COMFORT Honda invita alla postura rilassata, con la schiena dritta e le braccia moderatamente flesse ad agguantare un manubrio rialzato, ampio e di chiara derivazione cruiser. Harley è più “ingrugnita”. Innazitutto si viaggia a rasoterra, con una sella bassissima e il manubrio, più stretto e con una angolatura in stile naked, più distante dal pilota, che deve assumere una posizione leggermente più ingobbita. La sella è molto ben conformata e accogliente, ma piuttosto dura. Ben isolata dalle vibrazioni, che raggiungono prima le pedane e poi il manubrio, offre un buon sostegno lombare in accelerazione. Leggermente più alta, ma alla portata anche dei piloti di statura più bassa, la seduta della Honda è anche meglio imbottita. Nelle manovre da fermo si avverte il maggior peso della Harley (+ 28 kg), che richiede qualche sforzo in più per via della ridotta leva del corto manubrio. Il baricentro basso di entrambe però aiuta parecchio, così che sia con la Iron, sia con la VT ci si destreggia con discreta disinvoltura. Unica attenzione va alle caviglie: quella destra finisce spesso per lambire, con tutte due le moto, i collettori di scarico. Un po’ di accortezza va usata anche con il cavalletto della Harley: mentre quello della giapponese è stabile e facile da utilizzare, quello dell’americana è più lungo e, estraendolo, spesso si urta la pedana. Inoltre ci è capitato che, semplicemente portando la moto in verticale, rientrasse da solo: basta avanzare di pochi centimetri perché la molla lo riporti in posizione di risposo con uno scatto. Ovviamente: zero protezione aerodinamica con entrambe, ma con la Honda, su cui si sta con le braccia più larghe, si “raccoglie” più aria in corsa quando si viaggia in autostrada. Nonostante ciò, se dovessimo affrontare un lungo trasferimento, sceglieremmo lei, perché in definitiva più confortevole e meno affaticante della Harley.