"carte in regola"
Con la nuova Z750 l’intento dichiarato
di Kawasaki è di sottrarre quote di mercato alla vendutissima Honda Hornet
600. Per farlo mette in campo prestazioni superiori, doti dinamiche di
primo piano ed un prezzo davvero invitante.
Chi oggi volesse comprare una naked
di media cilindrata ed avesse a disposizione circa 8000 euro può
comprare
diverse belle moto: Honda Hornet 600, il best-seller da diversi
anni (7.610 euro, 4 cilindri, 96,6 CV), Suzuki SV 650, uno dei
modelli
di maggior successo della casa di Hamamatsu (7.103 euro, bicilindrica,
70 CV), Triumph Speed Four, l’altra “Speed”
(8.100 euro, 4 cilindri,
98 CV) ed infine la Ducati Monster 620, l’inossidabile naked di
Borgo Panigale (7.495 euro, bicilindrica, 60 CV).
Da quest’anno, ed in attesa della Yamaha
FZ6 della medesima cilindrata, la vendutissima Hornet 600 ha una temibile
antagonista: è la Kawasaki Z750, 4 cilindri da 110 CV offerta a
7.470 euro.
Le abbiamo messe a confronto per capire se la nuova arrivata ha
i “numeri” per impensierire la leadership di mercato della Hornet.
La nuova naked di Akashi ha come
punti di forza gli stessi che hanno decretato il successo della Hornet,
offrendo qualcosa in più dal punto di vista della tecnica e delle
prestazioni (ad un prezzo inferiore). Innanzitutto la
cilindrata:
un moderno propulsore raffreddato a liquido, con 16 valvole ed iniezione
elettronica da 750 cc anziché 600. Significa più potenza,
ma soprattutto più coppia, ad un numero inferiore di giri. Per la
precisione, abbiamo rilevato alla ruota 83,49 CV a 11.750 giri per
la Hornet e 100,60 CV a 10.750 giri per la Z750.
Una bella differenza, ben 17 i CV di vantaggio
per la Kawasaki ed il confronto diventa ancor più interessante parlando
di coppia, sempre rilevata alla ruota: la Hornet ha fatto registrare 5,91
kgm a 9.500 giri, la Z750 ben 7,23 kgm a 8.000 giri, cioè 1,32
kgm in più a 1.500 giri in meno.
Nella guida su strada questo dato si traduce in una ripresa vigorosa
anche con le marce alte, in maggior vigore in uscita dalle curve, soprattutto
viaggiando in coppia e quindi nella possibilità di tenere
un’andatura
allegra senza “tirare il collo” al motore.
Non fraintendeteci, non stiamo “demolendo”
le virtù della Hornet che per la sua cilindrata è una moto fantastica,
vogliamo solo dire che quanto ad originalità estetica e prestazioni,
per di più ad un prezzo di poco inferiore, la Kawasaki Z750 può
veramente instillare il dubbio in chi si appresti a spendere circa 7.500
euro per una media naked.
Analizziamo le due contendenti nel dettaglio e, soprattutto, scopriamo
come vanno.
Carattere
Questo tipo di moto, acquistate soprattutto da ragazzi e ragazze nella
fascia di età 20-30 anni, non si comprano tanto con la
ragione
quanto con il cuore, devono quindi, soprattutto,
essere belle
ed andare forte. La Hornet 600 e la Z750, di sicuro sono belle ma
possono
andare anche molto forte.
La linea della Z750 è ripresa dalla Z1000, la sorella di
maggior cubatura che ha avuto un buon successo di vendite. Le differenze
sono minime ma la più evidente è senz’altro lo scarico 4-in-1 sul
lato destro con silenziatore ovale.
Le linee delle sovrastrutture, protese in avanti, il grintoso cupolino
(con strumentazione minimalista nelle dimensioni ma completa) e lo smilzo
codino “all’insù” conferiscono grande aggressività
all’aspetto
della Z750. La Hornet è altrettanto bella ma per motivi diversi.
