No, non abbiamo purtroppo assistito a un concerto dei britannici Venom, ma abbiamo proseguito l’itinerario oltre la Riviera, prendendo una delle strade più singolari mai trovate. Passato Puck, proseguiamo sulla strada 216, nell’entroterra, per rendere il trasferimento più scorrevole, fino a Władysławowo, dove iniziano i 35 km di strada su una sottilissima penisola di spiagge e boschi da favola, fino a Hel, sulla punta estrema. Regno del kitesurf, delle larghissime e bianchissime spiagge libere a perdita d’occhio, dei campeggi e delle gite in bici... questa è un’altra tappa della storia recente. Si dice che questo sia il punto dove inizia la Polonia, ma tra la fine degli anni 30 e gli anni 40 era invece il punto dove questa e altre nazioni stavano finendo, schiacciate dall’invasione via mare da parte della Germania. Tra i boschi incantati che attraverserete si nascondono reti di bunker, depositi di armamenti e basi militari, alcune ancora oggi attive, altre diventate parte del Museo della Difesa Costiera (per info www.helmuseum.pl). Da qui proseguiamo di nuovo verso l’interno, su tranquille strade di campagna, tra immensi campi coltivati e piccoli paesini dove, sui pali della luce, si vedono enormi nidi abitati dalle cicogne, uno degli animali simbolo della Polonia. Ricordatevi che una vera e propria strada costiera qui non esiste perché il terreno è estremamente sabbioso e la volontà è sempre stata di preservare al massimo la natura costiera, lasciando al mare, al vento e alla sabbia il ruolo di protagoniste. Arrivati ad incrociare la statale 214 svoltiamo a destra, puntando dritti verso Łeba, porta di ingresso del Parco Nazionale Słowinski, dove si lasciano le moto nel parcheggio e si prende uno dei pulmini elettrici che attraversano per 8 km una fitta pineta portando i visitatori direttamente ai piedi della “duna gigante”. Qui inizia un bellissimo percorso nella natura che scala sculture mobili di sabbia bianca, offre accessi al mare, si addentra nei boschi incastrati tra i grandi laghi costieri e il Baltico, arrivando al faro o scovando nella foresta una vecchia base tedesca di lancio di missili. Il tutto da affrontare rigorosamente a piedi nudi, senza fretta, con scorta d’acqua e crema solare alla mano. Se riuscite, dedicate almeno un giorno intero a questo spettacolo della natura, concedendovi anche un boccone di squisito pesce baltico affumicato in uno dei chioschetti del porticciolo di pescatori di Łeba, un must dello street food costiero, soprattutto se capitate dai maghi dell’affumicatura ‘Wedzarnia u Mieci’. Risalendo in sella abbronzati, scapigliati e carichi di ossigeno arricchito con iodio, costeggerete il grande Lago di Łebsko per arrivare, dopo pochi chilometri, a Smołdzino, da cui si prosegue a ritmo lento su un tratto condiviso con la ciclabile europea Eurovelo Baltico-Atlantico fino a Kluki, un piccolo paesino soprannominato ‘il villaggio a quadretti’, dove ha sede il Museo Etnografico open-air Słowinski, istituito nel 1958, uno dei tanti di questo genere diffusi in nord Europa, chiamati skansen. Passeggerete in una specie di grande fattoria fatta di case a graticcio dai tetti di paglia risalenti anche al ‘700, disseminate tra orti coltivati, apiari e animali da latte, il tutto originale e ricostruito qui grazie al trasporto di intere costruzioni (arredate e non) da diversi villaggi della zona, o minuziosamente smontato e ricostruito come un grande Lego da studiosi specialisti. Così scoprirete che in questa zona viveva, un tempo, una particolare etnìa germanica, quella dei Slowincy, scomparsa totalmente con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Vivevano di pesca, di raccolta di torba, erano di fede protestante e avevano tradizioni folkloristiche uniche, che potete ritrovare negli interni delle abitazioni o nelle foto d’epoca. Nulla di più bucolico, coerente col nostro viaggio molto country in sella alla Ducati Scrambler 1100 gommata a dovere con le Pirelli MT60 RS (per info consultate https://muzeumkluki.pl, costo biglietto 16 zloty. Al momento non sono disponibili info e visite guidate in inglese).