Nel suo primo anno di vendita in Italia la TR 1 passa pressoché inosservata. Nonostante l’esclusività del V-Twin longitudinale (in quel momento l’unico disponibile nella produzione motociclistica giapponese) e della sospensione posteriore Monocross, quella che era nata come una moto “non” UJM assolve il suo compito senza scaldare gli animi, come la più classica delle Universal Japanese Motorcycles, oltretutto con qualche pecca. A causa dell’errato dimensionamento dei cuscinetti del pivot, il forcellone prende un gioco eccessivo che va a compromettere la tenuta sui curvoni veloci. Le sospensioni, con il passeggero e i bagagli, si rivelano poco efficaci e la riduzione della luce a terra influisce negativamente sugli angoli di piega che si possono raggiungere in curva. Inoltre, nonostante le rassicurazioni del marketing Yamaha e dei progettisti riguardo il perfetto raffreddamento del cilindro posteriore, quest’ultimo viene sottoposto ad un carico termico superiore a quello del cilindro anteriore che influisce negativamente sulla durata della guarnizione della testa e delle valvole, mentre i carburatori Hitachi, stretti nella V di 75° hanno problemi di messa a punto.
Infine, per concludere, due ultimi appunti negativi che riguardano il suo utilizzo da “tourer”: la prima marcia è troppo lunga per avviarsi rapidamente a pieno carico, mentre il serbatoio della benzina da 19 litri è troppo piccolo per una moto votata al turismo che viene così penalizzata nell’autonomia. Nel 1982 la Yamaha torna nuovamente alla carica, senza ritoccare il prezzo di listino della TR-1 ma rinnovando come detto la gamma colori su alcuni mercati e risolvendo i problemi emersi nel corso del 1981. In Italia la Belgarda e la stampa specializzata enfatizzano ancora il concetto che la nuova arrivata sia un’ottima “entry level” per chi vuole avvicinarsi alle maxi-moto e viaggiare. “Per chi invece è attualmente proprietario o utente di altri bicilindrici - scrive Motociclismo nella prova pubblicata nel gennaio 1982 - resta il gusto di assaporare un motore di buona potenza, assai ben erogata, disposto in un telaio ben progettato per una guida facile ed al contempo entusiasmante, senza tuttavia poter reggere il confronto con una macchina espressamente dedicata all’utente sportivo. Infine, per chi non ha mai posseduto una moto di grossa cilindrata, la Yamaha TR-1 è finalmente il modello di buone prestazioni, facile da guidare, sufficientemente sicuro e assai parco nelle esigenze di manutenzione. Certamente questa nuova Yamaha ha grossi numeri a favore del suo impiego granturistico: l’elasticità del motore, la facilità di guida, la ridotta manutenzione anche della trasmissione finale a catena, il basso costo di esercizio, il comfort delle sospensioni adattabili ad ogni tipo di carico ed il consumo medio di circa 16 km/litro, non sono pochi nel bilancio di scelta di una moto per grandi viaggi.”