a cura della redazione - 28 October 2018

La terra magica: storia di un viaggio in Islanda

Il diario di viaggio di un'avventura di oltre 7.000 km in sella ad una Moto Morini 3 ½ alla scoperta dell'Islanda, con i suoi difficili paesaggi da cartolina

1 luglio, sabato

2 luglio, domenica

Ore 6:30, piove. Forse un modo per ricordarmi che di sole in questo viaggio ne vedrò poco. Entro in Austria e comincio a tirare: passo Innsbruck e in poco tempo sono in Germania, Kufstein, Rosenheim, München, Nürnberg, Würzburg… Massima concentrazione, ma a Würzburg - causa lavori in corso - sbaglio un imbocco e sono costretto a uscire dall’autostrada e fare una cinquantina di km sulle strade normali per ritrovare la A7 verso Kassel. Quindi Göttingen, Hannover, Hamburg, Flensburg, (Danimarca), Aabenraa, Kolding, Vejle, Århus, Aalborg: non ho il navigatore, ma un pacco di fotocopie sotto il trasparente della borsa da sella a indicare la strada che porta in cima alla Danimarca. Corro tutta la notte, un po’ piove un po’ tira vento, la moto va che è un piacere, l’ascolto ronfare sui 110 km/h: un infinità di ricordi passa per la mente nel buio verso il mar del Nord. Ho recuperato il tempo perduto.

3 luglio, lunedì

Ore 8:30, arrivo ad Hirtshals, sullo stretto di Skagerrak, porto d’imbarco per l’Islanda. Il contachilometri segna 7.690 km. In 26 ore di viaggio effettivo, l’instancabile Morini 3½ ha percorso 1.547 km, bevendosi un centinaio di litri di benzina, che corrispondono a 7 soste per il rifornimento. Il resto del giorno riposo e visito il paese.

4 luglio, martedì

7 luglio, venerdì

Emozionante visita all’Orto Botanico di Akureyri, (Hortus Botanicus Akureyrensis) che - a pochi passi dal Circolo polare artico - ospita una stupefacente varietà di piante, curate da un gran numero di volontari. È commovente scoprire nelle aiole colorate fiori anche dei miei Colli Euganei! Quindi sulla Hringve- L’Islanda gur n. 1 per verdi vallate scolpite dai ghiacciai verso Varmahlid a visitare la fiabesca fattoria di Glaumbær, antica abitazione di torba coperta d’erba: incantevole esempio di inserimento nel paesaggio. Ora verso Blönduós per risalire sulla F711 (gravel road) la solitaria penisola di Vatnsnes, sotto cieli di piombo, fino all’ostello di Ósar. Poi la meraviglia della passeggiata alla spiaggia delle foche e allo scoglio-troll di Hvítserkur. Per cenare corsa nella brughiera fino al solitario ristorante Geitafell, alto sopra la scogliera. Notte di pioggia a Ósar.

8 luglio, sabato

Ancora sulla F711 per completare il giro della penisola di Vatnsnes, rientrare sulla Hringvegur e scendere al bivio di Brú, verso i fiordi occidentali. Quindi a nord sulla strada costiera n. 61 (asfalto e tanto sterrato bagnato) verso Hólmavík, la porta del Vestfirðir. Ecco la serie spettacolare e interminabile dei fiordi di questa incredibile penisola correndo a pelo dell’acqua fino a Ísafjörður, all’estremo nordovest. Giornata di gran guida con forti sensazioni nordiche per oltre 400 km di curve.

9 luglio, domenica

Da Ísafjörður, sulla n. 60, per una cinquantina di km fino al bivio con la 624. Abbraccio Luca e Roberto che proseguono verso Reykjavík, mentre io seguo la sponda settentrionale del Dýrafjörður, verso Núpur. L’emozione è forte: vado a trovare una poesia. Mi spiego. “Skrúður è un orto riposto, adagiato sul declivio tra il fiordo e una cortina solenne di montagne dai fianchi mossi dall’erosione glaciale”. Qui sosterò due giorni per la visita-studio del minuscolo Orto Botanico di Skrúður à Núpi, che nel 2013 ha ricevuto il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso dalla Fondazione Benetton. Alloggio e cena all’Hotel Núpur tra la montagna brulla e l’azzurro profondo del fiordo.

