Capo Nord
Introduzione
Il sogno di ogni motociclista dedito
ai viaggi; il Viaggio dei viaggi; un’esperienza di vita: andare a Capo
Nord.
Chi, fra gli appassionati di due ruote,
non ha mai pensato una volta: “Prima o poi andrò a Capo Nord”? Noi,
finalmente,
abbiamo realizzato il sogno (in collaborazione con la Fullmonty Travel);
il tempo, però, è tiranno, dunque per restare nei tempi del giornale abbiamo
dovuto giocoforza rinunciare alla prima tappa, peraltro la meno affascinante.
Perciò, fino in Danimarca si vola; sbarcati a Copenaghen, il primo pensiero
corre alla moto: come avrà viaggiato nel frattempo la nostra Deauville?
Al buio, dentro una cassa di legno caricata su un camion, avrà pensato
al tradimento? Una carezza al serbatoio, un giro di chiave e pace fatta.
A Copenaghen c’è solo il tempo per una cena e un giro nel parco di
divertimenti
Tivoli, l’indomani si parte davvero. Pochi chilometri ed è subito Svezia,
dal 1° luglio senza traghetto: in pochi anni il progetto del ponte
sull’Öresund
è divenuto realtà (tralasciamo ogni commento e confronto su quanto accade
in Italia).
Stoccolma
L’autostrada corre monotona verso Nord: i primi 700 km saranno i più
difficili
da ricordare, anche per la pioggerellina insistente: soltanto una sosta
a Jönkoping, nota per i fiammiferi, e uno sguardo alla vicina Husqvarna,
dove si costruiscono motoseghe e macchine da cucire. Stoccolma è poco avanti
ad aspettarci, sotto un tiepido sole, con i suoi canali, i vicoli intricati,
le pittoresche piazzette dell’isola di Gamla Stan e la splendida
architettura
del museo Vasa, dove è custodito il vascello da guerra voluto da re Gustavo
Adolfo nel 1620 e clamorosamente affondato a meno di un miglio dal varo.
La capitale svedese è l’ultima vera città che incontreremo durante il
viaggio. D’ora in avanti, a regnare incontrastati saranno i boschi e le
foreste di pini e betulle. Un paesaggio ai confini della realtà, che ha
alimentato miti e leggende, un bosco di favole, di gnomi e di giganti,
che solo a tratti lascia spazio a specchi d’acqua argentei e freddi come
l’acciaio. La strada corre dritta, come una cicatrice, fra milioni di
tronchi, una macchia fitta e impenetrabile, così compatta da apparire come
un’unica massa. Nuptiae arborum scriveva Linneo, le nozze degli alberi,
mostrando la sua precoce passione. Ad accompagnarci è un cielo grigio e
minaccioso, ogni tanto uno scroscio di pioggia, folate di vento. Poi,
all’improvviso,
le nubi si aprono e i colori di un arcobaleno come non avevamo mai visto
ci appaiono nella loro grandiosa bellezza. Un arco completo si disegna
nel cielo fino a toccare terra, un ponte verso il circolo polare. Forse
là in fondo c’è un troll che ci attende con la sua pentola ricolma
d’oro,
o forse lassù nel cielo si aprono le porte verso la mitica Asgaard dove
Odino, Thor e il maligno Loki sono impegnati in una furiosa battaglia
e sbeffeggiano noi, poveri mortali.
Capo Nord
Da Lulea entriamo in Finlandia e risalendo il corso del fiume Kemi il paesaggio
muta lievemente: la foresta è ormai popolata solo da betulle, i pini sono
quasi del tutto scomparsi e un fitto sottobosco di felci e di cespi di
mirtilli ricopre il terreno.
