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Turismo: sulle strade della Sicilia che, tra Milazzo e Bronte, passano per le grotte dell’Alcantara

Partiamo da Milazzo. Da qui raggiungiamo Capo Tindari, per poi proseguire sino Capo Schisò, dove si trovano le grotte e finire a Bronte, nei cui pressi ha sede la agra del pistacchio.

TERRA SICULA

TERRA SICULA Si arriva a Milazzo e ci si rende conto di quanto la Sicilia possa essere contraddittoria. Da un lato lo splendido centro storico di origine medievale, con tanto di mura e castello che si affaccia sul porto e mette in comunicazione la terraferma con le vicinissime isole Eolie, dall’altro l’immenso impianto di raffinazione con le imponenti ciminiere, un vero scempio. Ma proseguendo verso la punta di capo Milazzo ci si dimentica del degrado ambientale che si lascia alle spalle, conquistando scorci suggestivi sulle isole che appaiono vicinissime nel mare blu. Ed anche il primo tratto dell’itinerario che seguirà la costa mostrerà una foga costruttiva piuttosto selvaggia fino al momento in cui la strada non comincerà a salire in una rapida successione di curve su bell’asfalto e bel panorama, verso Capo Tindari. Qui obiettivamente sarebbe assai difficile costruire!

CAPO TINDARI

CAPO TINDARI Vi arriviamo di domenica e siamo costretti a rinviare la visita al giorno successivo. Il luogo di culto è meta di pellegrinaggi da tutta la Sicilia e dalla Calabria, ce ne rendiamo conto immediatamente. Diverse decine di pullman impediscono di salire al santuario ed alle vicinissime rovine da cui si gode un panorama notevolissimo sul mare sottostante e sulle baie che si aprono ad Est e Ovest. Ci rifaremo l’indomani. Nel frattempo ci spingiamo verso l’interno. La strada sale tenendo a vista il mare. Si superano a stento i mille metri d’altitudine del Monte Taffuri, ma la sensazione è di essere in alta montagna. Al bivio di Polverello pieghiamo a sinistra ed alla prima indicazione muoviamo per Montalbano Elicona (ci sono 3 strade per arrivarvi e questa è probabilmente la più bella). La strada non è gran che ma il panorama merita ed il borgo, entrato nella lista dei più belli d’Italia, è davvero suggestivo.

GROTTE DELL’ALCANTARA

GROTTE DELL’ALCANTARA Anche il tratto per giungere a Tripi non è in buono stato ma presa la SS185, all’altezza di Mazzarà S. Andrea inizia lo spettacolo. L’asfalto eccellente, l’Etna che comincia ad occhieggiare tra una curva e l’altra, lo scarso traffico, tutto è perfetto. Novara di Sicilia è un altro paese che merita una sosta, anch’esso inserito nella speciale classifica dei borghi più belli del nostro bel Paese. Ma la strada adesso diventa l’assoluta protagonista, ed è un vero piacere scendere verso Francavilla di Sicilia ed arrivare nella zona delle grotte dell’Alcantara. In un periodo che si perde alle radici della storia, un piccolo vulcano a nord dell’Etna si sveglia ed erutta un’enorme massa di lava che si fa strada fino al mare ed immergendosi forma Capo Schisò. Il percorso tortuoso del fiume di lava è in seguito solcato da un corso d’acqua che vi si insinua levigando e pulendo i massi lavici dalle scorie. Verso la fine del suo percorso, l’acqua incontra forse una massa di terreno più friabile e prosegue la sua strada liberando due alte pareti di durissimo basalto caratterizzate da affascinanti forme prismatiche. Sono le gole, di cui solo un tratto è oggi facilmente accessibile. Sembra una leggenda, ma le gole dell’Alcantara si sono davvero formate così. Le gole sono percorribili quando l’acqua è bassa per un tratto compreso tra i 50 e i 200 m. All’entrata è possibile munirsi di stivali-salopette (tipo da pescatore) da indossare per evitare di bagnarsi nelle acque, sempre molto fredde, del fiume. Normalmente il letto del fiume è praticabile da maggio a settembre; il resto dell’anno si può solo arrivare all’imbocco delle gole. La risalita può essere fatta in ascensore. È possibile fare anche agricampeggio in apposite piazzole. Il nome del fiume, e della valle omonima, risale al periodo di dominazione araba, Al Qantarah, e si riferisce ad un ponte ad arco costruito dai Romani e capace di resistere alle irrompenti piene del fiume che ancora oggi offrono uno spettacolo impressionante. Anche con le salopette prestate attenzione al livello dell’acqua.

BRONTE E IL PISTACCHIO

BRONTE E IL PISTACCHIO L’arrivo a Bronte avverrà lambendo le pendici settentrionali dell’Etna, “a muntagna”, l’unica, amata e odiata allo stesso tempo da tutti gli abitanti dei centri aggrappati alle sue falde. Linguaglossa, Randazzo, ma anche i centri più piccoli furono costruiti su antichi sedimenti vulcanici e presentano ancora oggi strade, case e chiese in pietra lavica. Il colpo d’occhio, soprattutto nelle giornate di sole, è davvero notevole e coreografico. A Bronte chiediamo informazioni sulla sagra del pistacchio, oggetto dell’itinerario (o scusa per ripercorrere la SS185?), e tutti ci indirizzano in municipio dove troviamo il signor Minio, temporaneamente in prestito all’ufficio elettorale, il quale si occupa della sagra, che si svolge negli anni dispari. “La passata edizione abbiamo avuto 120 espositori con le delegazioni straniere di Francia, Spagna e Tunisia che, insieme all’Italia, appartengono al Medifostac, un progetto finanziato dalla Comunità economica per la valorizzazione dei prodotti tipici”. Minio ci fornisce anche gli indirizzi di pasticcerie e ristoranti, che producono e preparano specialità locali utilizzando il pistacchio. Cosa resta se non seguire consigli e suggerimenti e lanciarsi nella degustazione?

