testo di Gian luca Duranti – foto di Luigi Nardi
Durissima, freddissima, bellissima: tre parole, che stanno a
significare
un’esperienza strepitosa da vivere una volta nella vita, come il deserto
del Sahara, Capo Nord o l’isola di Man. Sensazioni estreme, problematiche
non facili, moto messe a dura prova, ma poi gioie e soddisfazioni immense
e, al ritorno, ricordi incancellabili.
Il primo problema da affrontare è la lontananza: la nave con cui portare
la moto in Islanda parte dal punto più settentrionale della Scozia, dal
porto di Scrabster (2000 km da Milano) e per di più alle 03.30 di notte.
La navigazione, che fa tappa alle isole Faroer, dura 36 ore, ed ancora
più lungo è il ritorno 56 ore, perché la nave che parte dalla Scozia, una
settimana dopo si allontana dall’Islanda, per fare rotta verso Hanstholm,
in Danimarca (1800 km a Milano), sempre facendo scalo alle Faroer.
Arrivare a Scrabster non è cosa semplice. Partendo da Milano, con il San
Gottardo si arriva a Basilea (Svizzera). Da qui si prosegue per Strasburgo
(Francia), si entra in Belgio, si supera Bruxel, si guida ancora fino ad
arrivare in Olanda, dove si tocca Amsterdam e la si lascia alle spalle
per raggiungere il porto di Zeebrugge, da cui parte la prima nave che è
necessario prendere, per sbarcare al porto di Hull in Inghilterra. Giunti
nella località britannica si tira dritti per Scrabster e si pensa già alla
Terra dei ghiacci.
Appena la nave della Smyril Line (
www.smyril-line.com
) attracca nel porto di Seydisfjordur si apre il cuore: natura incontaminata,
verde delle valli, aria frizzantina (temperatura 6°) e pochissima circolazione,
ti fanno subito capire che sei arrivato nel paese ideale per i motociclisti,
in Islanda.