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Test Moto Guzzi V7 Racer: ispirata alla V7 Sport dei primi anni Settanta, è un vero divertimento

Abbiamo testato in anteprima il prototipo della Moto Guzzi V7 Racer, che ci è piaciuto per le doti dinamiche di agilità e rapidità nei cambi di direzione.

COME È FATTA

COME È FATTA Abbiamo testato in anteprima il prototipo della Moto Guzzi V7 Racer, presentata al Salone della moto di Milano di novembre 2009. Era parcheggiata nel piazzale della fabbrica di Mandello del Lario e si distingueva per il serbatoio cromato e il telaio verniciato di rosso, come quello della “mitica” V7 Sport dei primi anni Settanta. Appena messa in moto ci saremmo aspettati un fragore da moto da corsa; invece da una coppia di scarichi cromati ed estremamente civili, esce un borbottio soffocato. La special di Mandello è (quasi) pronta per le vetrine dei concessionari. Si nota subito come sia derivata dalla base V7 Café: è equipaggiata con lo stesso motore e la ciclistica e le sovrastrutture sono simili. Quel che cambia sono però il telaio, il forcellone e i mozzi ruota verniciati di un bel rosso metallizzato. Il parafanghi, il codone e i cerchi hanno la colorazione nera. Ma la V7 Racer si distingue come special per altri particolari ancora più evidenti, che comprendono fianchetti e supporti silenziatori in alluminio, portanumero ovali, pedane arretrate in ergal, oltre che per alcuni dettagli più sofisticati, come i soffietti sugli steli forcella, le pipette e i cavi candela rossi, alcuni loghi rossi in rilievo. Per il momento è solo un prototipo, ma la Casa costruttrice garantisce che il 95% dei componenti è definitivo per il modello di serie.

COME VA

COME VA La V7 Racer, a dispetto del nome, non è una moto nata per aggredire i cordoli, ma per pennellare - senza fretta - traiettorie pulite sulle sponde del lago o su strade tutte curve. Nel complesso, è una moto divertente, adatta anche al neofita totale. Il motore, che non arriva a 50 CV dichiarati, è regolare e piacevole nella guida disimpegnata. Non brilla in allungo (la spinta si affievolisce poco oltre i 6.000 giri), ma riprende bene anche ai bassi regimi ed è supportato da un cambio sufficientemente morbido e preciso. Le vibrazioni si avvertono su manubrio e pedane, ma non sono mai veramente fastidiose. Le pedane arretrate e la sella lunga concedono una posizione meno rannicchiata rispetto alla Café, ma l’abitabilità non è il miglior pregio della Racer, specie per chi supera i 180 cm di statura. Tuttavia le dimensioni compatte, la sella non troppo distante dal suolo e il baricentro basso sono d’aiuto in città, dove la manovrabilità è limitata soltanto da un raggio di sterzo che potrebbe essere un po’ più contenuto, ma che rimane tutto sommato buono. Fra tombini e pavé si apprezza anche la taratura degli ammortizzatori posteriori: se quelli della V7 Café, eccessivamente rigidi, scaricano tutte le irregolarità sulla schiena del pilota, con la Racer si soffre decisamente di meno. La coppia di Bitubo con serbatoio separato è completamente regolabile, ma anche giocando con i click in compressione ed estensione non percepiamo apprezzabili cambiamenti. Ce ne accorgiamo appena usciti dal centro dove, sui curvoni veloci, vorremmo maggior rigore al retrotreno. La forcella lavora bene, ma nell’affrontare pieghe oltre i 100 km/h, si innesca qualche ondeggiamento - mai pericoloso - che controlliamo chiudendo un po’ il gas. La Racer ha una grande agilità e una buona rapidità nei cambi di direzione. Un piccolo appunto va ai freni: se il posteriore è aggressivo quanto basta, l’anteriore, adeguatamente potente, accusa una risposta un po’ spugnosa. La V7 Racer sarà in vendita da fine settembre, in edizione limitata, ad un prezzo vicino ai 9.000 euro.

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