Intendiamoci: da quando è scoppiato il Coronavirus, sono stato in apprensione per la salute di persone vicine e lontane, ho ammirato il coraggio degli operatori della Sanità e della Pubblica Sicurezza, ho riscoperto il sentimento di appartenenza al Paese nell’abbraccio che avrei voluto dare al mio vicino di casa, rianimatore all’Ospedale Sacco di Milano. Rispetto a questi valori e a queste straordinarie professioni, mi sono interrogato sull’utilità del mio lavoro e sull’opportunità di portarlo avanti nel bel mezzo di una “guerra”. La risposta l’ho trovata nell’idea che tutto ciò che contribuisce alla salute fisica e mentale delle persone sia un prezioso alleato della mascherina e un sollievo importante nella alienante condizione di reclusi. Mi sono detto che un bel tomo da 240 pagine (senza prove, che Motociclismo è?) sarebbe arrivato agli appassionati confinati in casa con un effetto paragonabile alla stecca di sigarette che si dà ai soldati al fronte. Così, nelle poche maglie dei decreti allargate a beneficio degli operatori dell’Informazione, ho mandato Meloni a guidare la potentissima Streetfighter, ho spedito Ciaccia in moto in una Milano ferita e spettrale, e ho fatto imbastire altri servizi, come la prova valigie di pag. 68, che non si possono confezionare in smart working. Li trovate su Motociclismo di aprile. All’apparenza mi sono mosso in contrasto con la campagna #IoRestoAiBox. Dico in apparenza perché la moto, per noi, è anche lavoro. Come doveroso, ci siamo attenuti alla totale osservanza delle regole anticontagio. E a quella non scritta di mettere in sella professionisti della moto capaci di guidare in modo sicuro e responsabile. Non poteva essere diversamente in un momento in cui gli ospedali sono in enorme sofferenza.
La cosa sorprendente è scoprire quale straordinario stimolo sono i momenti brutti per recuperare dentro di noi le cose più belle. Per esempio lo sforzo di fantasia e di memoria a cui è stata e sarà chiamata la redazione in assenza di argomenti “freschi”. Per capire cosa intendo dire, leggete su Motociclismo in edicola l’articolo sui grandi eventi sportivi interrotti per epidemie e guerre. Oppure cercate di cogliere quel meraviglioso esempio di “Europa unita” nella prova della KTM 390 Adventure che ci ha passato l’autorevole rivista Motorrad. In un concetto di mutuo soccorso, abbiamo ricambiato con un paio di articoli che anche loro non sono riusciti a fare per i nostri stessi motivi. Sono curioso di leggermi in tedesco. So che voi continuerete a farlo ogni mese. Motociclismo resta in italiano, promesso. E in attesa di ribeccarci su qualche passo di montagna, sarà il vostro cielo in una stanza.