08 April 2008

Moto club Bologna: storia di passione per le corse

Dove, se non a Bologna, terra di tradizione motoristica, poteva nascere il primo Moto club del Bel Paese? Nel 1911, in contemporanea con il Moto club d’Italia di Milano, veniva fondato il Moto club Bologna. Questi erano gli unici riferimenti associativi per tutti coloro che gravitavano attorno al mondo delle biciclette motorizzate e delle neonate “motociclette”.

Il Moto Club




Dove, se non a Bologna, terra di tradizione motoristica, poteva nascere il primo Moto club del Bel Paese? Nel 1911, in contemporanea con il Moto club d’Italia di Milano, veniva fondato il Moto club Bologna. Questi erano gli unici riferimenti associativi per tutti coloro che gravitavano attorno al mondo delle biciclette motorizzate e delle neonate “motociclette”. Era un’esistenza di stenti e sacrifici, anche perchè il Regime mirava a porre sotto controllo, in vista di future esigenze militari, tutti gli sport a motore.

Quando poi l’Italia entrò direttamente nel conflitto e iniziarono le restrizioni ai consumi di carburante solo gli irriducibili strinsero denti e caschi senza perdersi d’animo. Si ritrovavano nel garage della famiglia Ruggeri per mantenere in vita il club e continuare a correre. Il Moto club Bologna è tuttora un punto di riferimento, mantenuto in vita con dedizione ed orgoglio da alcuni di coloro che quegli anni gloriosi li hanno respirati a pieni polmoni. Giorgio Pizzichini, l’attuale consigliere delegato, ci racconta dei tempi in cui si correva sui Viali Oriani, lungo i Giardini Margherita, di quando si miscelava il benzolo fossile alla benzina per avere qualcosa con cui dissetare i motori.

Duri a morire




Dice Pizzichini: “Nel ’46 si rischiava di non poter correre all’annuale appuntamento dei Viali per mancanza di carburante, per fortuna uno dei soci curava i rapporti tra il comune e gli Alleati. Con l’aiuto di un altro socio stamparono un esubero di buoni-benzina falsi, identici a quelli che permettevano di ricevere il carburante per i mezzi comunali, grazie a questa truffa riprese l’attività sportiva del moto club.

Da una nostra costola poi sono nati tutti gli altri
”. “Noi abbiamo sempre e da sempre mantenuto uno spirito distante dalla politica e dalle marche - aggiunge Ruggero Ruggeri, figlio ultraottantenne del campione Amedeo -, volevamo solo correre, solo quello era importante.



Palmares d'eccezione




Infatti continuate a correre, la vostra sede è piena di trofei, quali sono i principali eventi sportivi che vi hanno visto protagonisti?
In sede abbiamo più di 950 tra coppe e trofei, tra l’altro anche il trofeo Re di Puglia, una roccia di 40 kg che sorregge la riproduzione delle tre croci e della famosa scalinata. È un pezzo unico, ogni anno veniva restituito e messo di nuovo in palio, ma noi abbiamo vinto l’edizione del ’59, l’ultima, e quindi è rimasto sulla nostra mensola”. “Sì, ma non ci siamo mica fermati lì – interviene Paolo Castaldini, dall’‘87 presidente del club –, abbiamo organizzato tre gare mondiali,due mondiali Endurance a Imola, nel 2002 e nel 2003, e il Superbike di Imola del 2006. Abbiamo curato la costruzione del nuovo autodromo e la realizzazione di 5 campionati italiani di velocità. E tutto questo autofinanziandoci o trovando degli sponsor, forti anche del peso di cui godiamo presso la Federazione. Nessuna nostra attività è a fine di lucro, ci spinge solo la passione.

Quindi niente marche, niente politica, niente guadagno, come fate a muovere eventi tanto importanti?

Il nostro club è attivo da quasi un secolo, al suo interno si sono avvicendati molti nomi importanti (Alfonsi, Chili o Cecchinello, tanto per citarne alcuni) che ci hanno dato una fiducia che abbiamo saputo onorare, inoltre è stato importante collaborare con alcune case (su tutte la Ducati, ma sempre con grande autonomia). Non ci curiamo solo del lato sportivo delle due ruote, la memoria storica ha sempre avuto grande importanza per noi e la promuoviamo con importanti mostre a tema (anni, marche, competizioni) coinvolgendo centinaia di mezzi, soprattutto qui a Bologna”.

Spazio per i turisti




La vocazione è sportiva, l’esperienza è da fondamentali di storia del settore... il mototurista che spazio trova nel club?
Abbiamo più di 600 soci ormai, alcuni anche dalla Sardegna (!), e una delle cose centrali nel far parte di un moto club è proprio riunirsi insieme per condividere passione e chilometri. Forniamo organizzazione e assistenza per partecipare a tutti gli eventi messi in calendario dall’Fmi, e sono una sbaraccata. Sono anni ormai, che riceviamo premi per l’alto numero di adesioni. Poi abbiamo le nostre iniziative, partecipatissime anche quelle più ludiche o difficili, ci piace ridere e soffrire!

In che senso?

Bhe, per esempio una nostra classica è il raid‘Tuttofreddo’, è giunto ormai alla trentesima edizione e si svolge l’ultima domenica di Gennaio. Freddo, acqua, neve, vento, ma il bello sta proprio lì, e nella mangiata che segue, non abbiamo saltato un solo anno. Tra l’altro è una gara aperta a tutti, soci, non soci e moto di ogni categoria, scooter compresi, è un gran casino in un freddo bestiale: molto divertente.

Partecipazione eterogenea




Donne e motori è un accostamento antico, in cui però i due soggetti sono uniti solo dalle comuni conseguenze che determinano: gioie e dolori. La realtà per fortuna è diversa, le centaure sono sempre di più, è una cosa che riscontrate nelle adesioni al club?
Bhe, sì, le centaure vere (e non più passeggere) sono sempre di più, molte si iscrivono, noi poi abbiamo un po’ tutti, compresi due sacerdoti (tra cui il braccio destro del cardinale); quattro o cinque donne frequentano attivamente la vita della sede e due di queste fanno parte del consiglio d’amministrazione.

Anche il nostro commercialista è una donna. Ci sarebbero pure molti giovani ma per loro l’importante è il tesseramento per correre, non partecipano molto alla vita associativa. È così per tutti, quando facciamo le assemblee nazionali siamo sempre le stesse facce. Le nuove leve non hanno molto spirito di sacrificio
”.

Meccanico di riferimento




Il vostro club è rinato e si è sviluppato nell’officina di Amedeo Ruggeri. Avete ancora un’officina che faccia da punto di riferimento per i soci?
Io vado sempre da Guglielmo Bentivogli - questa volta ci risponde il più giovane, Enzo Sidoli, segretario del club e iscritto all’Fmi dal ’46 -, il figlio corre con una Bimota e va pure forte, e Guglielmo è uno di quei meccanici-artigiani innamorati del proprio lavoro e delle mani sporche di grasso. Per molti soci è sicuramente un punto di riferimento.”.

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