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20 anni fa l'incredibile vittoria di Rossi al debutto con la Yamaha

Il 18 aprile 2004 Valentino si rese protagonista di una delle più grandi imprese della storia del motociclismo

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Oggi si festeggia un anniversario importante per la storia del Motomondiale. Il 18 aprile del 2024 nella pista sudafricana di Welkom, Valentino Rossi vinse al debutto con la Yamaha, battendo Max Biaggi sulla Honda. Fu la gara in cui The Doctor, una volta tagliato il traguardo, si fermò a bordo pista e si mise a sedere sull’asfalto, appoggiato a un muro di gomme, con la testa in mezzo alle gambe, per poi inginocchiarsi e baciare “sulla bocca” la sua M1.

Il peso specifico di quella vittoria fu enorme. Quelli erano gli anni in cui la Honda dominava con la sua RC 211V, mentre Yamaha soffriva, arrancava, accusava sconfitte e dichiarazioni poco edificanti dei suoi piloti. Tra questi c'era Max Biaggi. Si era creata una situazione per la quale Valentino Rossi vinceva perché aveva la Honda e Biaggi perdeva perché aveva la Yamaha. In effetti la HRC aveva chiuso alla grande l’era delle 500 a fine 2001 con in pista il fenomeno del momento (Valentino Rossi) e ai box quello ritenuto come il miglior tecnico (Jeremy Burgess). Un’accoppiata che si rivelò vincente sin da subito anche nel passaggio all’era 4T del 2002, con un titolo dietro l’altro. Yamaha, invece, non vinceva dal 1992 con Wayne Rainey. Fatto salvo per quell’anomalo 2000, in cui Kenny Roberts di fregiò del titolo della 500 grazie a una solida costanza di risultati, negli ultimi 12 anni Honda aveva fatto man bassa di campionati tra i vari Doohan, Criville e Rossi con la NSR 500 per poi continuare con la RC 211V a cinque cilindri. Alla Yamaha zero.

La moto migliore con il pilota migliore, niente di male, niente di strano; a meno che quel quel pilota non sia Rossi. In quel momento storico Valentino era talmente determinato a voler dimostrare di essere il migliore in senso assoluto da prendere uno dei più grandi rischi nella storia del motociclismo: scendere dalla moto migliore per salire su quella che, senza girarci intorno, in molti definivano un “cancello”.

La scommessa

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Queste sono le parole di Valentino pubblicate su Motociclismo di maggio 2004, in cui Rossi spiega nel dettaglio il peso di questa decisione e fa capire l’aria che tirava in Yamaha a fine 2003…

“La scelta è stata presa dopo averci pensato moltissimo, una scelta coraggiosissima e con mille incognite. Però il peso, sinceramente, me lo sono tolto dopo aver provato la moto la prima volta. Mi sono reso conto che la M1 non era al livello della Honda, e che era una moto da mettere a posto, con i suoi problemi da risolvere. Ma certo non la si poteva definire un cancello. Ho scelto la Yamaha anche perché alle spalle c’è una azienda che è seconda soltanto alla Honda”.

Allora bisogna sfatare quello che dicono altri tuoi colleghi, ovvero che la Yamaha non sa fare le moto?

“I piloti alle volte si inventano delle leggende metropolitane. Che in realtà sono delle belle scuse. Sulla moto ci sale sempre il pilota e le sensazioni che lui riferisce ai tecnici non le puoi scoprire con i computer. Quindi se un pilota sostiene che la moto è un rottame l‘ingegnere che cosa può fare, se non prenderne atto?”.

L’arrivo di Rossi in Yamaha creò un entusiasmo straordinario, capace di riaccendere nell’azienda la voglia di rimettersi in gioco, con un progetto incentrato tutto su Valentino. Rossi continua:

“È bastata la notizia del mio arrivo a rimotivare subito gli uomini della Yamaha. Si è creato un bell’ambiente in fretta. Grande fiducia da parte di tutti, grande impegno al 100%. La scelta di portare con noi Jeremy Burgess e la squadra dei meccanici si è rivelata azzeccata. Si sono integrati benissimo sfatando quello che nel paddock si diceva, che i meccanici della Honda non sono poi così bravi perché la RC 211V è perfetta e non richiede tanto lavoro”.

Motivazioni di cui aveva bisogno anche lo stesso Valentino, schiacciato da quel ruolo di “condannato a vincere” senza troppo romanticismo.

