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La Yamaha R6 compie 20 anni

Sono passati due decenni da quando venne presentata la prima Yamaha YZF-R6. Da allora la sportiva di Iwata non ha mai perso il suo fascino. Ripercorriamo la sua storia e scopriamo come è cambiata nel corso degli anni, anche attraverso le impressioni di guida dell’epoca e le foto
1/25 Yamaha YZF-R6 1999

1ª serie: 1999-2002

La prima Yamaha YZF-R6 arriva sul mercato nel 1999 e subito segna una svolta radicale nel settore delle medie supersportive, sia dal punto di vista stilistico che tecnico. La nuova R6, infatti, non eredita molto della YZF 600 Thundercat, di impostazione più turistica, ma nasce come una sportiva pura, con impostazione di guida marcatamente sportiva e quote ciclistiche esasperate. Il suo motore è un quattro cilindri in linea di 599.8 cc, con distribuzione a doppio albero a camme in testa, 16 valvole, alimentazione a carburatori e raffreddamento a liquido. Le sue peculiarità sono l’alto regime massimo di rotazione (14.000 giri/minuto) e una potenza massima di 118 CV a 13.000 giri/min. Il peso dichiarato in ordine di marcia è di 188 kg.

Aggiornamento del 2001
L'estetica rimane invariata, ma le luci posteriori sono ora a LED. La meccanica invece riceve modifiche più sostanziali: arrivano pistoni alleggeriti e bielle modificate per avere più coppia ai medi regimi. Il motore, che ha ed avrà come costante i 4 cilindri in linea con raffreddamento a liquido, il doppio albero a camme in testa con 4 valvole per cilindro ed una potenza e regimi nettamente superiore ai 100 CV e ai 13.000 giri, valori destinati entrambi ad incrementarsi negli anni, è stato rivisto rispetto alla R6 dell’anno precedente. Offre più potenza (119,9 CV a 13.000 giri dichiarati), seppur alimentato come prima con tradizionali carburatori in antitesi con l’iniezione già presente sui modelli della concorrenza anche se i CV che misuriamo al banco nella prova (98,99-12.500 giri) non sono così tanti come dichiarato, il motore della R6 è il più potente della classe. Il telaio è tutto in alluminio, realizzato con un’attenzione per la finitura tale da sembrare un’opera artigianale. Ma anche esteticamente guardando oggi la R6 m.y. 2001 non la si può definire vecchia o superata nella linea. La strumentazione è un attualissimo mix di analogico (il solo contagiri) e digitale, mentre il cupolino offre una sufficiente protezione aerodinamica.

In movimento la R6 2001 sa essere comunicativa oltre le aspettative. “Agile, reattiva - sono le parole della prova - leggera di sterzo più di ogni altra 600, è sempre velocissima a scendere in piega, fulminea negli inserimenti così come nei veloci cambi di direzione. Ma tanta agilità si paga con l’avantreno non proprio piantato a terra”. Ottima in pista dove “si trova più a suo agio”, la R6 soffre un po’ le imperfezioni del fondo di una comune strada statale, consentendo però ancora di viaggiare veloci in sicurezza e senza stancarsi eccessivamente. Le prestazioni assolute la R6 del 2001 sono esaltanti: tocca i 254,7 km/h a 14.500 giri. “Questo motore urla come non mai (zona rossa a 15.500 giri) e spinge davvero forte” scriviamo “La R6 è la più originale: è l’unica con carena in tre pezzi (2 per tutte le altre), sormontata da un serbatoio compattissimo e gibboso, e stupisce una volta di più per l’eccezionale compattezza delle dimensioni generali e dell’interasse”.

Portata in pista a Monza, e messa a confronto con le rivali, la R6 si conferma eccellente, soprattutto dove la moto va guidata. Entra in curva rapidissima, scende in piega senza incertezze, mantiene la traiettoria, “e in uscita, a gas spalancato, è quella con la maggior trazione, e che meno delle altre straccia la gomma, quella più pronta di motore" si legge nella prova.
1/8 Yamaha YZF-R6 1999

2ª serie: 2003-2005

A colpo d’occhio qualcosa nella YZF-R6 è cambiato, anche se le modifiche più importanti, iniezione al posto dei carburatori e nuovo telaio, sono poco visibili. Partendo dal davanti, il puntale del cupolino è più aggressivo ed i fari, ora 4 polielissoidali, sono più sottili.

Il telaio e il forcellone, sempre in lega leggera ed ottenuti per pressofusione, sono nuovi realizzando un risparmio di 0,5 kg. In tutto solo 3 pezzi: il blocco formato dal cannotto e dalle travi laterali è saldato alle piastre che portano l’attacco per il forcellone, più lungo di 10 mm e di forma diversa.