Il faro tondo, la strumentazione di impostazione classica,
il contrasto tra il gibboso serbatoio e l’affilato codino ma,
soprattutto,
per il caratteristico terminale di scarico rialzato.
Non c’è da meravigliarsi se la Hornet è un best-seller, è bella e va
veramente bene. In considerazione del prezzo d’acquisto è difficile
trovarle veri difetti.
Le differenze nell’indole delle due naked traspare da alcuni particolari.
La Honda ha una morbida sella in pezzo unico, il maniglione
per il passeggero e pedane per quest’ultimo ancorate agli stessi
supporti di quelle del pilota, inoltre sono ricoperte da uno strato
in gomma.
Il codino della Z750 è lo stesso della ZX-6R, quindi
“strapuntino”
per il passeggero che poggia i piedi su esili pedane con
supporti dedicati ma prive di rivestimento antiscivolo, inoltre deve
necessariamente
reggersi al pilota poiché non sono previste maniglie.
Nonostante questo la propensione al turismo non vede necessariamente
in vantaggio la Hornet. Innanzitutto il motore, più dotato in fatto
di coppia, permette sulla Z750 un uso meno frequente del cambio.
Il piccolo cupolino, ben conformato, devia l’aria dal busto del
pilota fino a velocità codice, mentre sulla Hornet si è del tutto
esposti.
Lo scarico alto della Hornet, molto bello, cede qualcosa in termini
di praticità perché rende asimmetrici i fianchi del codone riducendo
la comodità dell’eventuale installazione di borse laterali morbide
(con quella destra che può anche surriscaldarsi). Inoltre diversi utenti
lamentano il ritorno dei gas di scarico sulla schiena del
passeggero (o del pilota se viaggia a solo) con conseguente
“aromatizzazione”
degli indumenti.
Entrambe hanno i piolini per il fissaggio del bagaglio, sulla Z750 sono
sotto al codino, sulla Hornet sono a scomparsa, alloggiati nella parte
nascosta della sella. Ridotta per entrambe la capacità di carico nel vano
sottesella, con un piccolo vantaggio per quello della Kawasaki, di
forma più regolare.
La Honda primeggia in fatto di vibrazioni, più contenute a tutti
i regimi sia sul manubrio che alle pedane.
In sella
Per quanto riguarda la posizione di guida ci sono alcune
differenze.
Sulla Honda, nonostante una posizione di guida molto
comoda,
si sta più piegati in avanti con la schiena pur senza gravare
troppo
sui polsi perché si è seduti più in basso rispetto alla
Z750.
Su quest’ultima le braccia stanno maggiormente flesse perché
il manubrio è più vicino al pilota e così anche la schiena sta più
dritta. Sulla Kawasaki il manubrio è più largo ed anche la distanza
tra le pedane è maggiore, costringendo il pilota ad una posizione
delle gambe maggiormente divaricata, laddove sulla Hornet è grande invece
la sensazione di compattezza.
Il capiente serbatoio della Z750 (18 litri contro i 17 della Hornet)
enfatizza inoltre la sensazione di larghezza perché ha incavi per le ginocchia
poco pronunciati.
La distanza sella-pedane è simile, e confortevole, su entrambe le
moto ma la maggiore altezza da terra della sella sulla Kawasaki le conferisce
maggiore luce a terra nelle pieghe più accentuate. La sella
della Hornet è più cedevole e quindi poco affaticante per i glutei, mentre
sulla Z750 è dura e scivolosa come sulle vere sportive.
In tema di sospensioni segnaliamo per entrambe le moto forcelle
non regolabili che nelle staccate più decise o sulle asperità più
pronunciate
denunciano qualche limite. Il monoammortizzatore della Z750, regolabile
nel precarico e nell’idraulica in estensione, lavora per
mezzo di leveraggi progressivi, a differenza di quello della Hornet
vincolato direttamente al forcellone e con la sola regolazione del precarico.
