Campania - Cilento

Curve e storia da Paestum ad Agropoli

Introduzione


I templi greci di Paestum fanno da suggestiva linea di partenza ad un percorso godibilissimo nel sud della Campania. Alla scoperta del Cilento su strade divertenti, in un connubio perfetto tra montagna e mare.

Paestum è certamente uno dei luoghi più suggestivi per partire alla scoperta del Cilento, la parte più meridionale della Campania, in provincia di Salerno. Per il nostro itinierario scegliamo la vecchia SS 18, perché da qualche anno a questa parte, complice l'istituzione del Parco Nazionale del Cilento, la strada, oltre a mantenere le sue doti estremamente panoramiche, ha visto migliorare decisamente la qualità del suo asfalto.
Direzione Ogliastro Cilento; la strada sale a tornanti, con bella vista sulla piana del Sele. A Vallo Scalo, inizia quello che sicuramente è il tratto più gratificante per la guida di tutto l'itinerario. A Vallo della Lucania, ci si può concedere una visita alla cattedrale e alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, prima di riprendere il cammino ed affrontare il tratto montuoso che ci condurrà al mare. Anche dopo Montano, il comune più alto della zona, la strada mantiene i suoi splendidi connotati; quindi in rapida successione Laurito, Castel Ruggero e Torre Orsaia. Il penultimo sovrasta l'altro tanto che un tempo erano chiamati rispettivamente Torre Superiore e Torre Inferiore.
Antico feudo del vescovado di Policastro, Castel Ruggero ha ancora, nell'abitato inferiore, il palazzo del vescovo, con torre campanaria e fontana del Cinquecento.
Finalmente ci affacciamo sulla costa e lo facciamo nel miglior modo possibile, anche se per breve tempo.

Lungo la costa



Il primo centro abitato che incontriamo sulla costa è Scario è un paesino di pescatori ormai votato al turismo con le case in pietra e la chiesa dell'Immacolata sulla piazzetta con il suo campanile in pietra rosa a 5 ordini sovrapposti che si affacciano sul mare.  Sosta bagno? Non preoccupatevi, le occasioni non mancheranno, anche se la strada si inerpica ancora allontanandosi dalla costa e lambendo le pendici dell'incombente monte Bulgheria.
Si attraversano i piccoli centri di San Giovanni a Piro e Lentiscosa - da vedere la caratteristica chiesa con la cupola in maiolica (nella foto a sinistra) - per l'unica strada che mette in comunicazione il golfo di Policastro e le spiagge tra marina di Camerota e Capo Palinuro. La strada, soprattutto nell'ultimo tratto, si tuffa nella fonda gola che ospita la Camerota e si affaccia sul mare con una serie di tornanti, trampolino d'asfalto per una delle zone più suggestive di tutto il Cilento. Ci avviciniamo, infatti, a Palinuro, il mitico nocchiero di Enea, che la leggenda vuole morto in queste acque, protagoniste di terribili naufragi in epoca romana.
Le spiagge del Mingardo sono spettacolari fuori stagione, ed il promontorio si staglia proteso verso un mare di un blu da altre latitudini, con le sue coste frastagliate, ricche di grotte ed insenature. Assolutamente da non perdere la grotta azzurra, visitabile con gite organizzate in partenza dal porto, ma anche individualmente noleggiando delle imbarcazioni.
Interessanti sono anche la grotta delle ossa, ricca di stalattiti e stalagmiti ed incrostata sulle pareti di ossa animali ed umane risalenti al quaternario, e l'arco naturale, che dà il nome al campeggio limitrofo, posto alla foce del fiume Mingardo.
Iniziamo la risalita verso nord e raggiungiamo Pisciotta (foto a sinistra) con i suoi uliveti collinari non molto distanti dal mare il cui legno fino alla fine dell'800 forniva anche i pali di sostegno per le viti di Sicilia e del napoletano. Il piccolo centro, posto a soli 170 metri d'altitudine ma in posizione dominante, è sovrastato dal castello costruito dai Pappa-coda nella seconda metà del 1600, ora in fase di ristrutturazione. La strada corre alta e il mare azzurro con striature di verde è lì in basso, sempre presente ma difficile da raggiungere. Oltrepassata Ascea, si scende verso la valle dell'Alento. Appare subito alla vista la torre di Velia, l'antica Elea, fondata da un gruppo ellenico in fuga dai persiani nel 540 a.C. Il sito non ha sicuramente lo stesso fascino di Paestum ma concedetevi una camminata sino ai piedi della torre (il prezzo del biglietto d'ingresso è davvero ridicolo) che domina il promontorio, ormai interrato, che anticamente si protendeva in mare creando due rade portuali, ritenuto perfetto per l'edificazione di una città. Appena dopo gli scavi, al bivio, prendete a sinistra per la SS 267, continuando a costeggiare il mare.
Probabilmente sarebbe più giusto, appagante, rilassante percorrere via mare questi tratti di costa ma anche in moto il divertimento è assicurato.
A San Marco scendete al porto; siamo sul promontorio di punta Licosa, che chiude il golfo di Salerno. Dal mare emergono i resti di un molo romano, ed alle
vostre spalle c'è abbarbicato sulla collina il borgo di Castellabate con i suoi balconi panoramici, splendidi belvedere a strapiombo sulla costa.
Da lì arriveremo ad Agropoli dopo avere scalato una strada cavatappi per un dislivello di 300 metri scarsi.

Bloc Notes



NUMERI UTILI


A Paestum, contattare lo 082/8811016.

A Palinuro per le informazioni rivolgersi alla Pro Loco allo 0974/938144, per le gite in barca scendere direttamente giù al porto o contattare
lo 0974/938294.

A Vallo della Lucania, per le informazioni, andare direttamente in municipio o, meglio ancora, contattare la sede del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, in via Ottavio de Marsilio, tel. 0974/719911.

MANGIARE E DORMIRE


A Palinuro da visitare la Pasticceria Egidio, un’istituzione, niente indirizzo, la conoscono tutti, sul secondo corso per risalire dal porto.
Nella Piana di Paestum non ci si può esimere dal fare una bella scorpacciata di mozzarella (di bufala, ovviamente).
Sono tutte buonissime (e ad un prezzo davvero esiguo) nei vari formati, ma cercate “La Contadina”, è eccezionale.

Per il campeggio, nel tratto prima della spiaggia del Mingardo ce ne sono diversi, il più suggestivo è sicuramente “l’Arco naturale” posto alla foce del fiume.
Curiosità: la coltivazione dell’ulivo è stata introdotta in Campania dai romani ed il consumo fu fin dall’inizio notevole, come si è potuto dedurre dai ritrovamenti a Pompei: ben 8 gigantesche anfore, contenenti ciascuna 10 ettolitri di olio.
La regione si colloca al quinto posto in Italia nella scala della produzione d’olio di oliva, con circa 70.000 ettari di uliveti, di cui tre quarti in collina
ed una concentrazione di oltre la metà nel salernitano.

In questa zona e nel Cilento l’olio è giallo oro, non molto profumato e leggermente fruttato, di buona qualità, come nel resto del territorio. Le cultivar
da cui si ricava sono in parte locali, come Grossa Carapellese, Ogliastro, Salernitana e Rotondella; altre provengono da regioni differenti, come Leccino, Frantoio
e Coratina.

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