La guida è piacevole, dettata dal buon equilibrio, tra telaio e sospensioni, raggiunto su questa versione, e dal comportamento dell’impianto di iniezione. I tecnici hanno, infatti, lavorato privilegiando la linearità d’erogazione. Allo scopo sono state montate valvole a saracinesca per l’aria sull’aspirazione, così da simulare il funzionamento di un carburatore a depressione. Il sistema funziona bene: la moto è fluida nell’apri-chiudi del gas, anche se l’allungo, leggi cattiveria in accelerazione, è un poco calato. Un appunto è mosso all’impianto frenante che si rivela buono su strada, dove non è certo possibile toccare i limiti di questa moto, ma diventa un po’ meno rassicurante in pista, quando bisogna intervenire con forza sulla leva. Una maggior propensione verso la strada rispetto alla pista è dimostrata anche dalla taratura standard delle sospensioni: volendo girare in circuito è necessario intervenire sulle regolazioni, peraltro abbondanti ed efficaci, di forcella e ammortizzatore al fine di aumentare la rigidità dell’insieme. Rispetto alla precedente R6 la potenza è salita a 117 CV a 13.000 giri (potenza dichiarata. Motociclismo rileva invece al banco 105 CV a 12.500 giri alla ruota, ma con la sovralimentazione dinamica fornita dall’air-box si raggiungono 123 CV allo stesso regime). Per quanto riguarda le prestazioni, la Yamaha è la più veloce tra le moto schierate nella comparativa.
1/9 Yamaha YZF-R6 2003

Aggiornamento 2005

A dicembre del 2004, dopo 6 anni di produzione ed oltre 100.000 esemplari venduti, viene messa in vendita la nuova R6. È l’avantreno la parte più manipolata: la forcella tradizionale è pensionata in favore di una rovesciata con steli da 41 mm, e il doppio disco è da 310 mm (prima da 298 mm) con pinze e pompa radiali. Anche la sospensione posteriore è stata modificata con differenti leveraggi e un nuovo monoammortizzatore. Qualche modifica si è apportata anche al telaio: il cannotto di sterzo ha aumentato l’inclinazione di 0,5° (da 24 a 24,5°). Di conseguenza sono saliti l’avancorsa (da 86 a 95 mm), e l’interasse di 5 mm che tradotto in pratica significa maggior precisione di guida in curva e più stabilità.

I corpi farfallati dell’iniezione sono cresciuti a 40 mm consentendo un maggior riempimento delle camere di scoppio, il che, unitamente a nuovi condotti dell’aria e modifica alla mappatura della centralina, ha incrementato di 3 CV la potenza. La “mandria” a disposizione conta ora 120 CV, che crescono a 126 con l’air-box in pressione. Nuovo pneumatico anteriore da 120/70 “Con al R6 si va forte senza stancarsi – leggiamo nella prova del 12-2004 – ed il merito è in gran parte dovuto all’assetto non troppo impiccato e a sospensioni in sintonia tra loro”.

Come in precedenza si scende in piega con estrema rapidità, ma quando si devono fare velocissime curve ad esse, perchè la R6 m.y. 2005 risulta un poco più lenta e denuncia maggiori trasferimenti di carico. Differenze comunque che nota un pilota esperto e che con le precedenti R6 ha girato lungamente in pista. Tirando le marce si possono leggere i 15.800 giri prima che intervenga il limitatore, e il comportamento del motore, dopo le modifiche all’iniezione, è quello di dare un allungo davvero superiore mantenendo fluidità anche a bassi e medi regimi. Migliore rispetto a prima è anche la frenata, più potente e modulabile. Come normativa di inquinamento, la R6 2005 è Euro 2.
1/20 Per il 2005 la Yamaha YZF-R6 riceve forcella rovesciata e impianto frenante potenziato. Piccole modifiche al motore ne mantengono la buona curva di erogazione migliorando al contempo l’allungo. La potenza massima sale a 126 CV con l’airbox in pressione e per i fans di Valentino Rossi c’è la R46, con grafiche dedicate e terminale di scarico Termignoni.

