a cura della redazione - 12 December 2016

"Grazie a questo nuovo training ho migliorato la qualifica"

I segreti dell’allenamento dei piloti di MotoGP: intervista a Danilo Petrucci. Ecco come può un sistema scientifico di monitoraggio dei dati corporei e mentali aiutare un pilota a ottimizzare la propria concentrazione minimizzando lo stress, il tutto finalizzato al miglior utilizzo delle energie e, in fin dei conti, ad abbassare i tempi sul giro

“allenarsi è difficile come fare la carburazione a un motore a 2T”

Come ti sei avvicinato a questo nuovo approccio di allenamento fisico e mentale?
Alberto Vergani, il mio manager, conosce il dottor Ceccarelli dal 1989, da quando seguiva Ivan Capelli in F1. Avevo fissato un incontro al ritorno dai test invernali in Australia, ma mi ero infortunato e ho dovuto rimandare. Anche il nostro team manager Francesco Guidotti ha avuto la stessa idea e abbiamo organizzato una prima seduta.
 
È stato facile convincerti?
Era qualcosa di cui parlavo spesso con il mio preparatore, Marco Baglioni. Lui sostiene, a ragione, che si spendono tantissimi soldi per lo sviluppo della moto e nulla per quello del pilota. Così può succedere che il mezzo vada fortissimo, ma chi lo guida non ce la faccia più dopo 15 giri e non si sa nemmeno il perché.
 
Qual è il tuo obiettivo?
Io ho una struttura fisica particolare, mi porto dietro 10 kg più degli altri, sono a un buon livello ma voglio migliorare. L'obiettivo è guidare all’ultimo giro di una gara come fosse il primo. È impossibile riuscirci, ma si può arrivarci vicino. Allenare la mente, parlo dei riflessi o della velocità di reazione, non è facile. Il dottor Ceccarelli fornisce dei dati oggettivi con cui confrontarsi.
 
Una specie di telemetria del pilota?
Esatto, si vede come il cervello reagisce agli stimoli esterni. In quelle sessioni di allenamento ti sembra di non fare niente e invece arrivi a sera che sei cotto. In un weekend di gara, passo meno tempo in moto di quanto non faccia in certe settimane in cui mi alleno, ma sono più stanco.
 
Questi rilevamenti ti hanno fatto capire qualcosa in più di te stesso?
Il mio problema principale è che quando faccio un errore mi serve tempo per riuscire a riprendere il ritmo. I test condotti con il dottor Ceccarelli hanno mostrato che faccio fatica a essere reattivo in queste condizioni.
 
Sei già riuscito a tradurre queste scoperte nel weekend di gara?
Ho notato dei piccoli miglioramenti sia ad Assen che al Sachsenring, soprattutto in qualifica. Solitamente, al primo giro con gomme nuove sono molto veloce, ma quando incomincio a pensare di dovere spingere mi capita di andare più piano. Quando me ne accorgo, spingo ancora di più con il risultato, spesso, di essere solo più lento. È un aspetto in cui sto progredendo e riesco a recuperare anche più velocemente da un errore. Sto diventando più metodico.
 
Che ne pensi della presenza di un medico al tuo fianco nel box?
È qualcosa che in F1 succede già. Magari saremo i pionieri nel motociclismo. Allenarsi, per un pilota, è come fare la carburazione a un motore a 2 tempi: è difficile, ma se non lo fai bene poi fai schifo.

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