Entrando nel centro della cittadina, una delle più antiche di tutta la Slovenia, mi sembra di non riuscire a immaginare un tempo e un luogo più gratificanti di questo in cui mi trovo. Sarà che la pioggia ha lasciato il posto a un cielo appena lucidato da un vento fresco, che l’orizzonte inizia a virare già verso il tramonto, o sarà la vista del grande castello imbiancato che si riflette stanco sulle acque della Drava, fatto sta che non capita spesso di sentirsi così bene. Ptuj se la gioca ad armi pari con Lubiana, in quanto a importanza storica, eppure si può tranquillamente visitarla tutta in una sola giornata. Concedetegliene almeno un paio però, tra l’altro ci sono diverse escursioni interessanti e varie attività da fare nei dintorni. Noi ci affidiamo ad una guida, che oltre a raccontarci varie storie interessanti, ci fa entrare nei tunnel sotterranei della città. La visita è libera, solo che per infilarvi nei tunnel dovete essere accompagnati, in teoria l’ingresso sarebbe vietato (TIC, Centro Informazioni Turistiche di Ptuj: www.ptuj.info).
Il tutto è gestito in maniera abbastanza casereccia (la porta di ingresso, appena sotto al castello, quando siamo arrivati noi era aperta), non c’è un vero e proprio percorso, non c’è illuminazione ad eccezione delle torce a petrolio, all’interno si trovano i resti di vecchie mostre d’arte (caserecce anche quelle, sembrerebbe) e di festicciole abusive a base di birra, eppure il bello sta proprio qui: sembra di essere una giovane marmotta disobbediente. Secondo gli anziani della città il Castello di Ptuj era collegato a un altro castello, distante 12 km, con dei tunnel poi caduti nell’oblio e percorribili solo in parte adesso. Ma non è vero, questi percorsi sotterranei furono costruiti durante la Seconda Guerra Mondiale probabilmente per lo stoccaggio delle armi o per rifugio, mai finiti e mai utilizzati in realtà. Gli archivi militari furono sequestrati dall’esercito Jugoslavo quando lasciò la Slovenia, quindi ad oggi il reale motivo della costruzione di questa opera ingegneristica sotterranea e soprattutto il motivo per cui rimase incompiuta, sono sconosciuti. Una spiegazione razionale del suo precoce abbandono sarebbe legata al terreno, friabile, per cui l’attività di scavo sotto al castello potrebbe aver evidenziato dei possibili cedimenti strutturali. Restano congetture, che però rendono questa visita fuori dal comune ancora più piacevole e misteriosa.
La nostra esplorazione dell’Est si conclude a Maribor. Ma per arrivarci ci dirigiamo verso l’incantevole villaggio di Jeruzalem, abbarbicato in cima a una collina, per attraversare la splendida zona vinicola delle tre comunità di Ormož, Sveti Tomaž e Središče ob Dravi, nella regione di Prlekija. La strada serpeggia tra i declivi su cui spiccano i boschetti ordinati e soprattutto le vigne, innumerevoli. Lo so che sembrerà banale, ma la prima cosa che ti passa per la testa quando guidi da queste parti è “sono nel Chianti sloveno”. Qui vengono prodotti soprattutto bianchi, da decine di piccole aziende vinicole che offrono degustazioni e, in alcuni casi, anche degli ottimi servizi di ristorazione. Impossibile uscire delusi, ovunque deciderete di fermarvi avrete la sensazione di aver scelto il posto migliore. Ci permettiamo però di consigliare Vino Kupljen (www.vino-kupljen.com), per portarvi a casa il loro intenso Pinot o una bella bottiglia di Sauvignon blanc e magari fermarvi a cena gustandovi la vista sui vigneti a perdita d’occhio.
Continuiamo verso la regione più a nord est della Slovenia, Prekmurje, una vasta pianura che si estende oltre il fiume Mura. A Ižakovci decidiamo di fare una piccola sosta. Nonostante le casette anonime non invoglino per niente a fermarsi, continuando pochissimo oltre il confine della città si incontrano le indicazioni per Dobrovnik che conducono a una strada sterrata - un intermezzo divertente - e quindi alla “isola dell’Amore”, dove si può visitare gratuitamente un antico mulino ad acqua galleggiante ristrutturato. Va detto, qui le strade non sono nulla di che, tanti rettilinei, campi bruciati dal sole, paesi come Filovci, assolutamente privi di attrattiva. Se attraversati velocemente. Se, invece, si dedica loro un po’ più di attenzione si scoprono perle rare. Proprio a Filovci, per esempio, si nasconde un’antica tradizione legata alla ceramica nera, con tanto di museo dedicato (www.loncarska-vas.com). Quando ci fermiamo noi c’è Alojz Bojnec, il proprietario, intento a modellare un vaso. Ottenere la ceramica nera è abbastanza semplice, basta chiudere molto accuratamente il forno dopo la cottura e il fumo penetra in tutti i pori dell’argilla, scurendola. Eppure vederla lavorare ha il gusto piccante e dolce di un racconto di magia. Stesso discorso per Bogojina, uno tirerebbe dritto senza battere ciglio, invece la sua bizzarra chiesa ristrutturata da Jože Plecnik (ricordate?) merita senza dubbio la sosta. Infine, Murska Sobota, il capoluogo della regione. Durante la breve passeggiata nel centro visitiamo la principale chiesa luterana, ci sgranchiamo un po’ nel parco del castello, per poi concludere in bellezza assaggiando la tipica Prekmurska Gibanica, una bomba calorica di semi di papavero, ricotta, noci, mele, panna e burro.