
La
TGM (sopra il modello del 1976) è la prima Casa ad
adottare il
motore
Hiro 125 per il proprio modello da Regolarità, seguita poi
dall’Ancillotti.
Il
telaio era un originale
doppia culla con trave
superiore rettangolare.
Assieme al forcellone pesa 13 kg.
La TGM si scosta dalle concorrenti per la scelta delle
sospensioni
che
sono
Ceriani (forcella da 35 mm) e
Corte & Cosso
(
ammortizzatori
a gas regolabili su 5 posizioni). L'imbiellaggio era robusto grazie
anche ai cuscinetti di banco a rullini ingabbiati. Il
pistone ha
un solo segmento.
Il carter dell’Hiro è tagliato verticalmente. Le sedi dei
cuscinetti venivano
lavorate per migliorare il piantaggio di questi ultimi nelle sedi. Il
cambio
a sei rapporti ha gli alberi che lavorano su speciali cuscinetti a
sfera.
La
TGM è il classico esempio di
azienda nata e cresciuta sull’onda del fenomeno Regolarità
degli anni
Settanta e che ha cessato la propria attività nel momento stesso in
cui la moda delle ruote artigliate fra i sedicenni è andata esaurendosi.
Non solo,
l’avventura della TGM nasce quasi per caso dalla passione
di due amici parmensi (Trezzi e Marchesini) nel
1973 con un
50 da Cross costruito nei ritagli di tempo. Poi quello che all’inizio
era solo un gioco diventa un lavoro a tempo pieno e la TGM inizia a produrre
moto da Cross.

Oltre
al cinquantino viene realizzata
una 125 con l’onnipresente motore
Sachs con cui la piccola azienda di Parma si crea una
buona reputazione
fra gli addetti ai lavori. Quando il Sachs è al canto del cigno, Trezzi
e Marchesini sono i primi a passare al
motore Hiro con cui equipaggiano
alla fine del
1975 la loro 125 da
Cross a cui affiancano
anche una versione da
Regolarità.
L’ascesa è rapidissima:
in poco più di tre anni la TGM
diventa una
piccola realtà del mercato motociclistico nazionale, grazie anche ad
una piccola ma efficiente rete di distribuzione.
Nel listino del
1977 ci sono
due versioni del modello da
Regolarità, una “tranquilla” ed una da competizione.
Sostanzialmente
simili,
si differenziano per l’impianto di scarico e per le
sovrastrutture,
con la competizione dotata di fianchetti portanumero e mascherina attorno
al faro.

Il
motore è naturalmente il
monocilindrico Hiro (alesaggio per corsa
54x54 mm, cilindrata 123,6 cc) che Trezzi e Marchesini rivisitano nel cilindro
e nell’impianto di scarico. La potenza max è di 22,5 CV a 9.600
giri (23,5
CV a 10.000 giri), il peso a vuoto è rispettivamente di 99 e 96 kg.
Il
telaio è un doppia culla chiusa in tubi d’acciaio con montante
superiore
rettangolare che va a fasciare la zona del cannotto di sterzo (come sulle
Puch Frigerio per intenderci). Anche il forcellone è a sezione
rettangolare
per aumentarne la rigidità, gli ammortizzatori sono Corte&Cosso.
Caratteristiche tecniche
Riferite alla versione del 1977
Motore: monocilindirico a 2 tempi raffreddato
ad aria. Alesaggio per corsa 54x54 mm. Cilindrata totale 123,6 cc.
Rapporto di compressione 14,4:1.
Potenza max 23,4 CV a 10.000 giri.
Alimentazione: carburatore Dell’Orto PHBE
32 BS. Miscela al 5%.
Accensione: elettronica Motoplat tipo Mini
6V-40W.
Frizione: multidisco in bagno d’olio.
Cambio: a sei rapporti con innesti frontali.
Telaio: doppia culla chiusa in tubi d’acciaio
con montante superiore rettangolare.
Sospensioni: anteriore forcella Ceriani
da 35 mm; posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori Corte
& Cosso a serbatoio separato regolabili su 5 posizioni.
Freni: anteriore e posteriore a tamburo
Grimeca conico 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi in acciaio. Anteriore
21”, posteriore 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00-21, posteriore
110/90-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
interasse 1.425,
lunghezza 2.100,
larghezza 835,
altezza sella 860,
altezza pedane 400.
Prezzo: 1.390.000 lire.
Note: provata da
Motociclismo sul
numero 6-1977.
Dati rilevati: potenza max non rilevata.
Velocità max 118,420 km/h.
Accelerazione 0-400 metri 17,438 secondi.
Peso a vuoto 105 kg.