Statistiche web
26 May 2011

Video: intervista a Marco Bonesso, coordinatore tecnico Team JiR Moto2

Abbiamo intervistato Marco Bonesso, uno dei tecnici con la più lunga esperienza in pista, fra quelli del Motomondiale. Ci ha raccontato la sua storia e come si sviluppa una Moto2, all’interno dei margini ristrettissimi consentiti dal regolamento.

Video: intervista a marco bonesso, coordinatore tecnico team jir moto2

 

 

Milano - Su Motociclismo di giugno, in edicola, potete leggere la prova della MotoBi del Team JiR che corre nella Classe Moto2 del Motomondiale. Il Regolamento della Moto2 è talmente vincolante che ai tecnici resta ben poco spazio per sbizzarrirsi. Il motore Honda è uguale per tutti, idem le gomme, stessa cosa l’elettronica. Assodato poi che la maggior parte dei team utilizza identica componentistica - i nomi sono sempre i soliti: Öhlins, Brembo, Oz... - il cuore del progetto di una Moto2 è quindi concentrato nel telaio. Anche qui però sembra che ci sia poco da inventare: lo schema adottato dal 99% dei progettisti è quello del classico doppio trave in alluminio, e visto che ragionevolmente le quote non si possono discostare troppo tra un progetto e l’altro, si può pensare che in definitiva le Moto2 siano tutte uguali. In realtà non è così, perché il telaio influisce in modo determinante nella guida, ed è proprio qui che si differenzia la MotoBi del Team JiR, che ha affidato l’ossatura della sua moto alle ottime mani della TSR, azienda giapponese che collabora con Honda, curando in particolare le moto impegnate nella durissima 8 ore di Suzuka.

Il regolameto della Moto2 è strettissimo, ma il progetto della ciclistica e la successiva messa a punto sono determinanti ai fini della gara. Questo spazio è sufficiente per richiedere la presenza in pista di un esperto? Lo abbiamo chiesto a Marco Bonesso, coordinatore tecnico JiR, con 30 anni di esperienza nel mondo delle due ruote.

 

Ha spiegato Bonesso “Nelle GP ci sono tante cose da mettere a punto, a cominciare dal motore, scegliendo i rapporti del cambio, poi lavorando sulle regolazioni dell’elettronica, un compito lungo e difficile. Nella Moto2 l’unica cosa che puoi fare al motore è regolare la frizione, cioè dare più o meno freno secondo le indicazioni del pilota. Poi è finito, dopo c’è solo manutenzione. C’è qualcosa di più da fare sulla ciclistica, ma una volta trovata la giusta messa a punto il compito del tecnico di pista è quasi finito. Per esempio anche quando vai a modificare un parametro, come l’altezza del fulcro del forcellone o l’interasse, perché cambi la finale, metti le modifiche nel computer e questo ti dice come devi intervenire sul cannotto per ripristinare la giusta geometria di sterzo; tutte le regolazioni devono essere quelle approvate dal pilota. Per esempio una volta trovato il miglior valore dell’avancorsa, questo non si modifica più. Le gomme non si possono scegliere, ed è per questo che anche in tema di ciclistica si può parlare di manutenzione. Le cose non cambiano da una gara all’altra: si scelgono la finale e la posizione del fulcro del forcellone. Poi restano da curare le sospensioni, ma al massimo si fa qualche regolazione o si monta una molla più robusta nella forcella, se ci sono forti staccate.  In definitiva nella Moto2 il lavoro in pista perde importanza, mentre è decisivo l’impegno nella sede tecnica: è lì che sperimentando le nuove soluzioni si prepara la moto per il futuro”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA