Comparativa monocilindriche 660
La sfida
Lo stesso monocilindrico Yamaha/Minarelli di 660 cc trapiantato su quattro
moto diverse.
- Aprilia Pegaso Strada (Supermotard da 7.225 euro),
- Derbi Mulhacen (vezzosa Scrambler da 7.700 euro),
- Yamaha MT-03 (Fun-bike da 6.690 euro)
- Yamaha XT660R (Enduro sempreverde da 6.190 euro).
Vince la XT
Poteva essere una comparativa dal risultato preconfezionato (quattro moto
diverse solo nel vestito) invece ha dato un risultato netto e imprevedibile:
ha vinto la Yamaha XT660R, il progetto più anziano.
Il che significa riconoscere alla moto e, soprattutto, al suo segmento
(Enduro) la massima intesa con le caratteristiche intrinseche di un
motore monocilindrico. Ovvero: compattezza nelle dimensioni, coppia
ai medi regimi ed economia di utilizzo.
Il viaggio
A Milano la carovana di monocilindriche si lascia centrifugare verso la
Tangenziale Ovest.
In testa le sfavillanti, la Mulhacén e la MT-03, giusto per non
passare mai inosservati.
La prima ha poco angolo di sterzo, la seconda scalda un po’ troppo il
sottosella: poco importa, sono talmente trendy che si può anche pagare
qualcosa in termini di praticità.
Sulla MT-03 il limitatore “mura” subito perché la trasmissione
finale
è molto corta e sulla Mulhacén le braccia larghissime penalizzano il pilota.
Sulla XT660X e soprattutto sulla Pegaso si viaggia meglio, ma “a
manetta”
le vibrazioni sono fastidiose.
Dopo 250 km con una "mono" una sosta è d'obbligo.
Tra i difetti, tipici, di questi motori (oltre alle vibrazioni) vanno
menzionati:
scarso allungo e l'affidabilità migliorabile.
La strada che sale verso Colle di Tenda è un toboga dove telaio, freni
e sospensioni fanno davvero la differenza.
La Pegaso Strada è la più efficace su asfalto e si inserisce in curva
quasi come se fosse una Supermotard senza compromessi.
A sorpresa, però, la Mulhacén e la XT660X la seguono quasi a ruota e
riescono ad arrivare in cima con un distacco davvero irrisorio.
Off Road!
La Derbi non è fatta per l’off-road tosto. Al primo grosso ostacolo
incontrato
sulla prima strada bianca, la pedana sinistra entra in rotta di collisione
col terreno e si spezza di netto.
Meglio cedere il passo alla XT660R che con la ruota da 21”, una
cristallina
vocazione fuoristradistica e i sui tasselli e resta incollata al terreno.
Peccato solo per i collettori di scarico, troppo esposti agli urti.
Aprilia Pegaso Strada e Yamaha MT-03 che, pur favorite dal manubrio largo,
non possono permettersi altro che lo sterratino di campagna.
Il motore
Il monocilindrico Yamaha/Minarelli 660 (alesaggio 100 mm, corsa 84 mm,
cilindrata 659,7 cc) è un’evoluzione dei precedenti “mono”
della Casa
del diapason.
La produzione è iniziata a febbraio 2004 e a oggi è stato prodotto in
circa 60.000 pezzi per soddisfare le enormi richieste: ricordiamo che
è uno dei rari casi di fornitura per moto differenti e di Marchi differenti.
La conformazione moto per moto di casse filtro, impianti di scarico e taratura
dell’accensione-iniezione, entro margini comunque considerevoli, modifica
il carattere del motore adeguandolo alle necessità dei rispettivi modelli.
La meccanica è uguale in tutti i casi: testata a 4 valvole con
monoalbero
(abbandonato l’ingombrante sistema a 5 valvole dei mono precedenti) e
valvole con steli da 6 mm e funghi da 38 e 32 mm.
Testata, carter, coperchi e gruppo cambio sono stati interamente riprogettati
in Italia, segno che la Minarelli non è solo un magazzino di assemblaggio.
Il corpo farfallato da 44 mm è Mikuni, la centralina di
accensione-iniezione
è Denso. Non esiste un sensore di fase ma si usa un sensore di
pressione
di ultima generazione per discriminare la fase di aspirazione del ciclo.
Il motore completo (con sistema di iniezione, alternatore e 1 kg di olio)
pesa circa 52 kg.
La manutenzione prevede tagliandi ogni 10.000 km.
Al momento tutte le versioni sono Euro 2, tra pochi mesi saranno Euro
3.
Il banco
Il grafico evidenzia che le scelte delle Case (marmitta, mappatura, cassa
filtro) incidono sul rendimento di quattro motori meccanicamente identici.
Spicca su tutti l’Aprilia Pegaso sia per regolarità sia per coppia
sia per potenza massima.
É invece più deludente il lavoro di Derbi che, non solo ha i parziali
di potenza più bassi a ogni regime, ma anche una flessione della curva
di coppia ben marcata tra 3.000 e 5.000 giri. Pressoché equivalenti le
due Yamaha.