Russia
San Pietroburgo
Ai confini estremi dell’Europa passando attraverso Polonia e Repubbliche
Baltiche, poi Carelia e infine la Russia, fino alla base militare di Murmansk.
Quasi 5.000 km, attraverso sei Stati, in un fantastico viaggio rincorrendo
il sole di mezzanotte.
L’uomo alla fermata del tram, con un gesto di staliniana perentorietà,
ci dà l’informazione che volevamo sentire: “siete già sulla
Murmanskaya!”.
All’ennesimo tentativo ci siamo! Tentare di attraversare San
Pietroburgo,
dopo la visita alla stupenda reggia di Peterhoff, non
rappresenta
niente d’impossibile, avventuroso, o tanto meno pericoloso, ma sicuramente
preparatevi a perdere tempo, tanto tempo. La segnaletica, naturalmente
in cirillico, è praticamente inesistente e in una città di circa 5
milioni di abitanti, con un sistema viario in pessimo stato, vi
trasformerà inevitabilmente in esploratori di una giungla di cemento degradato.
Eppure, tre giorni prima eravamo stati molto più fortunati ma soltanto
perché arrivando da Novogorod (davvero altra cosa con i suoi blandi
ritmi da provincia e lo splendido Cremlino adagiato sulla
sponda destra del fiume Volkhov), ci eravamo trovati senza volere
e all’improvviso sulla giusta direzione; anche perché i Prospekt,
immensi
vialoni che erano le arterie principali del traffico nella capitale
del vecchio impero zarista, confluiscono quasi tutti verso il centro.
San Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado, poi di nuovo
San Pietroburgo: necessità storiche e politiche hanno cambiato il nome
della più giovane metropoli europea (appena 300 anni) ben quatto volte.
“Città astratta e premeditata” come la definì
Dostoevskij,
forse nemmeno il suo stesso ideatore, lo zar Pietro il Grande, immaginava
di riuscire a creare in una zona di paludi quella che è unanimemente nota
come la Venezia del Baltico. Un fascino dovuto, nonostante problemi
sociali ed economici, alla presenza di ben otto cattedrali, di palazzi
reali e dell’Ermitage, gigantesco e spettacolare.
Petrozavodsk
Percorriamo gli ultimi km cittadini di
San Pietroburgo attraverso la solita periferia
russa, impersonale,
fatta di palazzi formicaio in quartieri dormitorio e, dopo
l’ennesimo
posto di blocco della polizia, un cartello con la fatidica scritta
Murmansk
km 1.387, ci fa capire che sarà un lungo
trasferimento,
sebbene la luce a disposizione sia di fatto perpetua anche già a questa
latitudine.
Fino a Petrozavodsk, adagiata sul
lago Onega, il traffico è intensissimo, con la strada che continua
a mantenersi seriamente disastrata. Gli orologi c’informano che è tardi
e le condizioni ambientali accendono di riflessi irreali il lago.
Decidiamo di dare un’occhiata alla città, molto tranquilla al pari della
sua bella gioventù, a passeggio per le vie del centro che diradano
verso la sponda del lago.
Siamo fermi ad un semaforo, quando veniamo
affiancati da una coppia a bordo di una vecchia Dnepr che della
struttura originale ha mantenuto solo il motore: Lion, il proprietario,
ha sostituito tutto nel tentativo di rendere il mezzo una specie di
cruiser. Solite discussioni motociclistiche su destinazioni, chilometri
percorsi, mezzi usati e poi la fatidica domanda: "Dove pensate
di fermarvi per la notte?". E’ un invito implicito
poiché hanno un amico che potrebbe metterci a disposizione un suo appartamento
in cui non vive più da tempo. Detto, fatto e Lion è così simpatico che
passiamo l’intera serata a chiaccherare con lui davanti ai boccali
di birra.
