Statistiche web
06 August 2012

A Silverstone le gare andavano fermate?

La pioggia ci ha regalato un grande spettacolo nelle gare inglesi del Mondiale SBK. Podi inaspettati e un sacco di sorpassi. Ma anche molte cadute. In quelle condizioni è meglio pensare alla sicurezza o allo show? Dite la vostra

A silverstone le gare andavano fermate?

Che la pioggia renda spettacolari le gare di moto è un dato di fatto. Si mettono in luce i piloti più sensibili e coraggiosi (incoscienti?), poiché la pista bagnata livella le prestazioni e premia (anche) chi in genere non impressiona. I sorpassi poi aumentano, specie se la pista presenta condizioni variabili che possono esaltare la capacità di un pilota di adattarsi ai vari gradi di aderenza.

CON L’ACQUA SI CADE. CHE SCOPERTA…
Fin qui il bello. Il rovescio della medaglia sono ovviamente le cadute. Sull’acqua si deve osare per vincere ed è un attimo superare il limite. Le gomme rain tengono in un modo che il normale motociclista nemmeno può immaginare (guardate questo video di una nostra sessione bagnata a Monza), l’elettronica rende i motori morbidissimi nonostante le vagonate di CV, e se si esagera c’è sempre il traction control. Però si va per terra lo stesso, perché il TC mica controlla la ruota davanti… Inoltre sull’acqua, spesso le tarature dei TC scelte dai piloti sono troppo poco prudenziali. Ed è giusto così, dato che il loro obbiettivo è vincere le gare e non (solo) cercare di portare a casa intera la moto.

IL SOLITO DILEMMA: FERMARSI O CONTINUARE?
Le gare di Silverstone sono un esempio perfetto di questa situazione, con piloti caduti in frenata, altri in accelerazione, alcuni mentre battagliavano, altri in situazioni apparentemente calme. L’evento più spettacolare in Gara 1 è stata la caduta di Badovini dopo aver tagliato il traguardo, ma anche il volo di Biaggi ha fatto contenti quelli che dalle gare si aspettano questo tipo di spettacolo. Gli incidenti sono avvenuti praticamente a gara finita, se per un attimo facciamo finta di non ricordare che al primo giro già 4 piloti erano andati per terra…
In Gara 2 ci sono volute parecchie scivolate per far decidere alla direzione gara di fermare il tutto al 10° giro, così molti piloti caduti sono stati comunque inseriti in classifica. Ma anche qui lo spettacolo delle scivolate avrà fatto felice chi gode di queste cose. Già, perché qui la questione è sempre la solita: bisogna correre a tutti i costi o la sicurezza dei piloti deve essere il primo obbiettivo?

RISCHIO CALCOLATO. FORSE
Nel primo partito c’è chi sostiene che il mestiere dei piloti è correre in moto. In ogni condizione. Le protezioni ci sono, le piste sono più sicure di un tempo e se uno non si sente sicuro può chiudere il gas (come Checa in Gara 1), subendo il sorpasso di chi ha più voglia di rischiare. Ma immaginate se solo Johnathan Rea avesse fatto male a se stesso o a Badovini alla fine di Gara 1… Di cosa parleremmo oggi? Del fatto che la gara andava fermata, che non si gioca con la salute dei piloti, che il motociclismo non deve essere un gioco al massacro ad uso e consumo del pubblico e men che meno degli sponsor.

EROI, MA NON PER FORZA
La direzione gara aveva affidato ad alcuni piloti il compito di avvertire, alzando il braccio, quando le condizioni della pista fossero diventate proibitive in Gara 2. Eppure gli avvertimenti di Sykes e Checa sono caduti nel vuoto… Probabilmente per qualcuno le richieste dei piloti di interrompere la gara saranno atti di vigliaccheria, senza scomodare la dietrologia del fare i conti coi punti persi o guadagnati lasciando continuare o stoppando una gara a seconda della classifica. Però il mondo è andato avanti, e non possiamo più accettare che possano accadere tragedie come quelle di Simoncelli o Tomizawa. Già, perché in una caduta si può sempre coinvolgere un altro pilota, ed è proprio così che ultimamente abbiamo perso i nostri amati campioni.

NEGLI USA SE PIOVE NON CORRONO. SBAGLIANO?
Si ripresenta quindi per l’ennesima volta la domanda: dobbiamo fare come negli USA dove se piove non corrono, o continuiamo a gestire le gare in questo modo un po’ improvvisato e farraginoso (vedi i fatti di Silverstone e Monza) pur di perpetuare il mito del motociclista/cavaliere senza paura?

Voi da che parte state? Dite la vostra commentando l’articolo qui sotto o sulla pagina Facebook di Motociclismo 

© RIPRODUZIONE RISERVATA