamo i 15.000 km, considerando sia wet sia dry”.

Vredestein è Olandese, Apollo indiana, come mai il centro test si trova in Sicilia?

Per svolgere quotidianamente attività di testing con le moto bisogna contare su condizioni meteo favorevoli e sulla disponibilità di test track tecnicamente significativi. Nei pressi della sede di Catania ne abbiamo due che usiamo sia per l’asciutto sia per il bagnato (Racalmuto e Santa Venera, ndr.), e inoltre la rete viaria intorno il vulcano l’Etna ci permette di effettuare tutta una serie di verifiche di road behaviour che sono fondamentali per la messa a punto finale del prodotto. A questo aggiungete che i costi di gestione della sede e dell’attività stessa di sperimentazione, sono molto concorrenziali in quest’area del paese”.

Quando è stato aperto questo centro? In quanti ci lavorate?

“Il testing center di Catania è diventato pienamente operativo a metà del 2019, gettando le basi a metà del 2018. In questo momento ci lavoriamo in tre persone in maniera stabile, con io che dirigo il testing center, poi ci sono dai tre a cinque freelancer. Attualmente, quindi l’organico varia da 6 ad 8 persone.”

Oltre alla Sicilia, dove sono stati effettuati i test?

“Abbiamo avuto un approccio davvero globale, perché non avendo prodotti e quindi esperienze pregresse, era fondamentale effettuare test nelle più disparate e severe condizioni di prova. I test sono stati effettuati, ovviamente in Sicilia, ma anche in altri siti in Italia (su tutti il Porsche Technical Center di Nardò in Puglia), Germania, Austria, Spagna e chiaramente in India. Proprio i test in India ci hanno permesso di valutare degli aspetti non facilmente verificabili in Europa, e per questo abbiamo potuto ottimizzare la “robustezza” di certe performance del nostro prodotto”.

Ad esempio?

“Abbiamo potuto lavorare su una certa maggiore “integrità strutturale” del prodotto, in quanto le condizioni viarie in India mettono davvero a durissima prova gli pneumatici. Oltre a ciò abbiamo lavorato anche sul mantenimento prestazionale alle elevatissime temperature ambientali, ovvero sul mantenimento delle qualità di guida e stabilità. Aspetti questi per nulla scontati e sui quali abbiamo potuto verificare un certo vantaggio rispetto a qualche competitors”.

Considerando che i test sono stati effettuati un po` in Europa e un po` in India, a quali risultati avete dato più peso nello sviluppo?

Abbiamo dato lo stesso peso a tutti i risultati ottenuti. I nostri pneumatici verranno venduti in tutto il Mondo, con le stesse specifiche, per cui li abbiamo sviluppati per fare in modo che garantiscono le stesse prestazioni a tutte le latitudini d’impiego.

Nella fase di sviluppo, date più importanza ai risultati strumentali o al parere dei tester?

Non esiste un test strumentale che possa fornire “un parere” sulla caratterizzazione dinamica di uno pneumatico moto e quindi indirizzarne lo sviluppo. Si fanno le simulazioni, le analisi indoor, i test strumentali… ma la caratterizzazione finale del prodotto viene data dai pareri dei tester. È per questo motivo che è molto importante avere dei tester skillati ed esperti, la bravura del collaudatore sta proprio nel saper oggettivizzare le sensazioni ricavate durante il test, trasformandole in valutazioni numeriche e giudizi correlati”.

Per il disegno del battistrada del Centauro ST vi siete avvalsi della collaborazione con il designer Rodolfo Frascoli, perché?

“Innanzitutto per dare continuità all’attività già intrapresa nel mondo auto, dove Vredestein collabora con Giugiaro. Quindi anche nel settore delle due ruote volevamo avere un prodotto premium che fosse identificato anche attraverso il nome di un top designer italiano”.

In che modo ha contribuito Frascoli?

“Sia nella scelta del nome Centauro che nella definizione del logo e del disegno. Vredestein e Rodolfo intendevano raffigurare il motociclista moderno, sintesi di dinamismo, potenza ed ardimento. Il battistrada è stato sviluppato in simbiosi con il centro di ricerca e sviluppo, generando un disegno unico, innovativo, con dettagli che richiamano il logo stesso di Centauro, e lo spirito indomabile che lo contraddistingue. Questo ci ha impegnato non poco, perché oltre che ad essere belli esteticamente questi dettagli devono essere anche funzionali”.

Pensate che una gomma dal design più accattivante possa influire sulle vendite?

“Lo pneumatico deve piacere. Sicuramente il design può avere una sua influenza, ed è per questo motivo che è stato inserito all’interno del progetto un designer, capace di trasmettere la passione e l’intenso lavoro di questi mesi per raccontare una nuova storia e lanciare una emozionante sfida”.

Avete in programma collaborazioni con case produttrici per diventare fornitori di gomme di primo equipaggiamento?

“In India già lo siamo, con il marchio Apollo e i produttori locali. Anche qui in Europa abbiamo preso contatti con alcune Case”.

L’esperienza maturata dal vostro marchio nel campo auto è servita per lo sviluppo di un prodotto per moto?

Certamente! Non in tutto, ma senza dubbio le competenze di Vredestein nel settore auto sono state d’aiuto. Competenze che sono ben riconosciute a livello europeo, con numerosi test vinti anche negli ultimi mesi e una posizione di leadership, soprattutto nei segmenti winter ed all season. Alcune delle soluzioni usate nel campo automobilistico ci sono servite come base per il prodotto moto, che poi abbiamo adattato secondo le nostre esigenze. Stiamo parlando ad esempio delle performance mescole, in particolare per il grip sul bagnato, anche in condizioni di molto freddo, per il warm up time a freddo, e per le percorrenze chilometriche…”

Dove vengono prodotti i Centauro ST?

“In India, dove è stata creata una fabbrica ad hoc. Questo perché per produrre pneumatici con queste caratteristiche serviva un impianto produttivo specifico e competitivo dal punto di vista economico. Da qui nascerà tutta la nuova gamma di prodotti che vedremo in futuro”.

Parlando di futuro, che progetti avete?

“A breve è previsto un ampliamento della gamma di misure della Centauro ST e una road map che ci porterà nei prossimi mesi a sviluppare una serie di prodotti che un costruttore premium deve poter proporre al mercato. Mi riferisco a pneumatici per i segmenti supersport, enduro, cruiser, Inclusi i segmenti X-Ply (a tele incrociate, no radiali), che nelle misure piccole stanno prendendo piede anche in Europa”.

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