3ª serie: 2006

A dicembre 2005 viene presentato il m.y. 2006. “Con questa YZF-R6 si è voltata pagina” è il secco commento che si legge nella prova sul n. 2/2006. Sono infatti stati introdotti alcuni concetti “estremi” che rendono la nuova R6 esclusiva rispetto alla concorrenza. Comando del gas elettronico, scarico basso sotto al motore, forcella primatista per efficacia e possibilità di regolazioni, sono solo alcune delle chicche che la moto regala a chi la sceglie. La nuova R6 non è un aggiornamento migliorativo della serie precedente, ma una moto totalmente differente. Il frontale della carenatura ha ora i fari nettamente divisi dalla presa per l’air-box che porta il flusso d’aria fresca e in pressione passando attraverso il cannotto di sterzo. E sotto la punta del parabrezza per la prima volta compare una piccola luce di posizione. La coda è caratterizzata da una sottile carenatura che supporta le due selle nettamente staccate di pilota e passeggero. Particolare è la marmitta che prevede una grossa scatola sotto al motore celata dalla carenatura, e da cui fuoriesce sulla destra un corto silenziatore. Arriva anche l’omologazione Euro 3.

Le aspettative promesse dalla linea aggressiva della nuova R6 non vengono smentite nella guida. La moto eleva a potenza le ottime qualità ciclistiche delle vecchie sorelle. Dice Motociclismo che sembra di guidare una 250 GP tanto la R6 è diventata leggera e reattiva nelle mani di un pilota esperto, e che non è difficile leggere sul contagiri regimi di rotazione stratosferici (17.500!), anche se l’ottimismo dello strumento è notevole: a 14.000 giri indicati ne corrispondono in realtà 12.800, mentre a 17.500, quando entra il limitatore, in realtà si è a 15.800. Fino ad 8.000 giri infatti la R6 è regolare e forse un tantino troppo soft. Ma dai 9.000 in su è come se si arrabbiasse di brutto, scatenando CV e proiettando il pilota a velocità inaspettate. La R6 è equilibratissima e precisa nell’impostare le traiettorie. Lo scarico basso ha il grande pregio di abbassare il baricentro e aumentare la stabilità nei veloci cambi di direzione. Le sospensioni pluriregolabili permettono di trovare l’assetto giusto. Il motore 2006 ha la corsa ridotta di 2 mm, pistoni più leggeri di 13 gr, valvole in titanio più grandi all’aspirazione e allo scarico, albero motore alleggerito e differenti diagrammi di distribuzione e mappatura dell’iniezione. L’antisaltellamento montato sulla frizione entra in funzione solo in condizioni di scalata al limite assorbendo gli effetti del freno motore trasmessi alla ruota posteriore attraverso la frizione e la catena durante le scalate. Il comando del gas è dotato di due cavi, ma essi non agiscono direttamente sui corpi farfallati dell’iniezione, bensì su un potenziometro che legge i gradi di apertura della manopola, trasmettendo l’informazione ad una centralina che elabora il dato sommandolo ad altri valori forniti da diversi sensori per decidere quando aprire effettivamente le farfalle. Il sistema è detto “rideby- wire”.
1/8 Yamaha YZF-R6 2006

Aggiornamenti del 2007, 2008 e 2010

Aggiornamento del 2007
Il modello 2007 si distingue per alcuni particolari meccanici e della linea della carenatura, ma essenzialmente non vi sono grosse differenze prestazionali.

Aggiornamento del 2008
Nel 2008 l'R6 arriva un aggiornamento che porta alcune novità: maggiore rigidità del telaio e nuovo telaietto posteriore; sale il rapporto di compressione a 13:1 e vengono ridotti gli attriti interni al motore, così da aumentare la potenza massima a 129 CV.

Viene introdotto il YCC-I ("Yamaha Chip Controlled Intake") un sistema servoassistito di aspirazione che varia la lunghezza dei cornetti d'aspirazione in base ai giri motore e all'apertura dell'acceleratore: a regimi più bassi i cornetti di aspirazione godono di una lunghezza maggiore per garantire più coppia e potenza, mentre agli alti regimi viene ridotta la loro lunghezza per lasciare esprimere la massima potenza al motore.

Aggiornamento del 2010
Il silenziatore è ora 10 cm più lungo del precedente, modifica apportata per cercare di ridurre il rumore e aumentare la resa. La mappatura della centralina è stata rivista, così come i cornetti d'aspirazione, la scatola del filtro dell'aria e i collettori di scarico.
1/17 Potenza micidiale dall'aspirazione. I cornetti della R6 sono una diavoleria elettronica che entra in azione a 13.700 giri catapultando la lancetta del contagiri fin quasi a 17.000 in un battito di ciglia. Farà dannare la concorrenza, questa nuova Yamaha: 108 CV alla ruota la spingono al traguardo dei 262 km/h, dove brinda idealmente ai suoi 10 anni di età con in pugno le prestazioni record della categoria. Non solo: dopo mezzo milione di serie R vendute in tutto il mondo, la Casa di Iwata ha finalmente eliminato la pigrizia di erogazione ai medi regimi delle sue supersportive.

