Test Aprilia Dorsoduro
Ecco la Dorsoduro
Dopo 4 titoli Mondiali Supermoto, la mossa di Aprilia era nell’aria:
confezionare
una Supermotard stradale accessibile a tutti. Per coniugare facilità di
guida e divertimento puro, sulla Dorsoduro hanno utilizzato il bicilindrico
di 750 cc della Shiver che, per la sua cubatura, non trova eguali nella
categoria e si colloca a metà tra i maxibicilindrici ultraperformanti e
i monocilindrici di media cilindrata più adatti ai neofiti. Dopodiché cala
il jolly delle tre mappature di accensione-iniezione; ovvero un motore
dai tre volti. Basta pigiare un bottone sul manubrio e cambia tutto. La
mappa Touring è per i meno esperti. La Sport per i più esigenti e la Rain
è adatta a tutti quando l’asfalto si fa insidioso. La scelta del motore
è azzeccatissima ma da sola non basta: la linea confezionata da Miguel
Galluzzi, la ciclistica in piena tradizione Aprilia e il prezzo di soli
8.990 euro chiavi in mano fanno davvero la differenza.
Come è fatta
La Dorsoduro sfrutta il motore a V di 90° della Aprilia Shiver, opportunamente
modificato per aumentare la coppia e quindi il divertimento di guida nel
misto. Adesso eroga 92 CV a 8.750 giri e 8,4 kgm a 4.500 giri. Il che,
accoppiato a un peso di soli 186 kg, garantisce prestazioni migliori di
quelle della Shiver, rispetto alla quale ha anche una rapportatura del
cambio più corta. Il serbatoio ha una capacità di soli 12 litri perché,
a ragione, a Noale hanno privilegiato l’estetica e la posizione di guida
con una congiunzione sella-serbatoio davvero strettissima. Per le sospensioni
troviamo forcella e monoammortizzatore posteriore regolabili nel precarico
e nel ritorno idraulico. Quanto ai freni, si può contare su due dischi
a margherita di 320 mm di diametro all’anteriore e su un disco singolo
di 240 mm al posteriore. Il telaio è il misto traliccio/alluminio in comune
con la Shiver, ma opportunamente rivisto nelle dimensioni del traliccio
e nelle resistenze torsionali.
Come va
Le curve senza tregua che congiungono il lago di Bracciano col Mar Tirreno
sembrano disegnate apposta per esaltare la Dorsoduro. Agilissima, facile
e precisa, trasmette al pilota un senso di padronanza che dà gusto alla
guida. Le sospensioni sono tarate in modo ottimale: mixano esigenze turistiche
e sportive, così come i freni, per nulla bruschi o troppo potenti per
l’uso
stradale ma di buona modulabilità e potenza decelerante. La posizione di
guida rialzata e ravvicinata al largo manubrio è in stile motard, e il
controllo in ogni situazione è assicurato. Tranne una leggera tendenza
dello sterzo a oscillare alle velocità più alte, peraltro tipica di molte
moto di questo segmento. È invece un po’ fastidioso il carter motore che
sporge sul lato destro interferendo col piede quando cerca la leva del
freno ed è altrettanto difficile per il piede sinistro scalare marcia con
fluidità visto che il cambio è leggermente duro. Tuttavia sono dettagli
che non penalizzeranno di certo le vendite della moto, previste a partire
da maggio.