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21 March 2012

Tester per un giorno con Bridgestone e Motociclismo

Fabio Campanile è il fortunato lettore che, grazie all'iniziativa della Casa giapponese in collaborazione con la nostra testata ha potuto per qualche giorno fare la... vita da tester. Vi raccontiamo la sua esperienza

Tester per un giorno con bridgestone e motociclismo

Fabio Campanile ha fatto quel che doveva fare per non perdere l’occasione: ha seguito le istruzioni pubblicate su www.motociclismo.it, ha giocato e ha sperato nella fortuna. Così ha vinto, guadagnandosi la possibilità di fare per qualche giorno il mestiere del tester. L’inviato di Motociclismo, Christopher Carlotti, lo ha affiancato in questa esperienza, ed ecco come ci parla di Fabio e della sua emozione.

 

La prima volta che incontro Fabio è all'aeroporto di Malpensa. Non ci siamo mai visti ma riconoscerlo tra la folla è facilissimo: sorrisone, occhiaie di chi non dorme da 24 ore e un borsone grosso come una casa. È tanto euforico quanto nervoso: prima di imbarcarci fuma avidamente una sigaretta (la prima di tante) e ci confessa che ha passato tutta la notte e i due giorni precedenti a memorizzare il circuito alla Play Station. “Ti rendi conto? Portimão! Com'è? Ci sei già stato? Ho visto un video su Youtube in cui...”. Dopo mezz’ora dal decollo lo vedo, una decina di posti dietro di me, letteralmente crollato dal sonno. Nel tragitto verso l'albergo mi faccio raccontare qualche sua esperienza in moto. Fabio ha una Suzuki GSX-R 750 personalizzata con livrea Schwantz replica e con cui è già stato qualche volta in pista, compreso un corso di guida sportiva. Mentre lo ascolto penso che sono felice che abbia vinto lui: è un ragazzo alla mano, umile e con una smisurata passione per le moto sportive. E poi con gli occhiali da sole assomiglia tremendamente a Ben Spies... Dopo cena ci salutiamo e lo ritrovo la mattina dopo ancor più sconvolto del giorno prima: “ho dormito si e no due ore”, ci dice. Arriviamo in circuito e lo vedo con gli occhi che sono tutto un luccichio: pit lane, vestiti “da piloti”, con a disposizione una ventina di supersportive gommate di fresco con le Bridgestone Battlax Hypersport S20. Il primo pacchetto di sigarette è ormai vuoto.

Sta’ tranquillo” lo rassicuro mentre lo accompagno verso una CBR 600 RR, giusta per iniziare, “facciamo tutto con calma e andrà benissimo”.

Primo turno. Nei primi giri andiamo pianissimo, anche troppo. Ma meglio così, prima deve memorizzare il circuito, uno dei più difficili e impegnativi. Il gruppo ci passa a velocità doppia e comincio gradualmente ad aumentare il passo, mi volto e Fabio è staccato di un centinaio di metri. Rientriamo. “Come ti trovi?, chiedo. “È tutto un su e giù, non ci capisco niente, non c'entra un cavolo con la Play Station!”. Il tempo di una sigaretta (manco a dirlo) ed è già ora di rientrare. “Ora stai davanti tu, tutto come prima, alza il ritmo progressivamente e cerca di ricordarti le linee che abbiamo seguito prima”. Ma è ancora teso. Rigido in sella, a parte una paio di curve ben impostate sbaglia tutte le traiettorie, entra stretto e si trova sempre largo in uscita. Però non fa mai il passo più lungo della gamba. Rientriamo di nuovo e ci mettiamo davanti a un tabellone con il disegno della pista. Provo a fargli ripercorrere mentalmente il circuito. “Qui freni troppo tardi, là puoi raccordare meglio per impostare la curva dopo...”. Nel terzo turno monto una telecamera on board e lo rimando avanti. Una paio di giri per scaldare le gomme e già vedo i primi progressi: comincia a capire dove mettere le ruote e sul rettilineo da tutto gas. Ancora impacciato in sella, sopratutto nelle curve sinistrorse, commette qualche errorino nei punti più critici, come la staccata cieca dopo il curvone in salita appena oltre il celebre scollino. Avremo modo di parlarne a pranzo, dove il nostro dà… due giri a tutti: gradisce la cucina portoghese quanto i semimanubri. Ora è più calmo. Non vede l'ora di rientrare per il quarto e penultimo turno, ma gli intervalli tra una boccata di fumo e l'altra sono più ampi.

Quarto semaforo verde. Lo metto in coda per qualche giro, tento di anticipare e di enfatizzare gli spostamenti in sella perché possa copiarli. Nonostante il ritmo ora sia decisamente più alto, il sibilo della sua GSX-R 750 è sempre lì. Dopo una manciata di giri decido di lasciarlo solo e lo ritroverò solo a fine turno. "Sto cominciando a divertirmi davvero - dice radioso -, sono riuscito a raccordare le prime curve come mi dicevi, poi sullo scollino non mollo più il gas come prima, pelo un pochino e giù fino al curvone”. Lo carico: "Sai che ti dico? L'ultimo turno te ne vai subito per i fatti tuoi". Quinto turno. Io mi attardo smanettando con il cruscotto di una BMW S1000RR e lui è fra i primi ad entrare. Giro dopo giro mi metto dietro una moto dopo l'altra ma Fabio non si vede. Comincio a insospettirmi che possa essere tornato ai box per qualche motivo finché scorgo la sua sagoma in lontananza. Se ne mette dietro un paio anche lui ed è visibilmente più sciolto. “E quei gomiti larghi?" penso fra me e me. "Vuoi vedere che mi è diventato davvero come Ben Spies?”. Mi rifaccio sotto con più fatica del previsto, lo passo e gli alzo un pollice. Ultimo semaforo rosso. Rientro ai box, mi tolgo il casco e cerco Fabio tra i presenti. Lo trovo defilato dal gruppo, appoggiato al muretto che guarda il rettifilo con l’immancabile sigaretta. Mi sorride facendo tiri profondi e lentissimi. Questa sigaretta ha tutto un altro sapore. 

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