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Turismo: reportage – l’Islanda in moto, partendo dall’Italia

L’Islanda è bellissima da visitare in moto. Va fatto almeno una volta nella vita. È l’espressione della natura più rude, ma affascina con i paesaggi della tundra, i ghiacciai, il fenomeno dei geyser, le spiagge di sabbia vulcanica nera. Per un tour si deve prenotare con almeno sei mesi di anticipo. Agenzie specializzate vi organizzano tutto. Ci siamo stati ad agosto, ve la raccontiamo.

Durissima, freddissima, bellissima











testo di Gian luca Duranti – foto di Luigi Nardi

Durissima, freddissima, bellissima:
tre parole, che stanno a significare un’esperienza strepitosa da vivere una volta nella vita, come il deserto del Sahara, Capo Nord o l’isola di Man. Sensazioni estreme, problematiche non facili, moto messe a dura prova, ma poi gioie e soddisfazioni immense e, al ritorno, ricordi incancellabili.
Il primo problema da affrontare è la lontananza: la nave con cui portare la moto in Islanda parte dal punto più settentrionale della Scozia, dal porto di Scrabster (2000 km da Milano) e per di più alle 03.30 di notte. La navigazione, che fa tappa alle isole Faroer, dura 36 ore, ed ancora più lungo è il ritorno 56 ore, perché la nave che parte dalla Scozia, una settimana dopo si allontana dall’Islanda, per fare rotta verso Hanstholm, in Danimarca (1800 km a Milano), sempre facendo scalo alle Faroer.

Arrivare a Scrabster non è cosa semplice. Partendo da Milano, con il San Gottardo si arriva a Basilea (Svizzera). Da qui si prosegue per Strasburgo (Francia), si entra in Belgio, si supera Bruxel, si guida ancora fino ad arrivare in Olanda, dove si tocca Amsterdam e la si lascia alle spalle per raggiungere il porto di Zeebrugge, da cui parte la prima nave che è necessario prendere, per sbarcare al porto di Hull in Inghilterra. Giunti nella località britannica si tira dritti per Scrabster e si pensa già alla Terra dei ghiacci.

Appena la nave della Smyril Line (www.smyril-line.com ) attracca nel porto di Seydisfjordur si apre il cuore: natura incontaminata, verde delle valli, aria frizzantina (temperatura 6°) e pochissima circolazione, ti fanno subito capire che sei arrivato nel paese ideale per i motociclisti, in Islanda.

Prima tappa





Nella prima tappa
(nord-est) Seydisfjordur-Lago Myvatn-Husavik (km.320) , si incontrano i soffioni, montagne innevate, immerse nelle nuvole. Paesaggio aspro ma stupendo. Prendiamo una scorciatoia con sterrato-duro, pietre laviche e paesaggio lunare che scende verso il lago. Qui si spacca il bullone di supporto alle borse. Fortunatamente il clima sul lago è migliorato e troviamo anche un meccanico di mezzi pesanti che in meno di un’ora e, rifiutando ogni compenso, ci ripara il danno. Primo pieno di benzina. Costeggiando il lago si trovano campi di lavanda, fattorie e allevamenti di cavalli. Poi si arriva a Husavik, piccolo porto a nord-est, famoso per la pesca al merluzzo e le gite in barca alla ricerca delle balene (Whale Watching). Sul porto un ristorantino caratteristico, vecchio stile (Gamli Baukur), pesce alla griglia, e costi molto contenuti. Facciamo qualche foto e poi, verso sera (che non si capisce quando sia, per via dell’aurora boreale, se non per la fame), ci avviamo verso il primo Bad & Breakfast, 30 km a ovest. È una fattoria di cavalli islandesi, un luogo carino e pulito.

Seconda tappa




Seconda tappa (nord-ovest) Hyammstangi-Holmavik-Suoavik-Pingeyry-Ratreksfiord-Latrabjarg-B ardastrond km 660 di cui 200 di sterrato.  Itinerario tra i più belli della nostra vita motociclistica. Tempo stupendo, dopo la pioggia del primo giorno e della notte. Temperatura 12°. Si viaggia alternando il senso della montagna con i suoi profumi, all’odore salmastro del mare. Montagne enormi, piatte, con pendii scoscesi, a volte a picco sul mare con innumerevoli cascate. Si costeggiano i fiordi, lunghissimi, e, quando ci si ferma per fare una foto, è il silenzio. Moltissimi uccelli e cigni bianchi selvatici. Ogni tanto qualche fattoria, che sfrutta quelle poche centinaia di metri tra la montagna e il mare. Coltivano cereali, fieno ed allevano cavalli e pecore. Traffico inesistente: sono passate due o tre auto in un’ora e si è vista solo una moto con due tedeschi alla pompa di benzina. Pranziamo nel ristoro del distributore. Poi ripartiamo per uno sterrato duro di pietra lavica fino a Latrabjarg, promontorio a picco sul mare dove si annidano le famose “pulcinelle”, uccelli col capo e le zampe rosse. Siamo in riserva sparata e rischiamo. Dopo aver finalmente fatto il pieno al serbatoio e allo stomaco, facciamo altri 150 km in direzione di Bardastrond, dove ci attende il meritato riposo, trascorse 13 ore di moto. È stata una giornata indimenticabile, la più bella del nostro viaggio.

