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25 November 2004

Yamaha MT-01

Scultura su due ruote

Com'è fatta




E’ possente, è bella, è muscolosa. Sviluppata attorno a un motore nato con altri scopi e che sulla MT-01 trova una nuova dimensione. Telaio e ciclistica sono da sportiva vera ma peso e volumi sono extralarge. Costa 14.000 euro e arriverà in Italia ad Aprile.


Yamaha Europe ha fortemente voluto questa moto, ancor più del Giappone. Merito soprattutto di Italia e Francia che hanno battuto i pugni sul tavolo per l’ok definitivo al progetto MT-01.  E’ solo il primo passo, perché MT è una nuova famiglia di moto Yamaha che a breve crescerà con altri modelli di cilindrate diverse (la prossima dovrebbe essere la BT03 vista al Salone di Milano 2003 con motore Yamaha Minarelli 660 cc).
Cos’è questa MT-01? Una risposta alla Buell? Forse. Un’alternativa alla Triumph Speed Triple? Può darsi. Di sicuro è una tipologia di moto che prima non c’era. Una moto che può folgorare per le sue forme uniche e che può, invece, deludere per la sua stazza e il suo peso.
Il primo prototipo apparso al Salone di Tokyo nel ‘99 fece scalpore. Sono passati sei anni e per fortuna è rimasta praticamente uguale. L’estetica è tutto, o quasi. Guai a modificarla. Si sarebbe caduti nel banale che di questi tempi è lo sbaglio più grosso.
E’ grossa, però da qualsiasi parte la guardi stupisce. I più bassi possono rimanere intimoriti dalle sue forme abbondanti ma se ti siedi ti accorgi che ha fianchi stretti, le pedane comode, e che i silenziatori non ostacolano il passeggero. In più, non scottano assolutamente. Peccato per il cannotto di sterzo un po’ lontano. Il manubrio ha risers piegati all’indietro per non distendere completamente le braccia ma la ruota anteriore la senti lontana. Chi ha esperienza sa che è una caratteristica che filtra il piacere di sentire la strada nelle mani.
Si sta seduti “sopra, non “dentro” la moto ma soprattutto non sulla ruota anteriore. Di peso in alto ce n’è e nello stretto si sente eccome. C’è tanto sterzo però, e questo aiuta nelle manovre.

Come va





Dentro la prima marcia, si sente un bel ‘clack', l’innesto non è di velluto, poi però comincia il godimento. Basta ruotare anche di poco il gas e un bellissimo battito di pistone entra sottopelle. E che sound, roba da brividi lungo la schiena. Mai sentita una voce così marcata su una moto di serie.
C’è subito tanta spinta, gentile ma forzuta, e i rapporti lunghi del cambio enfatizzano la pulsazione.
Aumentando il passo si scopre una bella ciclistica e la MT-01 regala soddisfazioni di guida che non ti aspetteresti. Sul medio-veloce si sente meno il peso e l’interasse di 1.525 mm, di conseguenza aumenta di pari passo il piacere. A soli 3.000 giri si viaggia a 130 km/h abbondanti indicati. Di aria se ne prende, ma parte del busto è riparata e per andare spediti non ci si strappa braccia e collo.
La cosa più bella, comunque, rimane sfruttare il motore usando la coppia. Ti ritrovi ad aprire e chiudere continuamente il gas, anche di poco e anche se non serve, giusto per assaporare la sensazione di potenza che trasmette. E’ il plus della MT-01: gratifica la guida senza obbligare a tirare le marce. Intendiamoci, quando si apre decisi arriva una bella sostanza, ma siccome poi ci vuole forza per mandarla dove si vuole, specie nelle esse strette, molto meglio condurla in scioltezza pennellando traiettorie pulite.
Molto buone le sospensioni, soprattutto la forcella mentre il monoammortizzatore ha una risposta un po’ secca.
La frenata anteriore è potentissima. L’impianto identico a quello della R1 si sente.  
Che invenzione questa MT-01. Un po’ custom, un po’ superbike, per certi versi anche cruiser ma con un carattere decisamente naked.

Un po' di tecnica





Il grosso bicilindrico ad aste e bilancieri è quello della Warrior (e prima ancora della Wild Star). Una scultura di 1.670 cc con V di 48°. Nato per una Cruiser non è stato concepito inseguendo le prestazioni e, soprattutto, il contenimento degli ingombri. Quindi lo sviluppo, specie in altezza (la corsa è di 113 mm), è notevole.  
Ha ricevuto una cura rivitalizzante grazie all’avvento dell’air box da 7 litri (non presente sulla Warrior), a un albero alleggerito di 2 kg, a uno scarico con valvola EX-UP e all’iniezione elettronica con doppio corpo farfallato da 40 mm.
Complessivamente la cura dimagrante è di ben 20 kg.  Inoltre, va ricordato che la Warrior ha la trasmissione finale a cinghia, mentre la MT-01 è dotata di una più convenzionale catena.
La frizione è stata rimpicciolita e davanti al carter motore c’è il serbatoio dell’olio (è un carter secco). Tutto è stato studiato per esaltare la coppia e le piacevoli sensazioni che ne conseguono.  Basti pensare che a soli 1.840 giri ci sono già 14,2 kgm, a 2.300 giri  15,1 kgm e che la coppia massima si ottiene a soli 3.750 giri quando la ruota motrice è sferzata da 15,3 kgm! E la pulsazione del bicilindrico non è per niente soffocata dagli scarichi, anzi...
La MT-01 emette un bellissimo sound, così piacevole che cedere alla tentazione di modificarlo deve essere una scelta difficile.  Per chi volesse comunque farlo saranno da subito disponibili tre step di elaborazione. Il kit 1 è composto da silenziatori Akrapovic in titanio omologati, il kit 2 da scarico completo in titanio non omologato e mappatura dedicata) e il kit 3, il più costoso e spinto, dal kit 2 più valvole, pistoni, alberi a camme e frizione modificati.  C’è poi un kit estetico composto da parti in carbonio e sella monoposto, acquistabili separatamente.
La MT-01 arriverà in Italia ad aprile e costerà 14.000 euro.
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