10 luglio, lunedì

Continuo lo studio in totale serenità del meraviglioso Orto Botanico, perso nella tundra dei fiordi rivolti alla Groenlandia. Anche qui un gruppo di volontari si è preso cura di questo gioiello naturalistico - che misura solo 66 x 33 m- voluto nel 1909 da un pastore protestante per completare l’istruzione dei giovani della scuola professionale. “A queste donne e a questi uomini la Giuria del Premio Carlo Scarpa, con profonda riconoscenza”, ha conferito “il sigillo dell’impegno e del riconoscimento”, per l’esempio di civiltà, di cultura e di amore per la propria terra!

11 luglio, martedì

12 luglio, mercoledì

Sotto la pioggia ripercorro la strada lungo i fiordi settentrionali di questa straordinaria parte d’Islanda: quasi un’isola nell’isola, fino a rientrare nella n. 61 per Hólmavík, e giù fino al bivio di Brú dove si rientra nella Hringvegur. Quindi su a nord verso Blön- duós. Poco prima di questo centro costiero svolto a sud per iniziare la traversata degli altipiani interni dell’Islanda lungo la straordinaria pista F35, Kjalvegur che, ad un’altezza attorno i 700 m, taglia il deserto lavico di Kjölur tra i ghiacciai Langjökull e Hofsjökull, con un tracciato di quasi 180 km di sterrato duro. E naturalmente piove. Pozzanghere in lunga fila e fastidiose sequenze di secche cunette mettono a dura prova telaio e sospensioni. Ma la Morini è leggera e agile e “naviga” sicura su questo “mare” tormentato di sassi e buche. E qui il battistrada e la robusta struttura delle gomme Heidenau risolvono più d’una situazione scabrosa. Dopo il grande lago artificiale di Blöndulón appare come un miraggio la capanna arancione di Arnarbæli. Stanco e fradicio mi guardo attorno stralunato: sono solo e felice sul cuor della terra. Mi viene proprio da esclamare: “Cazzo che razza di posto da sogno!” Notte passata in beata solitudine nel bivacco sperduto nel deserto tra due ghiacciai, immerso in un formidabile silenzio di pietra. Il contachilometri segna 9.599: in giornata da Norðurfjörður fatti 373 km.

13 luglio, giovedì

14 luglio, venerdì

Trasferimento breve, di circa 50 km, ma sotto una pioggia feroce fino all’ostello di Reykjavík. Sosta di due giorni per la visita-studio all’Orto Botanico (Hortus Botanicus Reykjavikensis), magnificamente ordinato e curato. Sorprendente il numero di piante ospitate a questa latitudine, 20 paralleli a nord dell’Orto Botanico di Padova. Mi concedo cene vegetariane nel bistrò-serra con le verdure coltivate nel giardino.

16 luglio, domenica

Partenza per il parco di Þórsmörk (Thórsmörk), ripassando per Þingvellir. In tutto circa 200 km, seguendo prima la n. 36 fino a Selfoss e la Hringvegur fino a Hvolsvöllur, poco dopo Hella, dove lascio la Morini per l’autobus speciale in grado di superare i guadi sul fiume Krossá. Dopo la scenografica cascata di Seljalandsfoss in serata arrivo al rifugio Volcano Huts dove mi accoglie in festa un giovane del mio paese, Alberto, capo cuoco: sarò suo ospite per due giorni!

