MOTORE Una volta in sella, la GSX 1250FA è più facile di quanto ci si aspetterebbe considerandone peso e dimensioni. I piedi si appoggiano facilmente al suolo e il grande angolo di sterzo facilita le manovre da fermo. L’avvio è pronto anche a freddo: la rumorosità meccanica è ridotta al minimo e la tonalità di scarico è “civile”. Il comando idraulico della frizione è stato addolcito rispetto alla versione precedente; il cambio ha innesti precisi, ma un po’duri soprattutto nelle prime tre marce. La miglior qualità della gran turismo Suzuki è la maneggevolezza. Adottando una guida sportiva, la GSX1250FA gratifica, nonostante la mole, per la sua agilità anche nei cambi di direzione veloci. Nelle pieghe più accentuate necessita un maggior impegno di guida: si evidenzia un certo sottosterzo con la tendenza ad allargare le traiettorie. Inoltre la si guida senza difficoltà anche nel traffico o nel misto stretto, l’avantreno è leggero e non fa rimpiangere un manubrio più largo. Anche se avevamo provato la Bandit in estate, mentre questo test si è svolto in primavera, sembra che la carenatura allontani meglio il calore dalle gambe del pilota. Il quattro cilindri di 1.255 cc ha dimensioni compatte, la catena di distribuzione centrale con generatore spostato alla sinistra dell’albero motore, che riduce l’ingombro sia laterale, sia longitudinale. L’alimentazione è ad iniezione elettronica a doppia valvola con corpi farfallati da 36 mm per una maggiore prontezza all’acceleratore e una combustione più efficiente. Il quattro cilindri piace per elasticità, coppia, fruibilità. Consente di viaggiare a 1.500 giri in sesta marcia e riprendere spalancando il gas senza il minimo sussulto e con una spinta notevole, sfruttando quindi tutto l’arco di erogazione. Il propulsore non è particolarmente potente rispetto ad altri concorrenti della sua stessa cubatura: eroga 98 CV di potenza dichiarata, che in confronto al peso in ordine di marcia sono pochi. Ma la Suzuki li scarica a terra con una fluidità esemplare, senza buchi o calci nella schiena, con una progressione costante, vigorosa e mai imbarazzante anche per chi non è un motociclista di lungo corso. La stabilità è buona fino alla soglia dei 200 km/h indicati: oltre questo limite si innescano degli ondeggiamenti. L’impianto frenante utilizza un coppia di dischi anteriori che è efficace e modulabile, mentre il disco posteriore richiede una pressione vigorosa per esprimersi al meglio. L’intervento dell’ABS si avverte solo quando è necessario, ma non è mai eccessivo.