Lazio: gli enigmi fra i territori di Roma e il Viterbese
Misteri
MISTERI Pietre che rotolano in salita, foreste di mostri pietrificati.
Il Lazio è una terra del mistero, come tutta l’Italia del resto, che è
cosparsa di fenomeni insoliti, curiosi, strani. Fenomeni naturali, ma anche
luoghi con architetture meravigliose, posti con un fascino particolare
che possono diventare una meta originale per un viaggio in moto, da fare
nel weekend, ma anche dalla mattina alla sera, o per una tappa a metà strada
per chi attraversa l’Italia.
A caccia di misteri, quindi, ricalcando le orme del personaggio dei fumetti
Dylan Dog, solo che al posto di quel lento Maggiolino (il fascino non è
in discussione), una moto: per essere più agili negli spostamenti e per
godersi quelle belle strade alberate dei dintorni di Roma, come la strada
Cimina o l’Appia Antica, che conduce verso i Castelli Romani. Ma andiamo
con ordine: nella Capitale girano strane voci, gli informatori locali parlano
di alcuni luoghi magici, per certi versi inquietanti.
Il primo è un tratto di strada che i romani conoscono molto bene e che
è sempre al centro delle attenzioni di curiosi,
studiosi, scettici,
a causa di un’insolita anomalia. Il luogo in questione si trova nei
dintorni di Ariccia: quello che appare come una discesa si comporta
invece come una salita. Gli oggetti tendono a risalire la pendenza.
Una discesa che è una salita? Le interpretazioni sono diverse, ma come
al solito è meglio verificare di persona.
L’altro sito misterioso è il parco dei mostri di Bomarzo, nel territorio
viterbese della Tuscia: un bosco sacro con un insieme di grandi sculture
“rupestri” di età moderna, che raffigurano esseri mitici e
figure
emblematiche. Forse un percorso iniziatico? Vedremo... non resta che
partire e avventurarsi verso l’incognito, ma ecco subito il primo mistero
da risolvere: come scampare al traffico di Roma.
Appia Antica per Ariccia
ARICCIA Con la nostra Honda
VFR si riesce a svicolare e, appena sorpassata la Porta di San Sebastiano,
siamo contenti di imboccare l’Appia Antica, lasciandoci
il centro
alle spalle per dirigersi verso Ariccia e percorrere la più importante
tra le vie consolari di Roma, chiamata “regina viarum”.
Certo, il
manto stradale è spesso in cattive condizioni,
soprattutto
nella prima parte, ma il panorama è un buon palliativo e andando
piano ci si gode il fresco dei alberi e si intravedono le antiche ville
patrizie, ora splendidamente restaurate.
Dopo poco, l’Appia Antica si
immette nell’Appia Pignatelli e le condizioni della strada
migliorano:
in mezz’ora percorriamo i 27 km fino all’uscita di Ariccia,
per
ritrovarci all’ingresso di quella splendida e arroccata cittadella famosa
in tutto il mondo per la sua Porchetta.
Porchetta der Compare
PORCHETTA DER COMPARE La
sosta in una “fraschetta” è quindi d’obbligo, così decidiamo
di sederci
in uno dei ristoranti all’aperto tipici del posto,
dove si può
degustare il vino dei Castelli, oltre a tante altre
specialità
enogastronomiche della zona.
Ad accoglierci Gelsina,
proprietaria dell’Osteria dar Compare, che ci racconta come la
ricetta per preparare la porchetta sia quasi un segreto, appannaggio di
poche famiglie ariccine e tramandato di padre in figlio. “La porchetta
è tanto buona perché è un cibo vecchio quanto er monno”, afferma ridendo
Gelsina; infatti, pare che l’arte di preparare i porcellini disossati
sia la stessa da ben ventisei secoli; tra i suoi estimatori anche
l’Imperatore Nerone.
Enigma
ENIGMA Finito il pranzo,
il mistero ci chiama e, lasciato irrisolto quello sul cibo appena mangiato,
cioè quali siano gli ingredienti misteriosi di tanta bontà, ci dirigiamo
verso il nostro primo enigma.
Trovare la salita che va in
discesa non è facilissimo, almeno noi ci siamo passati sopra
senza
accorgercene e abbiamo dovuto chiedere informazioni. Tutti sapranno
indicarvi esattamente il posto, ma comunque usciti da Ariccia si seguono
le indicazioni per Rocca di Papa, si sale con curve strette fino
a lasciare sulla sinistra la deviazione per Castel Gandolfo, si
prosegue in salita e si lascia ancora sulla sinistra un’altra deviazione
(strada privata Divin Maestro), subito dopo si trova una pietra
miliare a indicare il km 11. Il mistero è qui!
