Comparativa: Kawasaki Z750 S vs Yamaha FZ6 Fazer S2
Le protagoniste
PRESENTAZIONE Motociclismo ha provato la Yamaha ZF6 Fazer S2 e
la
Kawasaki Z750 S, due nude di carattere, dotate di
protezioni
aerodinamiche piuttosto minimaliste, ma adeguate per
rendere le due moto più confortevoli durante il viaggio. La prova
è stata effettuata muovendosi da Milano a Firenze e proseguendo in una
due giorni trascorsa nel suggestivo panorama delle colline toscane. Ecco
tutte le impressioni sulle due affascinanti Sport Tourer.
EFFICACIA Le nudità trionfano. Ma Kawasaki e soprattutto
Yamaha credono fermamente che le nudità possano essere altrettanto
“sfiziose” se solo minimamente celate da un sobrio quanto
efficace
riparo aerodinamico. Nude sì,ma con giudizio. E soprattutto con un
occhio di riguardo a quegli utilizzatori che, pur amanti di grinta e prestazioni
per la “sparata” domenicale, non disdegnano di macinare chilometri
nel
turismo ad ampio raggio. In questa ottica la Yamaha continua ad affiancare
alla naked FZ6 la versione Fazer, così come la Kawasaki ripropone, almeno
per tutto il 2007, la conosciuta versione S.
MIGLIORIE Due moto simili per destinazione d’uso ma alla prova
dei fatti con caratteri piuttosto differenti. Se la Z750 S rimane invariata
rispetto allo scorso anno, la Yamaha FZ6 Fazer S2 - questa la
denominazione
ufficiale - si ripropone con piccole modifiche atte a migliorarne aspetto
ed efficienza. Ristilizzato il cupolino, ora più ampio
e di disegno ancora più sportivo; pedane del passeggero abbassate
per migliorare il comfort in coppia; forcellone ridisegnato e
irrobustito.
C’è anche una centralina rimappata per esaltare il piacere di
guida con una erogazione più fluida e maggiore allungo. Niente
di meglio quindi che avvalersi di questa specie protetta (e protettiva)
per una due giorni in Toscana, contando sulla mitezza di questo strano
inverno, ma facendo i conti con le bizze del tempo e la nebbia della pianura
Padana.
Come vanno
COMODITA' La posizione di guida denuncia sostanziali
differenze.
Sulla Yamaha, è il caso di dirlo, ci si
accomoda: sella,
pedane e manubrio impongono angolazioni di braccia e gambe assolutamente
naturali. Le pedane, in particolare, sono perfettamente posizionate
e consentono di stringere efficacemente i fianchi del serbatoio con le
ginocchia. I riser del manubrio rialzati fanno sì che il peso del corpo
non vada a gravare su polsi e avambracci. La vita snella della Fazer è
di aiuto anche nel mettere facilmente i piedi a terra con la sella posta
a 795 mm dal suolo. Approccio più sportivo per la Kawasaki Z750 S:
pedane più arretrate, una sella che spinge un po’ in avanti, manubrio
largo che sembra venire incontro al petto del pilota e ginocchia che si
allargano sensibilmente a stringere il grosso serbatoio. La posizione
è più caricata sull’anteriore, ma non in maniera scomoda.
STRUMENTI Dal punto di vista dei comandi al manubrio, nulla
da eccepire per entrambe: tutto è a portata di dita e anche gli specchi
retrovisori di foggia tradizionale consentono un’ottima visibilità. La
Kawasaki offre entrambe le leve al manubrio regolabili, mentre la Yamaha
solo quella del freno. Per quest’ultima una nuova strumentazione di
derivazione
FZ1 sostituisce la precedente di disegno più moderno ma di meno agevole
lettura. Davvero povera e meno leggibile la strumentazione della Kawasaki
a cui manca anche il termometro del liquido di raffreddamento.
Il sottosella favorisce la Z750 S che può ospitare una tuta antipioggia
e poco altro; appena sufficiente per i documenti quello della Fazer. Questa
è dotata di serie dell’utile cavalletto centrale.
GUIDABILITA' Il tragitto autostradale consente di apprezzare il riparo
aerodinamico delle moto. Considerando l’indole comunque sportiva delle
due protagoniste, c’è da viaggiare sufficientemente protetti ad andature
superiori a quelle imposte dal Codice. La Fazer sfrutta al meglio il
cupolino, maggiorato rispetto alla versione precedente, sebbene il
corpo del pilota risulti più lontano dalla plancia di comando rispetto
alla Kawasaki; questa favorisce la posizione raccolta sul serbatoio in
caso di punte velocistiche elevate. In entrambe le moto non si verificano
particolari e fastidiose turbolenze: il casco è sempre esposto, ma il flusso
dell’aria è deviato ordinatamente così da non provocare precoci
affaticamenti
del collo. Le vibrazioni ci sono, abbastanza intense sulla Z750
S proprio marciando ad andature da turismo spedito: a 6.500
giri compaiono intense alle pedane, più smorzate a sella e manubrio. Tendono
a diminuire di intensità salendo di giri. Comportamento opposto per la
Fazer che vibra meno a regimi di utilizzo normale, ma nettamente
di più quando si aumenta il ritmo oltre i 10.000 giri. La stabilità
sul veloce è ottima per entrambe, anche se la Z750 S sembra più
rassicurante:
sulla Fazer alla massima velocità è percepibile un alleggerimento
dell’avantreno che non dà però alcuna reazione anomala anche in caso
di asfalto irregolare.