17 luglio, lunedì

18 luglio, martedì

19 luglio, mercoledì

Prima delle 7 accarezzo il “58” del Super Sic sul cupolino… stanotte c’era anche lui a tener duro nella bufera! Riprendo la Hringvegur: mancano ancora 200 km al porto di Seyðisfjörður. La strada per un bel po’ segue la costa poi a Breiðalsvík entra tra le montagne e con lunghi tratti sterrati si arrampica su un passo nebbioso oltre il quale si apre la verde vallata del lago Lagarfljót illuminata da un sole pieno. Sosto a godermi il paesaggio e un attimo di riposo. Rabbocco l’olio e faccio benzina dalla tanica di scorta, prima di arrivare a Egilsstaðir dove mancano solo 25 km a Seyðisfjörður. Ritrovo la n. 93 che porta al passo ventoso che mi ha dato la prima lezione islandese. All’inizio della salita un cartello luminoso avvisa del pericolo per raffiche di vento a 21m/s. Ancora! La salita e la discesa sembrano molto più lunghe rispetto a quel primo giorno: guido prudente ripassando il film di queste due settimane grandiose… un’esperienza dura, ma è stato il modo migliore per festeggiare la pensione a 65 anni suonati. Quando spengo il motore davanti l’ostello di Seyðisfjörður è mezzogiorno. Ho recuperato il tempo perduto guidando per 18 ore in condizioni proibitive per quasi 600 km. Sono stanco ma felice: non perderò il traghetto del ritorno. Il contachilometri segna 10.777. In quest’isola meravigliosa ho fatto 3.144 km.

20 luglio, giovedì

Imbarco ore 10:30. In fila al check-in ritrovo Roberto, che abita vicino a Venezia. Faremo il viaggio di ritorno assieme. Mi godo il relax della nave anche con mare agitato.

21 luglio, venerdì

Tranquilla navigazione.

22 luglio, sabato

Ritorno in Danimarca al porto di Hirtshals. Prendiamo la via per casa verso le ore 14 con l’intenzione di fare più strada possibile: puntiamo a passare Hamburg. Viaggiare in compagnia di una GS 1200 alza necessariamente la media che per ore si stabilizza sui 120/130 km/h. Le vibrazioni sono tante. Entrando in una stazione di servizio dopo Flensburg scopro che la leva della frizione ha perso il fermo di fortuna che avevo usato (una chiavetta a brugola!) al posto della vite volata via il giorno dell’inseguimento al pullman con i miei bagagli… già ho viaggiato la notte del vento con una frizione di fortuna! Il bravo Roberto trova una lunga vite da legno che inseriamo nel foro della leva… avanti indomabile Morini! A sera chiudiamo la giornata in albergo poco dopo Hannover. 23 luglio, domenica. Tempo incerto, ma teniamo una media sempre sostenuta. Ritrovo i bei tratti autostradali in mezzo ai boschi e alla campagna ben curata. Ma all’ennesimo rifornimento il cavalletto laterale non tiene più: ho perso la vite… tentativo di ripristino ma alla fine lo fissiamo col nastro americano: per scendere, obbligato come sono dai bagagli, devo appoggiare la moto o chiamare qualcuno che la regga… Entrando nel “tremendo” Ring di Monaco perdo contatto con Roberto… che segue il navigatore… Rimango solo e ritorna a piovere, ma ormai sento l’aria delle Alpi. Abbasso la media e sorrido guardando il contagiri - da anni inattivo - coperto dai misteriosi glifi del Vegvisir, la magica bussola dei Vichinghi per trovare la strada nella tormenta. Al bivio di Rosenheim svolto per Innsbruck e inizio la salita del Brennero, dove arrivo con il sole abbastanza alto. A Este mancano 300 km. Scendo le Alpi leggero e rilassato. Arrivo a casa quasi a mezzanotte. Il contachilometri segna 12.591 km. L’ultima tappa è stata di oltre 1.100 km. In tutto abbiamo percorso 7.217 km. Una carezza d’affetto sul serbatoio, con la firma di “papà” Franco Lambertini. Come non amare questa straordinaria compagna di viaggio, forte, semplice, adattabile a tutte le situazioni, leggera e resistente, parca nei consumi e … bella nonostante gli anni?

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