4ª serie 2017

L’attesa per veder nascere il nuovo modello è stata lunga, ma finalmente nell’autunno del 2016 la Casa di Iwata ha accontentato gli appassionati. Arriva infatti la YZF-R6 2017: motore 4 cilindri da 599 cc Euro 4, forcella a steli rovesciati (la stessa della YZF-R1) e mono KYB completamente regolabili, scarico in titanio, telaietto posteriore in magnesio, serbatoio in alluminio, elettronica avanzata e un look più estremo rispetto al passato, con un evidente richiamo stilistico alla sorella R1. Per quanto riguarda il motore, non sono state apportate modifiche rispetto al modello precedente, ma è stato omologato alla normativa Euro 4. Per tali ragioni, la potenza del motore scende a 118 CV.

Per il 2017 Yamaha ha completamente ridisegnato la R6, che ora sfoggia un nuovo look più estremo. Con la presa per l'immissione forzata dell'aria in posizione centrale, proprio come la M1, e il doppio far a LED incassato, il frontale aggressivo rende la nuova 600 cc istantaneamente riconoscibile come una Yamaha “R”. Molto caratteristiche sono le nuove luci di posizione, che differenziano la R6 dalla sorella maggiore. Il DNA R-Series di ultima generazione è evidente anche nella carena affilata, dove i condotti laterali e le linee filanti orizzontali creano un design incrociato che esalta l'aerodinamica. Il codone, poi, è palesemente ereditato dalla R1, anche se l’interpretazione che ne hanno dato i designer di Iwata conferisce un carattere e un profilo tutto suo al posteriore della R6. Il nuovo cupolino vanta l'efficienza aerodinamica più elevata mai ottenuta su una R6, migliorando dell’8% il coefficiente di penetrazione del già affilatissimo modello attuale, risultato a cui concorrono anche i nuovi indicatori di direzione a Led integrati negli specchietti retrovisori.

La nuova YZF-R6 è equipaggiata anche con la forcella a steli rovesciati KYB completamente regolabile della YZF-R1. La nuova forcella monta steli maggiorati da 43 mm, rispetto ai 41 mm della versione precedente, per offrire una sensazione di maggiore stabilità, in particolare in frenata e in curva. Anche il mozzo della ruota anteriore è stato maggiorato fino a 25 mm, per migliorare la maneggevolezza. La forcella e il nuovo mono KYB posteriore offrono e una serie completa di regolazioni che permettono al pilota di metterla a punto secondo il proprio stile di guida, adattabile a diverse situazioni.

La nuova YZF-R6 trae vantaggio anche dall'adozione di pinze radiali a 4 pistoncini contrapposti come la YZF-R1, uno degli impianti più avanzati mai montati su una Yamaha di serie, che offrono una sensibilità straordinaria e un'eccezionale potenza in frenata. La nuova strumentazione presenta un contagiri in stile analogico e un tachimetro digitale, con un display multifunzione che include anche lo stato di TCS e ABS. Il telaietto leggero e resistente è pressofuso in magnesio ed è più stretto di 20 mm nella parte anteriore, per consentire al pilota di far corpo unico col serbatoio e migliorare così l'aerodinamica. Inoltre la sella dal nuovo design ergonomico consente al pilota di spostare il peso del corpo in modo facile e molto rapido. La sella è alla stessa altezza del modello precedente, ma nella parte posteriore si inclina leggermente verso l'alto per offrire una libertà di movimento superiore.

Un'altra importante modifica per il 2017 è l'adozione di un serbatoio dalle linee scolpite che offre diversi vantaggi rispetto al modello precedente. Realizzato in alluminio, lo stretto serbatoio aerodinamico presenta profondi incavi per le ginocchia, per consentire al pilota di stringere saldamente il mezzo e di trovare la posizione ideale per il proprio fisico e stile di guida. Yamaha ha usato la speciale tecnologia di saldatura Cold Metal Transfer (CMT) per creare le nuove linee del serbatoio, e la struttura è una combinazione di saldature robotizzate che si affiancano all'opera di abili professionisti per ottenere un'esclusiva finitura di qualità artigianale, con una riduzione del peso di 1,2 kg. La combinazione tra il nuovo serbatoio, il nuovo telaietto in magnesio più snello e il nuovo design della sella, ha migliorato la posizione di guida. La sezione centrale di 20 mm più snella migliora l'ergonomia e facilita l'appoggio dei piedi a terra, mentre la sella e i profondi incavi per le ginocchia nel serbatoio permettono al pilota di modellare il proprio corpo sulla moto. Il risultato è una posizione di guida che offre maggiore libertà di movimento per spostare facilmente il peso del corpo.
1/21 Il frontale della nuova Yamaha YZF-R6 2017 con le luci a LED
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