Test Prototipo Piaggio MP3 Ibrido
L'ibrido Piaggio ha due assi nella manica: una grande facilità d'uso; permette di muoversi tanto in città che fuori.
Hi-Tech
HI-TECH Entro la seconda metà del
2008 arriveranno i primi scooter Piaggio ibridi: una
fortissima
accelerazione tecnologica, promossa dalla Casa di
Pontedera.
Si tratta dell’evoluzione del progetto HyS (Hybrid
Scooter), sviluppato
in collaborazione con l’Università di Pisa: ma è la prima volta in campo
moto, e una delle prime in assoluto, che da un prototipo di ricerca si
passa ad un veicolo di produzione. Dal punto di vista tecnologico
è davvero una svolta epocale, di cui in Piaggio vanno giustamente
orgogliosi. L’ibrido è un gruppo propulsivo che si basa sulla
compresenza
di un motore a scoppio, uno elettrico e una speciale trasmissione
che permette di armonizzare il funzionamento dei due. Delle diverse
configurazioni possibili, Piaggio ha scelto un “ibrido parallelo
pieno con plug in”, un unicum nel panorama mondiale anche
considerando
ciò che esiste in campo auto. Nell’ibrido parallelo, i due motori hanno
entrambi accesso alla trasmissione finale, e possono quindi
sommare i loro contributi di coppia. In più, il motore elettrico
può funzionare a rovescio, da generatore, recuperando in decelerazione
parte dell’energia cinetica spesa per accelerare il veicolo. I due atout
del sistema HyS sono le batterie al litio – che nessuno ha mai
impiegato nel settore dell’autotrazione – e la possibilità di
ricaricarle
dalla rete elettrica (“plug-in”). Il tre ruote Piaggio
ibrido
promette fino a 60 km/l e fino a 20 in puro elettrico. Il funzionamento
in contemporanea dei due motori dovrebbe garantire un incremento di
coppia dell'85% ed una diminuzione notevole delle emissioni
inquinanti.
Il test completo e le informazioni tecniche su Motociclismo di settembre
Sistema HyS
IL SISTEMA HyS dell’MP3 si basa su una versione
modificata del
motore Quasar 250, con una nuova centralina elettronica e una
gestione
completamente Drive By Wire; e su un gruppo elettrico composto
da
3 batterie agli ioni di Litio in serie (tensione di 36 V), un
inverter
(trasformatore a corrente continua) e un motore elettrico a magneti
permanenti di ultima generazione, da 2,5 kW e 15 Nm di coppia, calettato
sul mozzo ruota a valle della frizione. Più, naturalmente, una seconda
centralina a sorvegliare e coordinare il tutto. Accettabile l’aggravio
di peso: circa 15 kg per il pacco batterie, 5 kg per il motore elettrico
e altri 5 kg per l’elettronica, compreso l’inverter. Totale 25 kg.
Al
manubrio c’è un classico cavo, e non un potenziometro, perché tanto
il motore elettrico che quello termico sono controllati ‘in
coppia’,
ovvero a pilotare il tutto è la richiesta di coppia che il pilota fa.
A veicolo fermo è sempre possibile collegarsi ad una comune presa a 220V
per ricaricare, con la mediazione dell’inverter, le batterie. A gestire
il tutto sono le centraline, che lo fanno secondo una delle quattro
logiche implementate: standard, puramente elettrica,
massima ricarica della batteria, massima scarica della batteria.
Nell’ultimo caso il sistema fa fornire al motore elettrico tutta la
coppia disponibile finché nella batteria c’è carica; nel penultimo
avviene l’opposto.
Il test completo e le informazioni tecniche su Motociclismo di settembre
Come va
COME VA Il motore elettrico è attivo a tutti regimi,
ma si
avverte in particolar modo l’incremento di coppia da esso fornito ai
bassi:
nello spunto ed in salita. In partenza e in
accelerazione, ovvero
nei transitori, il motore elettrico tendenzialmente supporta quello
termico con la sua caratteristica prontezza, assorbendo energia dalla
batteria ma permettendo al motore termico di lavorare in condizioni migliori
e consumare di meno. Viceversa, quando la centralina riconosce una frenata,
inverte il campo elettrico in modo che il motore funzioni da freno e generi
corrente elettrica inviandola alle batterie. Il freno motore ci è sembrato
anche troppo dolce; per il resto, non ci sono differenze rispetto
all’MP3:
alle basse velocità la sensazione di peso è mitigata grazie alla coppia
supplementare; al crescere della velocità il contributo della parte
elettrica cala fino a scomparire. Quello di Piaggio si dimostra un
progetto molto ambizioso, che non ha paragoni nemmeno nel Sol Levante,
soprattutto per il fatto che passerà da una fase sperimentale alla produzione
di serie nel 2008.
Il test completo e le informazioni tecniche su Motociclismo di settembre
© RIPRODUZIONE RISERVATA