Intervista Francesco Guidotti - Team Manager Octo Pramac Yakhnich
Come è nata l'idea di allenare i piloti non solo da un punto di vista fisico ma anche mentale?
Circa una decina di anni fa ero venuto a conoscenza dell'esistenza di questi tipi di allenamento che permettono di gestire la tensione e lo stress, aumentando la concentrazione. Nel 2012 abbiamo provato, ma non era il momento giusto. Poi, a distanza di qualche anno, siamo entrati in contatto con la struttura del dottor Ceccarelli tramite Paolo Campinoti, il proprietario del Team.
Come ha fatto a convincere Petrucci e Redding?
I piloti devono essere collaborativi, non devono pensare di sottoporsi a una cura ma a un vero allenamento della mente. Fin dalla fase di negoziazione del contratto, ho proposto loro l'idea. Sia Danilo sia Scott si sono dimostrati subito interessati e disponibili.
Quando hanno iniziato ad allenarsi con Formula Medicine?
L'anno scorso Danilo ha dovuto affrontare tante novità e non volevamo aggiungerne un’altra. Avrebbe dovuto iniziare a febbraio, ma l’infortunio ha imposto un ritardo. Con Scott abbiamo fissato i primi incontri al ritorno dal GP di Austin.
Ha già notato dei risultati?
Come tutti gli allenamenti non dà risultati immediati. Inoltre Scott e Danilo sono già due atleti di altissimo livello, ci aspettiamo degli affinamenti. Però entrambi, dopo i primi incontri, si sentono meglio e hanno maggiore padronanza di sé nelle difficoltà. L'ho notato con Scott, quando qualcosa va male ora ha un approccio più riflessivo.
Fino a vent'anni fa, i piloti erano tutt'altro che atleti. Qual è stata la svolta?
Il primo a capire l'importanza della preparazione fisica e atletica è stato Virginio Ferrari, poi Biaggi. Ora tutti vi danno importanza. L’esempio più lampante è Rossi: fino qualche anno fa rideva e scherzava sullo schieramento di partenza, ora è concentratissimo. Il livello è molto alto, il talento non basta più.
Neanche per i campioni?
Pensiamo alle prestazioni di Lorenzo nei GP di Olanda e Germania, io non credo che abbia chiuso il gas. Semmai per vari motivi, tecnici o personali, non è riuscito esprimersi al 100%. Il problema è che nella MotoGP se vai all'80% arrivi decimo o più indietro. Non si può più fare a meno di un certo tipo di allenamento.
Accanto a ingegneri e meccanici vedremo presto anche un medico ai box?
Non mi meraviglierebbe. Più le moto andranno veloci, più i ritmi di gara si alzeranno, più aumenteranno difficoltà, stress e rischio per i piloti. Venti anni fa il limite era dato dal mezzo meccanico, ora non più, e il pilota ha in sé la possibilità di aumentare il proprio margine di miglioramento.