Lombardia – Val D'intelvi
Concentrato di tesori
Avanziamo nell’aria limpida, tersa e frizzante della mattina, surfando
sulla statale che corre lungo la sponda occidentale del Lario. Da tempo
non si provava questa simbiosi paesaggio-moto-uomo, difficile raccontarla,
bello goderne le emozioni. Sosta ad Argegno, tappa tipica di molti motociclisti
colorati e supersportivi, caffè e via. Play sul lettore CD con musica rilassante
selezionata per l’occasione, pochi metri e il primo tornante è superato:
si sale, finalmente.
Sono diverse le ragioni che rendono la Val d’Intelvi un concentrato di
tesori di natura e storia e risalendo da Argegno bastano pochi km perché
si inizino ad incrociare nuclei urbani caratteristici, ville neoclassiche
e liberty, poi chiese romaniche ospitanti all’interno opere dei maestri
Comacini o Campionesi, maestri che da qui sono partiti diffondendo il loro
nome nel mondo per l’abilità nel taglio e nell’uso della pietra. Questa
mistura di ingredienti ha sempre, quale intermezzo comune, ampi spazi verdi.
Percorrendo certi tratti in moto si attraversano faggete per poi spuntare
verso ariosi pascoli di quota circondati da arbusteti di rododendro, mirtillo
ed ontano verde.
In moto tra i rifugi montani
Giunti a San Fedele di Intelvi, girando intorno alla parrocchiale di S.
Antonio Abate imbocchiamo la strada che devia dalla valle e attraversa
un tratto boscoso del Monte Costone. Seguiamo le indicazioni per Pigra
(881 metri slm) e poi, percorrendo una vecchia strada militare, iniziamo
la salita verso il rifugio Boffalora. Dopo ogni tornante la vista sul Lario
diventa sempre più suggestiva ma il percorso, poco dopo, inizia ad attraversare
un fitto bosco che conduce ad un’area ove sono le mucche a farla da padrone.
Troviamo che questo tratto rappresenti la parte più bella e caratteristica
della valle. La strada è larga a sufficienza per una guida rilassata, le
curve sono dolci e tutto l’insieme desta solo serenità e tanta voglia
di scoprire e salire sempre di più. Superiamo un tratto invaso da galline
e maialini, alla nostra destra una baita dove è possibile acquistare formaggio
prodotto dal proprietario con metodi totalmente artigianali.
Raggiunti i 1.500 metri di quota imbocchiamo uno dei tanti percorsi sterrati
realizzati durante la Prima guerra mondiale che ci fa raggiungere il rifugio
Venini, luogo individuato per la prima pausa. Ci crogioliamo al sole, non
sono tantissime le persone presenti e, circondati da un silenzio pieno,
ci lasciamo accarezzare da una leggera brezza mentre cerchiamo di carpire
ogni dettaglio intorno a noi. Il momento è magico, ce lo godiamo. Poi osserviamo
la moto abbiamo voglia di ripartire, ci sono altri angoli di questo paradiso
che vogliamo raggiungere, c’e’ il “balcone” che ci attende.
Sterrati attraenti
Ripercorriamo per due, tre chilometri la strada dell’andata, poi imbocchiamo
la strada che va verso il basso. Un percorso tutto sterrato che si snoda
nel bosco, una grande attrazione per gli amanti dell’enduro, percorribile
da chiunque, anche se non è difficile incrociare qualche auto vista l’importanza
e l’utilità della strada che congiunge due zone opposte della valle.
Ad un certo punto ci si apre di fronte un’ampia radura con al centro un
laghetto e un’area adibita alle grigliate. Il profumo è buono ma la gente
è tanta. Start, prima e via. Pochi motociclisti, davvero pochi. Ci domandiamo
come mai. Le strade sinuose offrono costantemente scorci sulle Alpi, poi,
man mano che andiamo, il Ceresio inizia a fare capolino facendoci intuire
che siamo sempre più vicini alla Svizzera. Una divisione presente solo
nella nostra testa perché la storia e le tradizioni raccontano che la vicinanza
con il territorio elvetico ha prodotto nei secoli un’osmosi culturale,
artistica e linguistica con il conseguente arricchimento di molti paesi
altrimenti isolati.
Il balcone delle Alpi
Ci lasciamo alle spalle Laino, per reinserirci sulla strada provinciale
della valle. Voltiamo a destra in direzione Svizzera, poi seguiamo per
Vetta Sighignola. Il paesaggio è molto diverso rispetto all’altro versante
della valle. Bello certamente, ma meno incontaminato e naturale. Questa
è l’area più turistica; solo attraversando questa zona possiamo raggiungere
il gioiello della valle. Superiamo Lanzo d’Intelvi dopo esserci soffermati
a visitare la Parrocchiale di S. Siro.
Breve pausa e poi su, verso il balcone d’Italia. Crediamo non esista espressione
migliore per definire questo posto. Un balcone sulle Alpi, un ampio terrazzo
posto a 1.320 metri di quota e costruito sulla linea di confine tra Svizzera
e Italia. Siamo sopra Campione d’Italia e di fronte a noi il blu intenso
del Ceresio, con Lugano perfettamente visibile. Di qua si può apprezzare
l’incantevole panorama sulla pianura lombarda sino agli Appennini ma,
nelle giornate limpide, lo sguardo spazia su Gran Paradiso, Cervino, Monviso,
Monte Rosa, Bernina, Disgrazia comprendendo il lago di Varese e il lago
Maggiore… Alla nostra sinistra il Monte Generoso, la montagna più panoramica
del Canton Ticino, la cui vetta è raggiungibile con un trenino a cremagliera.
La valle dei mulini