“Dovessi vincere il titolo dimostrerei che in questo sport la cosa più importante è il pilota. Non come in Formula 1 o come vogliono fare credere alla Honda, ovvero che è tutto il contrario. Ma la mia non è una sfida alla Honda, io non porto rancore contro di loro. Non mi sono imbarcato in questa avventura per un mio sfizio personale, ma certo, se dovessi vincere, tante teorie riguardo l’importanza della moto e del pilota dovrebbero cambiare. Io credo di avere sempre svolto un lavoro di grande qualità, oltre ad avere vinto le gare, per mettere a posto la moto che stanno guidando ancora adesso. E loro non mi hanno nemmeno detto grazie, anzi hanno sempre lasciato credere che io ero solo un ingranaggio del sistema. E questo a me non andava più bene. Dall’altra parte, invece, la Yamaha mi ha accolto a braccia aperte”.

Welkom - 18 aprile 2004

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Dopo un inverno di test si arriva alla prima gara di Welkom in Sudafrica. HRC schiera Alex Barros e Nicky Hayden, Gresini punta su Sete Gibernau e Colin Edwards, mentre il team di Sito Pons ha Max Biaggi e Makoto Tamada con le moto colorate di giallo Camel. All’epoca erano ancora gli sponsor tabaccai a sostenere il paddock, così la Yamaha di Rossi e Checa aveva la colorazione blu Gauloises. In pista c’era anche la Ducati, fresca di debutto in MotoGP con la Desmosedici colorata Marlboro guidata da Capirossi e Troy Bayliss.

Il favorito per la gara e per il Mondiale era Biaggi. Il suo arrivo nella 500 dopo 4 titoli in 250 era stato ricco di soddisfazioni, ma sempre limitato da qualcosa che gli ha impedito di festeggiare il titolo finale. Secondo Max il problema era la moto. Ora aveva la Honda che dominava con Rossi, mentre Rossi aveva la "sua" Yamaha… Il dualismo tra i due raggiunse l’apice proprio in quella domenica, che tutti gli appassionati di moto ricordano con grande emozione.

Nelle qualifiche del sabato in molti hanno provato a stare davanti: prima Rossi, poi Nakano con la Kawasaki, quindi Biaggi e poi Gibernau. Ma a pochi istanti dalla fine Valentino si è riportato in testa, conquistando la prima pole position in sella alla Yamaha, alla gara di debutto. L’attesa per la gara di domenica era ancora più alta.

“Sono molto contento – disse Rossi dopo la pole – abbiamo fatto una cosa incredibile, che nessuno credeva possibile in così poco tempo. Noi abbiamo bisogno ancora di lavorare, con la Honda era tutto più facile, ma la soddisfazione di questo giro capolavoro è grande”.

Biaggi dovette digerire la prima batosta: “Non è semplice pensare alla gara e cercare insieme il giro veloce. Valentino è stato bravo, vediamo la gara domani…”.

Quella gara non era considerata come la prima prova del Motomondiale 2024: era Rossi contro la Honda, Biaggi contro la Yamaha, l’uomo contro la macchina, un confronto che andava oltre ogni cosa per la quale si era corso fino a quel momento.

Si parte e da subito Rossi e Biaggi si staccano dal gruppo e iniziano una sfida personale fatta di attesa, strategia, sorpassi, staccate. I due si infastidiscono tanto da permettere a Gibernau di rientrare e inserirsi nella lotta, ma quel giorno Gibernau è di troppo, quel giorno è Rossi contro Biaggi. I due tornano ad allungare e a giocarsela uno contro uno, con Rossi a fare il ritmo, Max che passa e Valentino che risponde alla curva successiva. È una sfida estenuante per noi sul divano, figuriamoci in pista. A tre quarti di gara Biaggi concretizza il sorpasso e si mette davanti, forse in modo definitivo. Ma a due giri dalla fine Valentino tira oltremodo una staccata, portando Biaggi fuori linea e riprendendosi la prima posizione. Max spreme la sua HRC e prova in ogni punto a sopravanzare, ma Valentino non regala un millimetro e taglia per primo il traguardo. La missione è compiuta, la storia è scritta. A fine anno arriverà anche il titolo Mondiale e il festeggiamento con la maglia bianca con su scritto “Che spettacolo”. Molti identificano Montmelò 2009 come miglior gara di Valentino, altri pensano a Laguna Seca 2008; ma quella di Welkom 2004 è stata una vera e propria impresa costruita oltre la razionalità.

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