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Viaggiare in moto: attenzione alle ricadute

Girare il mondo in moto è una delle attività più belle e complete che ci siano. Può capitare, per le solite ragioni - età, soldi, famiglia - di perdere la voglia d’avventura, ma basta un incontro per ritrovarla e ritrovarsi (a pianificare una partenza)

Viaggiare in moto: attenzione alle ricadute

Sono venuti a trovarci in redazione numerosi viaggiatori, per partecipare - con interviste, racconti e fornitura di materiale vario - a un programma multimediale (carta, internet, TV) che sta organizzando la sezione turismo di Motociclismo capitanata dall’inossidabile Paola Verani. Che qui cito perché sta facendo un lavorone e si merita tutti i miei complimenti. I ragazzi che abbiamo incontrato rappresentano un po’ tutte le categorie, da chi ha girato il mondo o ha in programma di farlo, al buon viaggiatore che si è avventurato fuori dall’Europa, al miniturista che ha pianificato un giretto col Vespino. Li ammiro tutti. 

 

MI È PASSATA LA VOGLIA DI AVVENTURA

Io anni fa ho fatto dei viaggi interessanti, in Europa, in Nord Africa, sia per passione, sia per lavoro, questi ultimi più delle maratone mordi-e-fuggi che delle vere vacanze in moto. Poi, per varie vicissitudini - tra cui una moglie che, destino, “non impazzisce” per le moto - ma anche per sopraggiunti limiti di età, ho smesso di fare il nomade a due ruote, e mi sono dedicato, al massimo, a qualche escursione di poche centinaia di chilometri. Questo potrebbe essere capitato anche a voi, ed è probabile che anche voi, dopo un periodo più o meno lungo, avete perso interesse per i viaggi. Qualche anno fa l’avventura in moto era per me un’esigenza, dopo un po’ questa malattia mi è passata e non ci ho pensato più. Poi è successa una cosa che mi ha provocato una ricaduta...

 

MI È TORNATA LA VOGLIA DI AVVENTURA

Bellissime, le foto dei viaggi, alcune davvero splendide luoghi incedibili, colori e sensazioni fortissime. Ma un conto è vedere delle immagini, un conto è vederle e sentire raccontare le storie che ci sono dietro. Perché questi ragazzi che viaggiano, che sia nel mondo o poco lontano da casa, hanno in comune una cosa: l’entusiasmo, l’amore per le due ruote (tutte) e per ciò che questi mezzi scomodi e pericolosi riescono a regalarci. Così, ascoltando le loro storie, che narrano con gli occhi che ridono e con la mente già proiettata vero la prossima meta, succede che vieni contagiato da questa passione. E così hai una ricaduta, come è successo a me: dopo aver sentito i loro programmi mi è venuta (tornata) una gran voglia di avventura, e sarei partito immediatamente, con tutti.  

 

NON POSSO, ALLORA RIPENSO AI MIEI

Non potendo ripartire, almeno nell’immediato, mi sono quindi cullato nei ricordi. Un bel viaggio in moto l’ho fatto nel ’99, in Danimarca. Di bello non c’era tanto la meta, interessante ma niente di più, ma il modo in cui ho affrontato il tragitto. Senza alcuna pianificazione, e con solo qualche sguardo alla cartina di tanto in tanto per vedere dove stavo andando. Non è stata un’avventura, figuriamoci, il massimo del pericolo poteva essere il ristorante chiuso o l’hotel senza bagno, ma è stato bellissimo viaggiare seguendo l’istinto. Anche se non sempre il mio c’azzecca...

 

VIAGGIARE COL METODO ISTINTIVO

Ecco come mi piace viaggiare. Fisso una meta, vado verso quella. Se poi però lungo il tragitto vedo una strada che mi piace, la prendo e continuo in quella direzione. Se lungo questa strada ne trovo un’altra che mi ispira di più, prendo quella. E così via. La sera guardo dove sono e il giorno dopo mi ridirigo verso la meta. E riapplico il metodo dell’istinto. 

 

MEGLIO IL TOM TOM

Quando si è in vacanza il tempo è sempre contato, e se dal giro si vuole ottenere il massimo, il mio metodo istintivo funziona il giusto. Infatti, a meno che non si viaggi nella foresta di Avatar, nei paesi reali le cose belle occorre andarsele a cercare; le mie strade fantastiche il più delle volte mi hanno portato in posti scialbi e senza interesse, dai quali scappavo rapidamente dirigendomi verso le solite mete per turisti. Ok, ho detto una parolaccia: turisti. Purtroppo a volte occorre anche seguire le guide; d’altra parte se milioni di persone vanno a vedere una cosa una ragione ci sarà. 

 

OGGI COME VIAGGEREI

Questa rinata voglia di viaggiare mi ha fatto anche pensare a come viaggerei oggi. Che tipo di viaggiatore sarei? Mi piacciono le maxi enduro superaddobbate, tra accessori, borse e bagagli roba da 300 kg. Splendido. Sul carro armato sei onnipotente. Allo stesso tempo però sono anche attirato dalle vecchie moto. Per esempio una Poderosa III non mi dispiacerebbe affatto. Ma che sia una moto d’epoca vera, non una riedizione con l’ABS e il controllo di trazione. Già che ci siamo, la vorrei italiana, una bella Guzzi monocilindrica, un Falcone degli anni ’50. Vedo adesso su internet: vendo Falcone Sport 1957, 16.900 euro. Però, che prezzi. Aggiungo 2.000 euro, mi prendo una Panigale e rimando la partenza. Tanto c’è tempo. 

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