L’anomalia si manifesta in
un tratto di circa centro metri al termine di un dosso, oltre il
quale inizia una discesa rettilinea. In questo pezzo di strada, dove
oltre a noi c’erano anche altri curiosi, avviene qualcosa di
strano.
Dei ragazzi fanno una prova: lasciano
l’auto in folle e questa non va affatto verso il basso (o almeno
quello che appare il basso) ma resta ferma e poi addirittura si muove verso
l’alto.
Soluzione
SOLUZIONE Noi ne rimaniamo
abbastanza sbigottiti, ma il fotografo che ci accompagna molto meno, riducendo
tutto a un effetto ottico. E qui le discussioni si accendono: dagli anni
70 sono state condotte molte indagini ed è emerso che questo curioso
fenomeno non è circoscritto alla sola strada di Ariccia e che non è
riconducibile
ad un’illusione ottica. Le interpretazioni si sprecano: anomalie
gravitazionali,
fenomeni ufologici, energie telluriche? Gli abitanti del posto lo definiscono
semplicemente un fenomeno: “succede”, ha tagliato corto un
vecchietto...
Cassia Cimina
CASSIA CIMINA La seconda
meta del nostro tour si trova in provincia di Viterbo
precisamente
a Bomarzo, nel territorio della Tuscia.
Decidiamo di ritornare
verso Roma passando da Velletri e di percorrere parte del Grande Raccordo
Anulare (da evitare, per il traffico, verso le 7 di sera). Le strade
per arrivare nel Viterbese sono diverse, ma la più bella da percorrere
in moto è la strada Cimina, che dal G.R.A. si raggiunge dall’uscita
n. 5 Cassia (bis) Veientana, che si percorre fino a Monterosi,
seguendo poi per Viterbo.
La Cassia Cimina si distacca dalla
SS 2 Cassia all’altezza di Monterosi, entrambe giungono a Viterbo
percorrendo
una distanza praticamente identica, ma il percorso non potrebbe essere
più diverso. Il tracciato della SS 2 è appena ondulato se non addirittura
pianeggiante: ci vogliono 16 km per salire a 470 metri (tra Capranica e
Vetralla), per poi scendere ai 330 di Viterbo.
La Cimina, invece, giunge
ai 440 metri di Ronciglione in una dozzina di chilometri, per poi
salire in dieci chilometri agli 864 metri del Passo del Cimino,
scendendo infine ancor più rapidamente su Viterbo. Risultato: una
curva dietro l’altra, con un manto stradale in ottime condizioni
e un paesaggio che non invoglia certo a “tirare”, ma anzi
predispone
ad un’andatura rilassata, panoramica, godendosi il viaggio tra i Laghi
di Bracciano e di Vico, sempre validi per una sosta al sole,
per poi giungere nella gotica Viterbo.
Città che, appena arrivati, stupisce
per la sua tranquillità, lontana dalla frenesia della capitale, ma lo stesso
ricca di archi, torri, fontane, vicoli e monumenti come quelli di Piazza
Plebiscito, all’ombra di Palazzo dei Priori, Palazzo del Podestà e Piazza
San Lorenzo, dove la Cattedrale affianca il Palazzo dei Papi con la sua
loggia che affaccia sulla campagna.
Finita la passeggiata in centro,
parcheggiamo la moto nel box dell’albergo, decisi a passare la notte in
città, godendoci la vita notturna che all’ora dell’aperitivo è già
animata:
una panino, una birra e dopo poco, però, stiamo già dormendo.
Mitologica Bomarzo
MITOLOGICA BOMARZO Il mattino
di buon’ora continuiamo la visita di Viterbo per poi dirigerci a
Bomarzo,
che raggiungiamo in poco tempo e dove Vicino Orsini, singolare
personalità
del Cinquecento, fece costruire un importante palazzo e il famoso
Bosco Sacro. Un luogo magico, con un fascino misterioso racchiuso
tra la vegetazione del parco, dalla quale emergono colossi
grotteschi.
Figure scolpite direttamente nei massi di perperino di cui è cosparso
il terreno, come il gigante che rovescia la donna, le
sensualissime
sirene, il drago e le fiere, o la gigantesca testa
dell’orco.
Statue, scene mitologiche,
mostri che costeggiano un percorso parecchio suggestivo, interpretato molto
probabilmente come un itinerario iniziatico, una serie di prove esistenziali
che il viaggiatore deve superare con fede e tenacia, fino a giungere nel
punto più alto, dove troverà una particolare armonia in quel bel tempietto
che sovrasta il parco.
È vero: dopo la camminata, il riposo
nel tempietto ritempra… Ma il pomeriggio volge al termine e pure il nostro
week-end a caccia di misteri, così, con calma, ci rimettiamo in sella godendoci
un suggestivo tramonto sulla via del ritorno.