Da qualsiasi parte d’Italia arriviate, l’uscita autostradale di Santhià è la più tattica per iniziare un’avventura in questo lembo di Piemonte ancora non troppo conosciuto, il Canavese, un territorio articolato i cui contorni sono stati tracciati intorno a Ivrea, dove il vostro viaggio non seguirà un netto filo rosso, ma sarà un gigantesco rebus dove il gioco consisterà nel memorizzare luoghi e storie. Cosa si vince? Magari una squisita merenda sinoira (una via di mezzo tra la merenda e la cena, con specialità locali), oppure l’invito per salire su un carro di tiratori di arance durante il prossimo carnevale...
Partiamo deviando subito dalla SP 228 che costeggia la sponda nord del Lago di Viverone per puntare verso la Serra Morenica di Ivrea che, da lontano, non importa se venendo da Vercelli, Torino o Biella, appare come una grande balena coperta da un manto verde scuro e tempestata di spuntoni, arenata sulla spiaggia di un oceano calmissimo. Immaginiamoci che questo oceano sia il fondale di un mare e che gli spuntoni siano castelli o ricetti (paesi fortificati). Poi, fermiamoci in un punto panoramico, come la nostra prima sosta al castello di Roppolo e spegniamo motore e immaginazione per aprire un libro di geografia e ripassare il capitolo riguardante la preistoria e la formazione della Terra: qui, tra i 5,5 e i 3 milioni di anni fa, nel periodo del Pliocene, c’era veramente il mare e noi siamo su una delle isolette costituenti un arcipelago di terre emerse, ora dominate dai manieri. Prima della formazione del cosiddetto Anfiteatro Morenico, questa vasta depressione tra le Alpi e gli Appennini era bagnata dalle acque del Mare Adriatico e la porzione di Canavese attualmente pianeggiante si trovava sul fondo di un mare poco profondo che si inoltrava, per alcuni chilometri, nelle vallate alpine. Così Ivrea appariva come una Rimini, fatta di spiagge e approdi, senza però bagni a pagamento e venditori di cocco. L’Anfiteatro Morenico che oggi vediamo è stato plasmato dal ritiro del Ghiacciaio Balteo, per questo è punteggiato di laghi e abbracciato dal lungo profilo della Serra, la dorsale morenica di 25 km che sembra una balena.
Questo arcipelago di castelli, costruiti in diverse epoche tra il Medioevo e il Rinascimento, è l’inizio del nostro viaggio verso ovest, partendo dal punto più orientale della Serra per percorrere tutto l’Anfiteatro seguendo, ove possibile, il percorso storico della Via Francigena, fino a Ivrea e anche oltre. I pellegrini che, nel X secolo, si mettevano in viaggio da Canterbury a Roma, diretti in Terrasanta, seguivano proprio questo itinerario: valicato il passo del Gran San Bernardo e attraversata la Valle D’Aosta, scendevano a Ivrea passando per Viverone, Roppolo e Cavaglià, per proseguire poi verso Roma, trovando ospitalità nei villaggi e nelle chiese. Il castello di Roppolo offre un affaccio stupendo sulla pianura, sul lago di Viverone e sull’altura opposta della morena glaciale, dominata dal Castello di Masino, dove saliremo verso la fine del nostro giro. Il complesso, che ora si sviluppa intorno a una torre del X secolo, un tempo appartenente al Conte di Cavaglià, è stato ampliato tante volte, a cominciare dai porticati costruiti dai Bichieri, nobili vercellesi, dai Marchesi del Monferrato, da Carlo V di Spagna, dai Savoia, fino al Valperga, governatore di Milano e Vercelli. Non sempre visitabile, custodisce una pregiata collezione di vini e la leggenda di un murato vivo, che potete scoprire esplorandone le fortificazioni.