Il primo equipaggiamento di pneumatici delle due moto in prova era
composto da Dunlop D207 per la Hornet e Bridgestone BT012
per la Z750, entrambe valide e garanti di un buon grip. In particolare
sulla Hornet il profilo appuntito del pneumatico anteriore ha enfatizzato
la notevole agilità della naked Honda, dovuta a interasse e avancorsa
inferiori rispetto alla Kawasaki. Sui percorsi con curve strette in
rapida successione la Hornet è una vera bicicletta mentre sul veloce rende
qualcosa in termini di rigore e solidità alla Z750, davvero rassicurante
in questi frangenti.
La frenata è caratterizzata dal diverso rendimento dei due impianti.
Fermo restando l’ottimo rendimento delle unità posteriori con
dischi
da 220 mm, l’avantreno può contare su dischi da 296 mm con
pinze Nissin sulla Honda e dischi da 300 mm con pinze
Tokico sulla Kawasaki. L’azione frenante sulla Z750
è molto modulabile e tutt’altro che aggressiva nella prima
parte di escursione, ma quando si agisce con decisione sulla leva ci si
aspetterebbe maggiore mordente. Ottimo invece il rendimento
dell’impianto
della Hornet, modulabile nell’uso normale ed
aggressivo
quando serve.
Sotto il profilo delle dotazioni e delle finiture la Hornet
appare meno curata della Z750. La leva della frizione non è regolabile
e nel complesso i comandi appaiono meno curati rispetto alla rivale.
Prestazioni
Il carattere dei due motori è ben definito. Il propulsore di 600 cc della
Hornet deriva da quello della CBR 600 del 1998. E’ alimentato a
carburatori
con uno speciale sensore che taglia l’alimentazione quando non scocca
la scintilla delle candele (ad esempio per l’intervento del limitatore
di giri), per evitare di danneggiare il catalizzatore.
L’erogazione
della potenza è sempre omogenea, salvo un paio di leggere flessioni a 5.000
e 8.000 giri.
Il 750 della nuova naked Kawasaki deriva da quello della Z1000, al quale
è stato ridotto l’alesaggio da 77,2 mm a 68,4 mm a
parità di corsa.
E’ alimentato ad iniezione elettronica e sale di giri in
maniera
vivace e corposa a partire da qualsiasi regime. Oltre alla buona potenza
è ricco di coppia, tanto che in ripresa, grazie anche
alla
rapportatura finale più corta (un dente di corona in più e uno di
pignone in meno) primeggia sulla sorella di maggiore cubatura di ben 1”3
decimi, con una prestazione in accelerazione peggiore di soli 2
decimi.
La Z750 primeggia di poco sulla Hornet in accelerazione
(mezzo secondo in meno sui 400 metri da fermo) mentre in ripresa
fa valere la maggiore cilindrata rifilandole ben 2 secondi, sui 400 metri
in sesta marcia, con una velocità di uscita di oltre 170 km/h.
La velocità massima da noi rilevata è stata di 231 km/h per
la Hornet e di 232 km/h per la Z750.
Frizione e cambio funzionano egregiamente su entrambe le naked
della comparativa, con comandi morbidi e precisi in tutte le situazioni.
Dove la nuova naked Kawasaki ci ha sorpresi è nei consumi.
Nell’extraurbano sfiora i 20 km/l, supera i 17 km/l nel
ciclo urbano ed a velocità costante di 130 km/h supera i 19 km/l
!
Buoni anche i consumi della Hornet ma sempre peggiori di un paio di km/l
rispetto alla Z750, soprattutto in autostrada dove la naked Honda paga
la scarsa penetrazione aerodinamica.
In conclusione, se la Z750 saprà conquistare il cuore degli italiani lo
sapremo solo tra qualche mese, quando il numero delle immatricolazioni
avrà una certa consistenza. Per ora possiamo affermare che la Hornet ha
per la prima volta una concorrente diretta, se non per la
cilindrata
senz’altro per prezzo e prestazioni, potenzialmente in grado
di sottrarre quote di mercato alla celeberrima “hornettina”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA