a cura della redazione - 20 January 2017

Una Street Twin più aggressiva, nelle linee e nel gusto

Prova Triumph Street Cup 2017: pregi e difetti della café racer sorellina minore della Thruxton 1200. La nuova moto della Casa di Hinckley è molto diversa dalla naked da cui deriva. Più sportiva, reattiva, sempre contando su un motore molto generoso e sempre se si entra bene in sintonia con cambio e freni

Caffè ristretto

All’epoca della sua presentazione a Intermot 2016, la Triumph Street Cup era il secondo modello nato sulla piattaforma tecnica della Street Twin (motore di 900 cc, contro i 1.200 della gamma Bonneville T120, Thruxton R e, in seguito, Bobber), a dire la verità al debutto in concomitanza col lancio della Bonneville T100, con stesso motore ma diversa filosofia. Poi, a Eicma, è arrivata la Street Scrambler, così la famiglia delle “classiche accessibili” inglesi è stata completata.
Ripassate qui le caratteristiche della café racer “entry level”, guardate qui le foto ufficiali e quelle della presentazione, ma soprattutto non perdetevi il nostro test - qui le foto - di questa bella novità, in vendita a 10.850 euro, chiavi in mano (a proposito: abbiamo provato anche la Street Scrambler…).

Bel motore

Il manubrio con piega bassa simula la posizione di due mezzi manubri e porta a caricare i polsi moderatamente, a tutto vantaggio del comfort. Nemmeno le pedane più alte e arretrate affaticano e la triangolazione sella-pedane-manubrio azzeccata. Il sound è cupo e piacevole, la frizione molto morbida: dentro la prima, si parte e già scopriamo che quest’ultima è un filo lunga. Niente di che, perché a dare una mano in partenza come in molte altre situazioni, c’è un motore che definire amico è poco. Pieno di coppia, morbido nell’erogazione e dolce nell’apri/chiudi, ma con una spinta corposa e gratificante lungo tutto l’arco di utilizzo (2.000 - 6.000 giri). Continuando a parlare di cambio, è preciso ma non ci convince del tutto il divario tra seconda e terza, con quest’ultima un po’ lunga. Nelle accelerazioni non si nota, mentre nel guidato tortuoso, quando decidi di scalare da terza a seconda per cercare freno motore in ingresso curva, ti ritrovi con il motore che sale di giri eccessivamente. Chiudiamo il capitolo del “non ci convince appieno” con il freno anteriore: guadagna una nuova pinza Nissin e un disco flottante, quindi sulla carta dovrebbe garantire maggior prontezza rispetto a quello della Twin e della Scrambler (che hanno entrambe lo stesso disco fisso), invece ci si accorge subito di quanto sia carente di mordente nella prima fase di frenata. Se si frena con forza la potenza frenante non manca, ma è nelle fasi di guida cittadina che si vorrebbe qualcosa di più appena si va a richiamare la leva. 

Comfort e classica sportività

E veniamo a ciò che invece ci è piaciuto molto della Street Cup, una moto che parrebbe essere una specie di fotocopia tecnica della Street Twin da cui deriva e invece a guidarla, questa Street Cup, non sembra parente della Twin. Quel posteriore leggermente più alto, quei manubri più bassi, il peso del corpo che carica l’avantreno, le pedane arretrate: tutto questo porta a una guida decisamente più sportiva: ingressi molto più rapidi, ottima capacità di andare in fretta alla corda, grande feeling. La ciclistica è equilibrata, molto rapida a scendere in piega, meno reattiva nel cambiare inclinazione, ma piacevole nello stretto e stabile sul veloce (solo quando siamo a ridosso della velocità massima, circa 190 km/h indicati, l’avantreno diventa più sensibile all’aria e tende a muovere leggermente). Ottimo il comfort generale, sia per la sella, perfettamente conformata e che permette di arretrare se necessario, sia per il tasso di vibrazioni, decisamente contenute. Si avvertono solo modestamente nella zona tra sella e serbatoio a partire dai 4.500 giri (ma a 130 km/h il twin frulla a 4.300 giri).

guardatela in azione

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