Per secoli, dal graduale abbandono della,Via della Seta in poi, la linea del deserto del Karakum Turkmeno fino al deserto del Takla Makan nel Turkestan cinese è rimasta uno dei luoghi meno attraversati del pianeta. Finché all’inizio del Novecento, quasi all’improvviso, alcuni fra i migliori – e più visionari – studiosi di cose antiche hanno deciso, tutti insieme, di partire alla scoperta delle civiltà che si dicevano sepolte, e intatte, sotto la sabbia.” Il programma che mi hanno consegnato, quando mi è arrivata la comunicazione che sarei stato il fotografo e il cantastorie della nuova avventura di Riso Scotti e Moto Guzzi, inizia con questa citazione di "Diavoli Stranieri sulla Via della Seta", di Peter Hopkirk. Beh, non ci crederete, ma Hopkirk è uno dei miei autori preferiti: ho iniziato con “Il Grande Gioco” e da lì ho letto tutti i suoi libri, immaginando quell’epopea di avventurieri, Khan, spie, esploratori, eserciti... che si è compiuta a cavallo tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, in una delle zone più calde del pianeta, l’antico Industan.
Conoscere la storia di queste terre ci aiuta a capire il nostro quotidiano e anche i tiggì che vediamo scorrere tutti i giorni: per esempio, perché l’Afghanistan è uno snodo cruciale del potere mondiale e perché nell’Asia Centrale ci sono due cose che fanno dalla notte dei tempi, commerciare e combattere? Ovviamente non sono qui per propinare analisi sociopolitiche, ma per raccontarvi un viaggio unico, di quelli che quando parti gli amici ti dicono “è il viaggio della vita”, con una punta di (sanissima) invidia. Davvero sono strade in cui bisognerebbe andare almeno una volta nella vita (
cliccate qui per vedere le spettacolari immagini), anche perché da qui è passata gran parte della nostra storia e dei commerci che hanno fatto grandi Genova e Venezia. Il programma di questa spedizione prevede 6 Paesi e 3.869 km, per ripercorrere le orme di Marco Polo dall’Iran alla Cina in poco più di 2 settimane. E le complicazioni non riguardano solo le strade, infatti mentre i visti per Tagikistan e Uzbekistan sono relativamente facili da ottenere (quello per il Kirgyzstan si prende tranquillamente alla frontiera), l’iter è più complesso per il Turkmenistan. Certamente fotografi e giornalisti non lo ottengono facilmente. Infatti a me, che sono ambedue le cose, viene negato l’ingresso nel Paese. Risultato: ho volato da solo fino a Tashkent, dove mi aspettava il simpatico Bek, mia guida e angelo custode, insieme abbiamo preso un altro aereo diretti a Urgench (capoluogo della provincia del Khorezm e classica città sovietica dalla pianta a griglia con strade enormi e piazze vuote, affascinante nella sua austerità), per poi raggiungere Khiva in automobile e qui attendere gli altri.