Verso nord
L’indomani partiamo piuttosto tardi e
una volta imboccata la M18 in direzione nord, notiamo che
il
traffico è diminuito, qualche camion e pochissime automobili. Ci
godiamo
questo nastro d’asfalto in buone condizioni che si
srotola in una
foresta di pini per centinaia di km. Persino i
distributori di
benzina, nonostante le scarsissime informazioni a disposizione, si
susseguono con una discreta frequenza.
Spuntino nei pressi di Letha, a
base d’insalata russa di pesce e tartine al salmone, per
ripartire sotto un tiepido sole. Dopo pochissimo, incontriamo
un’altra
pompa di benzina. Abbiamo mezzo serbatoio, ci osserviamo in una tacita,
silenziosa constatazione, di quanto fossero inesatte le informazioni che
avevamo in merito alla capillarità dei rifornimenti in Carelia;
cosicché, ripartiamo senza alcun sospetto. Sessanta chilometri, ed arriviamo
al bivio di Kem. Il paese e un’altra pompa di benzina distano 25
km. La deviazione non ci attira, proseguiamo ancora per un po’ e chiediamo
informazioni all’autista di un autobus fermo per un guasto. Grazie al
nostro vocabolario russo di ben 20 parole, chiediamo dove si trovi un altro
distributore: “ce ne dovrebbe essere uno fra circa 50 km”.
All’ennesimo
cantiere stradale ci fermiamo e scopriamo che non solo non ci sono distributori,
ma che il prossimo è a ben 100 km!!!
Ecco, così impariamo a fare i furbi: in
mezzo al niente, con un traffico di una o due macchine ogni
mezz’ora.
Tanica e tubo gentilmente prestatici dagli operai e cominciamo l’attesa
di qualche volenteroso distributore di benzina ambulante. Al terzo tentativo
proviamo la “bioscopia benzinesca” su un Opel Kadett. I nuovi
serbatoi
però hanno una specie di retino che impedisce il “pescaggio” del
tubo.
Ci serve una “Zigulì” che fortunatamente rappresenta un buon
70-80%
del parco circolante russo. Mezz’ora e siamo nuovamente in viaggio.
Murmansk
L’attraversamento del Circolo Polare
Artico avviene con un fantastico sole di mezzanotte.
La monotonia
della strada assume i connotati e le luci da grandi latitudini.
Inspiegabilmente,
dopo gli asfalti voragine nel sud, la qualità va migliorando man mano che
si procede verso nord. Anche i controlli della polizia con i
radar
diventano più rari. Dovremmo fermarci ma proseguiamo, suggestionati dalla
“luce eterna”.
Notiamo però del fumo proveniente da una
delle moto e quando ci fermiamo scopriamo di essere completamente imbrattati
di liquido refrigerante. Un sasso deve aver bucato il radiatore
dell’acqua. È ormai tardissimo e di arrivare a Murmansk, quasi mezzo
milione
abitanti e nessuna informazione in merito, non se ne parla nemmeno. Decidiamo
di bivaccare per strada. Domani si vedrà! Dopo neanche 4 ore di
sonno delle voci ci svegliano. Anatholy e Vladimyr stanno andando
in città per lavoro, con un camioncino.
Spieghiamo a gesti la nostra situazione
e loro ci confermano che l’unica possibilità per la riparazione è
Murmansk.
Naturalmente si offrono di aiutarci caricando la moto da riparare sul furgone
e portandoci dapprima in un posto di ristoro per offrirci la colazione
e poi a un concessionario Volvo della città, dove, dopo aver smontato il
pezzo rotto, un meccanico dell’officina si offre di effettuare la
riparazione.
Un’ora di attesa, rimontiamo il tutto sotto lo sguardo vigile dei
meccanici
e nel primo pomeriggio siamo nuovamente in grado di riprendere il viaggio.
Chiediamo quanto dobbiamo per il lavoro e ci rispondono… “buon
viaggio!!”,
regalandoci anche 2 litri di liquido refrigerante, per le emergenze.
Ringraziamo ed andiamo a cercare l’albergo. Poco più tardi ci godremo
un picnic sul fiordo davanti alla ex-base missilistica nucleare
di Severomorsk.
Info utili
L’accesso in Russia è consentito
solo a chi è munito di passaporto valido e di visto. Le
pratiche
per il suo ottenimento sono normalmente svolte dalle agenzie turistiche
ma chiunque può farne richiesta. Il visto è rilasciato dalle rappresentanze
diplomatiche dietro la presentazione di un invito o di un voucher che confermi
la prenotazione alberghiera. I visti vengono rilasciati in
genere
senza problemi; si ricordi però che la loro concessione è facoltà unica
dei funzionari del Ministero degli Esteri, i quali in caso di
rifiuto
non sono tenuti ad alcuna spiegazione.
La burocrazia assume contorni particolari
nelle cose russe. Noi, per esempio, avevamo chiesto un visto
commerciale,
poiché al ritorno avevamo in programma di transitare dalle Repubbliche
Baltiche, sfruttando la deviazione nella città di Kaliningrad, che
è territorio russo anche se si trova in Lituania. Tale deviazione,
oltre ad offrirci la possibilità di visitare questa parte di Russia
non russa, ci avrebbe fatto risparmiare anche un bel po’ di strada,
“tagliando” per la Polonia. Il visto commerciale consente di
rientrare
in territorio russo dopo esserne usciti, al contrario di quanto accade
con quello turistico. Ma naturalmente al funzionario che ha visionato i
nostri documenti non è sfuggita l’enorme, assoluta incongruenza di un
visto commerciale rilasciato a due individui che viaggiano in moto:
“Chi
mai va in Russia per lavoro in moto?”. Risultato: “Visto
rifiutato”.
D’altra parte: in primo luogo, sono cose che possono accadere (raramente,
ma accadono); poi, presentando la stessa documentazione e magari trovandosi
un altro funzionario, le cose cambiano. Il problema è che i tempi si dilatano,
quindi va ricordato di affrontare il problema per tempo (sempreché
non ci si accontenti di stare in Russia e poi uscirne una volta sola).
Numerose sono le agenzie che si occupano
di viaggi in Russia: noi abbiamo contattato la Tris Travel Service
di Milano (tel. 02-89011971, chiedete di Silvia Giovenzana), la Ercole
Tour (tel. 338-5829650, risponde Svetlana Belolipskaja, (Svetlana è
più che sufficiente), oppure 02-20241111, chiedete di Toivo). Alla fine
abbiamo optato per la Sanpietroburgo.it, specializzata in viaggi
in Russia per camperisti, con un sito omonimo ricco di informazioni pratiche
per chi decidesse di affrontare un simile viaggio. Ugo Congedo (che è poi
quello che ci ha parlato dei visti) vi risponderà al 338-4787154. Al posto
della patente internazionale (validità 1 anno), comunque riconosciuta
ed accettata anche dai fiscalissimi poliziotti, è possibile ottenere una
traduzione russa, autenticata da un notaio, per lo stesso importo
ma con durata illimitata. Ultima cosa da sapere, importante: in Russia
il proprietario del veicolo deve essere anche il conducente. Scordatevi
quindi di far guidare altri, o di intraprendere un viaggio simile con una
moto non vostra senza la relativa delega ovviamente tradotta ed autenticata
dal solito notaio. La benzina ha un costo indicativo tra i 25 ed i 30
centesimi di euro al litro.
Per qualunque altra informazione, rivolgersi
all’Ambasciata in Italia della Federazione Russa, in via Gaeta
5, 00185 Roma; telefono 06-4941680/1, fax 06-491031.
IN RETE
www.sanpietroburgo.it:
decisamente il sito migliore tra i pochissimi accettabili ed in italiano
che si trovano nel web, riguardanti la Russia e che non trattino di fumosi
argomenti commercialmatrimoniali.
www.pietroburgo.it:
è il sito ufficiale della città purtroppo non è veloce né immediato; comunque
si trovano informazioni utili.
www.geocities.com/goljadkin:
biografiae download di brani tratti dai romanzi di Fëdor Dostoevskij.