I motori
RUGGITI Lasciata l’autostrada ecco che si affronta il
terreno di
caccia preferito da queste purosangue. Il motore della
Yamaha,
diretta filiazione della sportivissima R6, ha un arco di
utilizzo
davvero impressionante con la zona rossa del contagiri, che corrisponde
anche al taglio del limitatore, posta a quota 14.000.
L’erogazione
è divisibile in più parti. Fino a 4.000 giri il 4 cilindri di Iwata
stenta a dare consistenti notizie di sé, pur girando rotondo. Poi comincia
la musica: la progressione un po’ più decisa e, sopra quota
8.000, si comincia a correre davvero. A 9.000 la Fazer si fa cattiva
per poi “esplodere” a 10.000, in corrispondenza del picco di
coppia
massima. Da qui al limitatore il 4 cilindri “urla” in un
crescendo
rossiniano da sportiva di razza, con il tachimetro digitale che snocciola
numeri a ritmo forsennato.
Ben 150 cc in più per la Kawasaki si traducono in circa 9 CV di vantaggio
alla ruota rilevati al nostro Centro Prove. Ma la curva di coppia rende
ragione di un’erogazione molto più omogenea. Innanzitutto si gira
notevolmente
più bassi, con zona rossa a 11.500 giri e limitatore che taglia
mille giri più su, quando però il motore ha già dato praticamente
tutto. Non ci sono stalli né esitazioni e la prontezza
all’acceleratore
è davvero notevole a qualsiasi regime. Per divertirsi nella guida
sportiva, è meglio stare sopra quota 7.000 per sfruttare
l’allungo
poderoso e ricorrere il meno possibile all’uso del cambio.
Cambio che va invece usato spesso sulla Fazer, soprattutto in
coppia, dove eventuali salite o semplici falsopiani impongono regimi di
rotazione elevati per tirarsi fuori dalle curve o sorpassare in sicurezza.
Le marce sono precise negli innesti su entrambe le medie in esame, con
un’escursione della leva leggermente più lunga sulla Yamaha. Le
frizioni,
a comando meccanico, sono morbide alla leva, tuttavia quella della
Fazer continua ad essere un po’ brusca allo stacco. Ottimamente modulabile
quella della Z750 S. Per quanto riguarda il comfort, la Fazer vanta un
ottimo compromesso tra sportività e turismo.
Le sospensioni sono sufficientemente scorrevoli, così da
levigare anche le asperità meno pronunciate, nonostante le regolazioni
si limitino al solo precarico della molla del monoammortizzatore posteriore.
Decisamente più votata allo sport la Z750 S, più secca al
posteriore
(qui è possibile intervenire anche sul ritorno idraulico) e ben piantata
sulla forcella come tradizione Kawasaki.
Ciclistica
COMPORTAMENTO Dopo un prolungato impiego, è evidente che tra le due
moto si hanno risposte diverse più per i motori che per la ciclistica.
La Yamaha infatti esibisce una facilità di guida
davvero confortante.
Maneggevole, sufficientemente agile anche nei cambi di
direzione
veloci, mette in mostra un ottimo equilibrio generale tale da non mettere
mai in difficoltà il pilota anche in caso di correzioni improvvise.
Traiettorie precise, ottimo appoggio degli pneumatici, modesta tendenza
all’autoraddrizzamento pelando i freni in curva, la rendono davvero
piacevole.
Adottando una guida impegnata, sfruttando appieno le grandi potenzialità
del motore, la Fazer può creare qualche problema quando si voglia correggere
una traiettoria agendo solo sul gas, dove esige mano di velluto:
la risposta all’apertura e chiusura della manopola corrisponde a un
fastidioso
on-off abbastanza brusco che può mettere in difficoltà.
Più a suo agio la Kawasaki nella guida sportiva anche se
l’immediatezza non è la sua prerogativa: è precisa,
sicura
ma un po’ meno intuitiva della Fazer, così che predilige una
partecipazione
più decisa da parte del pilota per il migliore inserimento in curva.
Al resto però pensa la generosità del motore che perdona anche
un rapporto di troppo: ci pensa la coppia vigorosa a trarre
d’impaccio.
FRENI Con la Fazer S2 tornano le pinze dei freni monoblocco,
privilegio delle prime versioni e poi abbandonate nella versione più recente.
La frenata è ancora una volta di riferimento per potenza,
modulabilità, ridotto sforzo alla leva. Sarebbe però meglio
disporre di un freno posteriore meno esuberante perché il bloccaggio della
ruota posteriore è troppo frequente anche per interventi modesti sulla
leva: evenienza molto frequente nelle staccate “cattive” dove il
trasferimento
di carico è sensibile sulla pur valida forcella. L’impianto frenante
della Kawasaki è un po’ menoraffinato, ma altrettanto efficace
e perfettamente adeguato alle prestazioni della moto: ottimo equilibrio
tra comparto anteriore e posteriore, sforzo alla leva più deciso
e un pizzico di modulabilità in meno rispetto alla Fazer. Per
quest’ultima
è prevista anche la versione con ABS.
CARBURANTE In tema di consumi leggero vantaggio per la Kawasaki che
nel percorso misto percorre mediamente 1 km/litro in più della Fazer che
vanta però 1 litro in più di capacità del serbatoio. Con la Fazer il consumo
è molto condizionato dal regime di rotazione, mentre nella Kawasaki è più
uniforme: autonomie nell’ordine dei 250 km sono comunque un ottimo
risultato
in prospettiva turistica.