La prima grande meta è quasi raggiunta: Napapiiri, la linea che segna
l’ingresso
nel Circolo Polare Artico, è appena dopo Rovaniemi. L’eccitazione si
moltiplica
al primo incontro con le renne, che pascolano tranquille ai bordi della
strada. Un cartello segnala che siamo arrivati. La magia del silenzio,
l’incantesimo del paesaggio, dai colori cangianti non appena un raggio
di sole si decide a passare tra le nuvole, sono improvvisamente rotti dal
triste grigiore del cemento dei negozi di souvenir, dei ristoranti e delle
attrazioni per i turisti. Una linea, per di più immaginaria, è diventata
un business! Attorno alla pennellata bianca sull’asfalto che segnala i
66° 33’ di latitudine, si apre la danza degli acquisti di rito: spille,
adesivi, cartoline e letterina di Babbo Natale per i più piccini. Dopo
una breve tregua il tempo si rimette al brutto, ma in sella alle moto regna
il buonumore, così il vento, che durante la prima tappa era stato davvero
fastidioso, ora si trasforma in lieve brezza; la pioggia battente in un
ritmico picchiettio sul casco e sulle spalle, per nulla fastidioso.
Il Circolo Polare
- Anestetizza, inebria, guarisce,
con tutto l’ascendente che soltanto un simbolo può avere. Anche le mogli
e le fidanzate più scettiche, che fino a poco prima della partenza ancora
mugugnavano e rimpiangevano spiagge dorate, ora sono rapite dalla bellezza
del paesaggio e fissano lo sguardo tra i boschi alla ricerca di una renna,
magari un alce. Prima di arrivare ad Inari c’è ancora tempo per una
deviazione
per Tankavaara, nome che una volta evocava sogni e aspettative nei tanti
cercatori d’oro giunti fin qui. Oggi la miniera abbandonata è sede di
un museo. Poco più avanti, nei pressi di Saariselva, superando il colle
Kaunispaa e di lì percorrendo uno sterrato, è possibile vedere il confine
con la Russia: un filo spinato avvolto nell’immensità incurante della
foresta, capace di attribuire (ma con quale criterio?) una betulla a qualcuno
e un ago di pino a qualcun altro.
Quattrocento km ci separano ormai da Capo Nord.
Percorriamo la E69 verso Capo Nord col
braccio sinistro alzato: sembra che tutti i motociclisti in giro per la
Norvegia si siano dati appuntamento qui, in questa landa desolata e spazzata
dal vento. Da Kalfiord ci sono due vie per Magerøya, il battello e il tunnel,
un vero tunnel artico, che scende, gelido, sotto il mare per poi risalire,
dopo 6 km, sull’isola della rupe. Ancora 35 km da Honnisvåg a Nordkapp,
l’attesa cresce, moltiplicata da un silenzio e una luce irreali. La strada
è davvero bella, ai lati il nulla, un altopiano nudo, un’enorme lastra
di granito e ardesia ornata solo di muschi e licheni, qualche farfaro (un
fiore a form di batuffolo con la consistenza del cotone) e renne allo stato
brado. Qui e là grossi massi, pantani e acquitrini. Il grosso globo di
ferro segna la fine. Dove si va più in là? In nessun posto. È una fine
brusca, quella dell’Europa. A dire il vero, tra l’altro, non è
questo
il punto più a Nord, situato un po’ più a destra, su uno scoglio che si
chiama Knivskjellodden, ma fa lo stesso. L’Europa ha scelto questo luogo
per finire. 71°10’21” latitudine Nord, niente può rompere
l’incantesimo.
Una sottile lama fiammante spezza le nubi e le divide dal mare. Un tramonto
infuocato a mezzanotte, perché ad agosto il sole già scende, seppur per
poche ore, sotto la linea dell’orizzonte. Ma la notte non arriva mai e,
per la verità, neanche il giorno. Il sole danza basso per tutto il tempo
in un susseguirsi di aurore e crepuscoli. È un mattino senza inizio e una
sera senza fine. Sono emozioni che non si possono descrivere, di cui è
inutile parlare. Percorriamo la strada più e più volte, per fissarla indelebile
nella nostra memoria. È ora di andare...