Motociclismo d'epoca

3-2023 MOTOCICLISMO D’EPOCA 131 Ci sono musei ipertecnologici, che mostrano con ”effetti speciali” la genesi di un modello o la sua trasformazione. Ci sono altri che tengono in massima rilevanza la ricerca e l’originalità storica. Quello dedicato alla Moto Guzzi è uno di questi e contiene perle preziose, come ci si aspetta da un’azienda che ha più di cento anni sulle ruote delle sue moto. Il fatto poi che questo museo sia inglobato nella fabbrica, che da sempre è in questo luogo sul lago di Como, è un ulteriore vantaggio, anzi una garanzia che la Storia della Guzzi sia rispettata, che la fede dei Guzzisti sia sempre alimentata. Cento anni di passione Il rinnovamento del museo è stato fortemente voluto da Roberto Colaninno, presidente del Gruppo Piaggio, che ha messo a disposizione un budget per rimettere in ottime condizioni tutte le moto, i prototipi, i motori e pure le memorabilia che erano state esposte. Sono occorse 11.000 ore di lavoro, intervenendo su ogni modello. Rifacimenti più o meno ”pesanti” oppure ”minimi”. Ritocchi di colori, cambi di accessori, modifiche ai vari pezzi e pure diverse viti e dadi, il tutto alla ricerca della massima autenticità. Nadir Bortoluzzi, il curatore del museo, è diventato "matto” per confrontare disegni e foto, per stabilire la veridicità di un particolare o di un certo tipo di montaggio. Ogni moto è stata corredata da una scheda tecnica, aggiornata nelle informazioni. Il modello che ha richiesto maggiore dedizione è la bicilindrica 250 del 1946, che è stata sottoposta a 126 ore di intervento. ”Ma quella che mi ha dato più soddisfazione - ci dice Bortoluzzi - è la bicilindrica 500 di Omobono Tenni. Avevamo a disposizione anche la sua tuta in pelle. L’ho portata a casa per cucirla e rimetterla in buone condizioni, proprio come la sua moto”. Alla Norge, la GT 500 del 1928 con la quale Giuseppe Guzzi, fratello del fondatore Carlo, è arrivato sino al Circolo Polare Artico è stato rifatto il colore, il forcellone, il braccio di ancoraggio dell’ammortizzatore. Ai ciclomotori Trotter sono state ricostruite le ormai introvabili carenature dei motori. Ad altre, tante moto, anche i filetti (fatti a mano) sul serbatoio. Ora attendiamo che pure i prototipi e le moto sperimentali abbiano una degna collocazione: lo sarà a fine anno. L’esposizione dedicata alle moto da competizione, disposte in ordine cronologico. In primo piano la straordinaria V8 500 con motore otto cilindri. Nella stessa stanza si trovano anche modelli da record come le piccole motoleggere 65 e 75. Il museo è stato aperto al pubblico nel 1979, nel 2019 viene totalmente rinnovato.

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