Corradino D'Ascanio: un grande inventore
Il grandissimo campione automobilistico Juan Manuel Fangio, il secondo da destra in visita a Pontedera. Alla sua destra l’ingegner Corradino d’Ascanio e Francesco Lanzara direttore generale dello stabilimento Piaggio.
Un intenso ritratto di D’Ascanio al tavolo di lavoro. L’ingegnere abruzzese rimase in Piaggio sino dal 1934 al 1961.
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D’Ascanio, prima di diventare il progettista della Vespa, aveva costruito vari prototipi di elicottero ed è riconosciuto come uno dei padri di questo oggetto molto complicato e ingegneristicamente molto impegnativo.
D’Ascanio a fianco dell’elicottero birotore PD4, l’ultimo realizzato in Piaggio. Nel 1952 la distruzione del prototipo in un incidente bloccherà anche l’attività aeronautica di D’Ascanio.
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D’Ascanio, prima di diventare il progettista della Vespa, aveva costruito vari prototipi di elicottero ed è riconosciuto come uno dei padri di questo oggetto molto complicato e ingegneristicamente molto impegnativo.
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D’Ascanio, prima di diventare il progettista della Vespa, aveva costruito vari prototipi di elicottero ed è riconosciuto come uno dei padri di questo oggetto molto complicato e ingegneristicamente molto impegnativo.
Il primo disegno della Vespa 98 che ne definisce già le linee e le prerogative tecniche.
La grande facilità d’uso la rende adatta anche al pubblico femminile. Si organizzavano grandi raduni negli anni 50 solo per le Vespiste.
Un’immagine ufficiale della prima Vespa. A differenza dei prototipi, il cofano che copre il motore non ha le finestrature poiché anche la testa è raffreddata dalla ventola calettata sull’albero motore.
Nella “trasparenza” si vede chiaramente la disposizione degli organi del motore con il secondario del cambio a cui è calettata direttamente la ruota posteriore.
La semplicissima sospensione anteriore con forcella monobraccio e ruota a sbalzo. Concettualmente deriva dal disegno del carrello di un aeroplano. Il molleggio è affidato a due molle a chiocciola e alla levetta oscillante.
Il pistone con il deflettore (che si sposa con un’uguale nicchia nella camera di combustione) per indirizzare meglio la combustione.
Le prime Vespa non avevano cavalletto e potevano venire parcheggiate semplicemente appoggiate sulle mezzelune montate alla pedana.
Le pin-up sui calendari Piaggio divennero una costante. Specialmente quelle disegnate da Franco Mosca, come questa immagine del primo calendario apparso nel 1951.
La celebrazione della Vespa numero 500.000. E’ il 1953 e ad ogni operaio venne dato un premio di 5.000 lire, cifra notevole per quei tempi. Il milionesimo scooter arriverà solo tre anni dopo.
Un’immagine che evoca perfettamente il nome dello scooter con quella coda voluminosa. I pneumatici dal fianco bianco e il colore amaranto sono originali e si potevano avere con un sovrapprezzo.
L’estrema pulizia delle linee è evidente. La sella è abbondante nelle misure e ha le molle per migliorare il comfort visto l’assenza della sospensione posteriore.
Il cambio coassiale al manubrio, con il rinvio ad aste metalliche e la sottile leva della frizione.
L’acceleratore e il devio luci a tre posizioni al quale è integrato anche il pulsante del clacson.
In sella si è disinvoltamente comodi e c’è abbondante spazio per le gambe.
La Piaggio ha sempre utilizzato il mondo della moda come una leva di vendita dei suoi prodotti. In questo caso la Vespa viene abbinata ad eleganti mannequin.
D’Ascanio aveva inventato anche “magici” espositori per evidenziare i vantaggi di leggerezza e facilità d’uso dello scooter. Il manichino sorregge facilmente il peso della Vespa: le ruote all’interno avevano una struttura di sostegno che si bloccava sulle dita e la base dove poggia il manichino è ampiamente zavorrata.
La Vespa corre sul filo come un funambolo. La scocca nasconde un giroscopio che tiene in equilibrio tutto il veicolo.
Alla Fiera di Milano del 1954. Ancora i “giochi di prestigio” dell’ingegnere abruzzese con le Vespa in equilibrio su un tubo e sull’altalena.
Dalle vetrine dei grandi magazzini milanesi “La Rinascente” una Vespa è sospesa su una colonna d’acqua.
Al Museo Piaggio, la grande scaffalatura con varie Vespa, il ciclomotore Ciao e un prototipo.
Al museo Piaggio il prototipo MP6 (a sinistra) da cui è nata la Vespa e il Paperino, lo scooter Piaggio col motore centrale di 98 cc, che venne messo in vendita, seppure in pochi esemplari, nel 1947.
Un’altra realizzazione di D’Ascanio: la Vespa 400, una vettura utilitaria costruita nel 1957 in Francia, negli stabilimenti Fourchambault. Una piccola auto lunga 2,8 metri con due posti e altri due strapuntini dietro i sedili per due bambini o i bagagli. Motore bicilindrico due tempi di 393 cc, cambio a tre marce e velocità di 90 km/h. Ne vennero realizzati 30.000 esemplari.
La MV Agusta 98 del 1943 entrò in produzione nell’immediato dopoguerra e si doveva chiamare Vespa, ma il nome era già stato depositato non da Piaggio ma dalla Miller Balsamo, fabbrica milanese di motociclette.
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