DALLA ROCCIA LAVICA ALL’APERITIVO

DALLA ROCCIA LAVICA ALL’APERITIVO

 

Furono gli Arabi, strappando la Sicilia ai Bizantini, a promuovere e a diffondere la cultura del pistacchio nell’isola e, a conferma di ciò, basta considerare l’affinità etimologica del nome dialettale dato al pistacchio col corrispondente termine arabo. “Frastuca” il frutto e “Frastucara” la pianta derivano infatti dai termini arabi “fristach”, “frastuch” e “festuch” derivati a loro volta dalla voce persiana “fistich”. La raccolta del frutto ha avuto particolare sviluppo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento nelle province di Caltanissetta, Agrigento e Catania. In quest’ultima, ai piedi dell’Etna, nel territorio di Bronte, conobbe la massima espansione tanto che, nel 1860, interi pascoli e terreni incolti furono trasformati in pistacchieti e la pianta coltivata divenne il fulcro di tutto il sistema agricolo ed economico dell’area. Proveniente per alcuni da Psitacco, città della Siria o, secondo altri dall’Asia minore o dal Turkestan, quest’albero contorto, dalla corteccia rossiccia, chediventa grigia quando la pianta è adulta, era già notaagli ebrei. Avicenna, considerato l’Ippocrate e l’Aristotele dell’oriente musulmano, nel suo “Canone della medicina” lo prescriveva contro le malattie del fegato e lo definiva afrodisiaco. Nel “Trattato degli alimenti e della maniera di conservarli lungamente in sanità” (Venezia 1705), M. Lemeri consiglia il verde frutto perché “...li pistacchi sono umettanti e pettorali, fortificano lo stomaco, eccitano l’appetito, sono aperitivi e molto utili alle persone magre...”. Il Pistacchio (pistachia vera) è un arbusto, più raramente un

albero di piccola taglia, di altezza non superiore ai 6 metri, dotato di radici profonde, dal tronco nodoso e contorto di colore grigio brumastro e dal fogliame caduco. La pianta si trova a suo agio sulle rocce laviche, proibitive per qualsiasi altro tipo di vegetazione. Ogni otto piante femmine bisogna piantare un maschio che deve essere posizionato sopra vento per l’impollinamento. Il terreno, caratterizzato in prevalenza da rocce che affiorano in superficie, crea degli ostacoli alla meccanizzazione di tutte le pratiche culturali indispensabili e determina elevati costi di produzione. La difficile raccolta su questi terreni è il maggior motivo per il quale si impone ai pistacchieti etnei un ciclo di produzione biennale.

BLOC NOTES

COME ARRIVARE E INFORMAZIONI UTILI

Regione Siciliana, via E. Notarbartolo, 90141 Palermo, www.regione.sicilia.it, e-mail turismo@regione.sicilia.it. B&B infoline, tel. 339-7995936, 347-7346289, www.sleepinsicily.com,

e-mail sicily@sleepinsicily.com o bedandbreakfastinsicily@email.it.

Parco botanico e geologico dell’Alcantara, tel. e fax 0942-985010, 0942-985264,

www.golealcantara.it, e-mail info@golealcantara.it.

 

DOVE DORMIRE E MANGIARE

- Agriturismo a conduzione biologica Le Rocche, S. Piero Patti (ME); tel. 0941-661791,

0941/660294, 339/7660242, e-mail info@leroccheagriturismo.com, www.leroccheagriturismo.com. In una villa padronale, due casali del ’700 e una torre normanna e si estende su circa 45 ettari di boschi.

- Agriturismo il Daino, c/da Manganello, S. Piero Patti (ME); tel. 0941-660362, 328-

4238334, e-mail info@ildaino.com, www.ildaino.com. Bellissima struttura, buona cucina.

- Albergo ristorante Parco dell’Etna, via Carlo Alberto Dalla Chiesa 1, Bronte; tel. 095/691907, e-mail albergoparcodelletna@hotmail.com, www.parcodelletna.com. Stanze pulite,

cucina onesta, buon rapporto qualità/prezzo, da provare le scaloppine al pistacchio.

 

DA NON PERDERE

I dolci al pistacchio di Bronte: il Bar Roma si è aggiudicato il premio per quello dal miglior gusto, la Caffetteria Luca quello per la fantasia, ma non sono da sottovalutare in pieno centro altri 2 bar, il Conti ed il Fratelli Ganci.

 

TEMPI E MODI

Le stagioni intermedie sono le più favorevoli: d’inverno, tra i monti Nebrodi e i Peloritani si può anche incontrare la neve. Il fondo tra Montalbano e Tripi è brutto, accidentato ma molto panoramico. La SS185 è semplicemente fantastica.

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