Terza tappa




Terza tappa: (sud-ovest) Bardastrond-Reykjavik km 382. La costa è bassa e frastagliata. Una strada interamente sterrata la percorre. Il paesaggio è bello, ma meno panoramico del nord-ovest. La vegetazione è di tipo subartico, con cespugli di erica e alberi nani come salici e betulle, tipici della tundra. Ci fermiamo alla solita pompa di benzina, pranzando al sole. Cambia il paesaggio, che diviene pianeggiante e lascia spazio all’agricoltura. Aumenta il traffico mano a mano che ci si avvicina alla capitale Reykjavik, dopo aver superato un tunnel a pagamento, che taglia un lunghissimo fiordo. È la città più a nord del mondo, molto estesa, ma i cui spicca soltanto qualche grattacielo. Per il resto, le costruzioni sono basse e in legno. Vi si trovano moltissimi negozi alla moda ed innumerevoli locali serali, che si animano a partire dalle dieci di sera. La gente qui vive di notte. Naturalmente si parla in termini di orario, perché per la citata aurora boreale, la luce non si spegne mai. Purtroppo, alberghi e ristoranti sono carissimi.

Quarta tappa




Quarta tappa: Reykjavik-Laguna blu-Glandvik-Reykjavik km 120. Passiamo la giornata quasi rilassandoci. Facciamo colazione al caffè Segafredo. Poi, dopo aver controllato l’olio, con una temperatura “freschina”,andiamo a fare il bagno alla Laguna Blu, piscina di acqua sulfurea a 34°. Bello, piacevole in una struttura moderna e piena di turisti. Mangiamo del pesce freschissimo, nel porticciolo di Glandvik, e rientriamo alla base per fare quattro passi in centro città. Un po’ di shopping e cena al sole nel bar più alla moda: il Solon.

Quinta tappa





Quinta tappa
: (sud)  Reykjavik-Pingvellir-Geysir-Gullfoss-Hella-Vik km 310. La temperatura è di 10°. Ci sorprende Pingvellir, dove si riunivano i vecchi reggenti dell’isola prima che fosse fondata la repubblica indipendente dell’Islanda. Ci dirigiamo a Geysir, che dà il nome al fenomeno del geyser: ogni sei minuti un getto di acqua bollente, sulfurea, alto 40 metri dà spettacolo. La località è molto frequentata dai turisti. Proseguiamo fino a Guilfoss, una grossa cascata. Tagliamo per strade sterrate e ci fermiamo a Hella al distributore per un duplice pieno. Si mangia bene ed abbondantemente con 17 euro, in due. Tentiamo una deviazione per andare a vedere da vicino il ghiacciaio, ma ci ferma uno dei numerosi guadi. Impossibile passarlo per le moto. Solo jeep e mezzi pesanti con ruote alte. Fino a Vik si percorre la strada costiera rettilinea che corre parallela a spiagge di sabbia nera vulcanica.

Sesta tappa




Sesta tappa: (sud-est)  Vik-Egilsstadir km 438. È l’ultimo giorno di viaggio sul territorio islandese. Ci dirigiamo verso il ghiacciaio più grande d’Europa il Vatnajokull. La strada costeggia l’oceano sulla destra e le lingue del ghiacciaio a sinistra. Ci fermiamo dove il ghiacciaio, in una grande laguna, si spacca in tanti pezzi, che “con foche a bordo” passano sotto il ponte della statale per finire in mare. I grossi blocchi, per effetto della risacca, vengono ributtati sulla piaggia, dove si sciolgono lentamente. Facciamo la solita fermata ideale alla pompa di benzina per rifocillaci a poco prezzo. Il tempo cambia e la temperatura scende : 8°. Ci copriamo. Dopo qualche km. Troviamo un cartello elettronico che indica 6°. Affrontiamo l’ultimo sterrato con passo di montagna, avvolto nella nebbia e coperto dalla neve (temperatura 2°). Poi scendiamo verso il sole e il mare. Ci feriamo in un Bad & Breakfast e mangiamo ancora al distributore.

Settima tappa




Settima tappa: Percorriamo solo 37 km per arrivare alla nave, che ci carica per riportarci a casa. Ciao verde ed aspra Islanda. Ti abbiamo visto con piacere e ci ricorderemo di te.

Consigli e notizie




CONSIGLI e NOTIZIE :

-        Partire rivolgendosi alla agenzia Agamare di Milano con un pacchetto pre-pagato e
prenotato con almeno 6 mesi di anticipo, se si vuole andare nel mese migliore consigliato e         cioè  di luglio.
-         Giro antiorario, per via del clima.
-        La vita in Islanda è molto cara. Non hanno ancora l’euro e devono importare di         tutto.
-        Si paga tutto con carta di credito, ma è necessario ricordarsi il “Pin”.
-        I posti di ristoro più a buon mercato sono alle pompe di benzina
-        Se si passa dalla Scozia è meglio portarsi il passaporto per via del terrorismo.
-        La polizia è quasi inesistente però ci sono telecamere all’ingresso di ogni cittadina.
-        La velocità massima consentita è di 90 km.
-        La strada principale, la Ring 1, è quasi tutta asfaltata con manto granuloso.
-        Gli sterrati sono duri perché composti di pietre vulcaniche.
-        Il tempo cambia velocemente e si passa dai 2° ai 12°
-        Ogni piccolo paese ha la chiesa e la piscina di acqua termale, unico svago per il         lungo e buio inverno.
-        Km in Islanda del nostro itinerario: 2.400 circa
-        Km totali, percorsi da Milano: 6.500 circa
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