Di Cadir (Cadice, fondata dai Fenici intorno al 1100 a.C.) ci ha conquistato subito il suo centro storico. Mentre la esploravamo in sella eravamo accompagnati dal fragore delle onde atlantiche, che infrangendosi sulla costa creano l’atmosfera perfetta per una passeggiata lungomare.
Qui protagonista è la monumentale Cattedrale Nuova. Passata per mani diverse, porta con sé tre stili: barocco, rococò e neoclassico. Fermata la moto per un caffè, ci siamo messi a chiacchierare con alcuni abitanti scoprendo il carnevale di Cadice (12 giugno 2022): una festa pittoresca con carri allegorici e figuranti che attraggono l’intera Spagna.
Non sempre le strade divertono, a volte sono soltanto strisce di asfalto che uniscono punti meritevoli come Cadice e Jerez. Quest’ultima città andalusa è ben nota a noi bikers per l’autodromo, intitolato alla memoria di Ángel Nieto Roldan, campione spagnolo pluri iridato (13 titoli) del Motomondiale. Un circuito lungo 4428 metri che ospita MotoGP e Superbike ma, nel tempo, è diventato troppo lento per la Formula 1.
Continuando il nostro viaggio culturale nell’Andalusia post Reconquista, la locuzione de la Frontera ci creava non poca curiosità e, di fatto, si riferisce alla Frontiera Granadina che divideva l'islamico Regno di Granada dai regni cristiani di Cordova, Jaen e Siviglia. Periodi storici che hanno fortemente plasmato l’attuale paesaggio della Spagna meridionale, come dimostrano i molti castelli a protezione delle città andaluse. Altra caratteristica che salta all’occhio in quest’area è il colore delle case: Los Pueblos Blancos, ovvero i "villaggi bianchi", sono infatti una manciata di paesini tra i più belli e caratteristici di tutta l’Andalusia. Sono i paesini di una volta, dove il tempo si è fermato e l’atmosfera è rilassata e rilassante.
Ubicati nell'entroterra di Cadice, tra il capoluogo e il Parco Naturale della Sierra di Grazalema, ci siamo segnati Arcos de la Frontera e Grazalema. Li accomuna il bianco della calce che ricopre la quasi totalità degli edifici, che impermeabilizza e riflette i raggi solari infuocati dell'Andalusia. La calce arriva dalle cave di Morón de la Frontera, utilizzate già nel 1528 per la costruzione della Sagrestia Maggiore della Cattedrale di Siviglia. A Morón (Patrimonio Unesco) è possibile scoprire quest’antica tradizione in un piccolo museo dal nome Cal’ de Morón. Il gestore e vecchio operaio, curiosità non da poco, è anche colui che ha ispirato la statua all’ingresso del paese.
Una breve visita vi permetterà di capire tutto il lavoro che si cela dietro quelle pareti bianche. Arcos de la Frontera è un vero e proprio gioiello architettonico, protetto dalle mura del castello arabo de los Arcos. Appartiene ai cosiddetti Pueblos Blancos. Poco dopo, lungo la strada, attraversiamo anche Grazalema, in prossimità dell’omonima Sierra. Anch’essa è un Pueblo Blanco con origini arabe ed è famosa per la produzione di mantas (coperte di lana).