Motociclismo

73 maggio 2022 / Motociclismo Dopo quasi mezzo secolo Ducati torna nel mondo dell’enduro, quello del 21” anteriore: il risultato è una moto eccezionale per doti dinamiche, sviluppata per andare alla grande soprattutto fuoristrada, e che punta a diventare il nuovo riferimento delle maxienduro di media cilindrata ACQUISITO Obiettivo di Marco Marini e Angelo Barbiero “Glielo facciamo vedere nooooi come si fa una maxienduro da fuoristrada! La facciamo noooi lamoto col 21!”. Ci fosse statoMarco dellaNoce, aliasOriano Ferrari, alla riunione di debriefing Ducati a fine EICMA 2019, dopo i molti consensi che il concept DesertX aveva riscosso, sarebbe andata così…A parte gli scherzi, gli uomini Ducati, alla primamoto con la ruota da 21” anteriore da quasi 50 anni a questa parte, centrano l’obiettivo in pieno. Significa senza se e senza ma. Come vedremo, infatti, la DesertX è una gran moto da fuoristrada, e non solo. È dal 2019 che non vediamo l’ora di scoprirne i segreti e salirci in sella e finalmente è arrivato il momento. In principio era una Scrambler Il concept aveva il telaio Scrambler 1100 e lo stesso motore raffreddato ad aria. Ma sulla DesertX di produzione che proviamo oggi non c’è nulla di tutto questo. È stata fatta una scelta importante: nessuna versione da 21” della Scrambler, ma una moto nuova di pacca, che potesse competere con le migliori del mercato, vale a dire Honda Africa Twin 1100, Husqvarna Norden 901, KTM 890 Adventure R e Triumph Tiger 900 Rally Pro. Non neghiamolo: eravamo un filo scettici o forse prevenuti. Difficile pensare che la prima Ducati da fuoristrada con ruota da 21” potesse essere a livello di concorrenti nate da reparti R&D di chi questo genere di moto le costruisce da decenni. A Ducati mancava l’esperienza sul campo, avrebbe potuto essere un buon inizio, ma difficilmente qualcosa di più. Invece… L’approccio al fuoristrada è iniziato negli ultimi cinque anni con lo sviluppo della Multistrada V4, che ha iniziato a far comprendere qualcosa di importante agli ingegneri Ducati in termini di bilanciamento, ergonomia, lavoro delle sospensioni. Un know-how embrionale, se vogliamo, ma che già sulla Multi V4 ha portato a ottimi riscontri, se pensiamo a quanto si guida bene in offroad quella moto. Sulla DesertX questi concetti sono stati portati all’estremo, grazie allo sviluppo condotto da enduristi e rallysti di grande esperienza e valore come Antoine Meo (che ha dato preziosi consigli) e Matteo Graziani (che ha condotto lo sviluppo vero e proprio), uno che parla la lingua del fuoristrada e che ha lavorato in questi anni per creare una vera moto da offroad. Un approccio umile e intelligente quello di Ducati, che ha portato a un gran risultato. Telaio, motore e altre amenità Il propulsore è il Testastretta 11° che già equipaggia, tra le altre, Multistrada V2 e Monster, ma evoluto. Ha la frizione alleggerita del Monster ma, rispetto alla naked, il telaio non sfrutta il motore come elemento portante ma solo stressato e quindi le fusioni delle teste, non essendo vincolate al traliccio, hanno meno spessore di alluminio, per un ulteriore risparmio di peso. Molto uti-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTQ3ODg3Nw==