Statistiche web

Nuova KTM 790 Duke: come va, pregi e difetti. Il video della prova

Torna in listino dopo un paio d’anni di assenza una delle moto più riuscite della Casa di Mattighofen. Capostipite delle Duke bicilindriche, assume un nuovo ruolo di “entry-level” al mondo Duke dei “grandi” conservando l’equilibrio, la facilità e il gusto di guida. Ora è Euro 5, depotenziabile a 35 kW. E costa meno di cinque anni fa! Ecco il video della nostra prova, con i pregi e i difetti della KTM 790 Duke 2023

1/16

1 di 3

A vederla la KTM 790 Duke pare identica a prima, e in effetti è proprio così. Presentata a Eicma 2017 come model year 2018, nel 2021 è stata sostituita dalla 890 Duke ma già nel marzo dell’anno seguente si era ripresentata come versione base del mondo Duke dei “grandi” (tolta cioè la 390). Oggi finalmente è disponibile dai concessionari, con due aggiornamenti principali: l’omologazione Euro 5 e le più recenti evoluzioni delle piattaforme elettroniche prese dalla 890, tra cui quella inerziale a 6 assi. Inoltre con la potenza di 70 kW-95 CV, ora è depotenziabile per poter essere guidata con patente A2.

La linea è dunque quella ben nota che fece scalpore al momento della presentazione, talmente avanti all’epoca da risultare piacevole e moderna ancora oggi dopo quasi sei anni, caratterizzata dai convogliatori che sembrano ali spingendosi molto avanti rispetto al serbatoio da cui originano, dallo scarico alto e voluminoso e dal motore che pare una scultura, appeso al telaio in bella evidenza. Il bicilindrico frontemarcia LC8c prodotto in collaborazione con CFMoto, lo diremo dopo, è ancora un riferimento come uso e prestazioni, nonostante la potenza inferiore di 10 CV rispetto a prima (95 dichiarati contro 105), e anche come tecnica con il doppio contralbero e la distribuzione (bialbero 8 valvole) con i bilancieri a dito e per le dimensioni compatte; inalterata invece la coppia dichiarata in 87 Nm. L’elettronica come detto è evoluta come sulle altre Duke in gamma, e comprende 3 riding mode (Sport, Street, Rain) di serie a cui si aggiunge il Track in optional, che prevede controllo slittamento ruota e trazione, anti-impennata, launch control e regolazione su tre livelli della risposta dell’acceleratore; poi ci sono controllo di trazione (disattivabile) e ABS cornering (con funzione Supermoto che lo disattiva al posteriore) e la regolazione della coppia in rilascio (optional), oltre alla frizione con antisaltellamento (di serie).

Immutati il piccolo telaio in tubi di acciaio a cui è appeso il motore, l’impianto frenante con due dischi anteriori da 300 mm e pinze radiali a 4 pistoni, posteriore da 240 mm con pinza a due pistoni, ruote in lega leggera e pneumatici MaxxisSupermaxx ST. Sospensioni WP Apex, la forcella rovesciata con steli da 43 mm ed escursione 140 mm (150 mm al posteriore); bellissimo e lunghissimo il forcellone senza leveraggi. La qualità costruttiva è ottima, c’è una percezione di solidità complessiva di grande appagamento, nonostante il peso contenuto (dichiarato 174 kg a vuoto), le leve al manubrio sono regolabili, anche le pedane a richiesta e il cambio può essere rovesciato facilmente. Ottimo anche il display TFT per visibilità e leggibilità, anche bella da vedere con i colori e i font tipici KTM; intuitivi e della giusta dimensione i comandi ai blocchetti elettrici, che sono retroilluminati.

Mettiti in sella e guida. La 790 Duke è così: per leggerezza, disponibilità e fluidità del motore, ergonomia azzeccata, fin dai primi metri dà la sensazione di una moto che punta tutto sull’equilibrio e sulla facilità di guida. Con il passare dei chilometri questo sentimento è confermato dalla disponibilità del bicilindrico LC8c, che resta un riferimento per carattere e assenza di vibrazioni: spinge fin dai regimi inferiori, ai medi ha una bella vivacità e in alto è grintoso il giusto. Inserito in una ciclistica di grande precisione, dà l’impressione di avere tutto quello che serve, e nemmeno un CV di più per divertirsi su strada.

La KTM 790 Duke da sempre ha il soprannome di “Scalpel”, a indicare la sua precisione nella guida su strada, e il concetto è confermato in questa versione: il motore in funzione portante rende la ciclistica rigida quanto serve su strada e le sospensioni hanno una taratura azzeccata, in grado di mantenere la traiettoria desiderata anche su strade sconnesse, però avremmo voluto una maggiore sensibilità della forcella nella prima parte dell’escursione, che risultava invece un po’ bloccata; forse aveva bisogno di un po’ di rodaggio. Più che adeguato il sostegno dell’ammortizzatore posteriore. Nel piacere di guida ha un’importanza fondamentale la posizione di guida, che ci è parsa azzeccatissima, con il manubrio un po’ alto e largo 810 mm, secondo dna offroad della Casa (ma è regolabile su quattro posizioni sulla piastra forcella e ruotato su tre) e permette veramente di giocare con la moto.

Gli pneumatici Maxxis sono onesti, vanno scaldati bene per dare il loro meglio. La frenata è adeguata alla classe della moto, il posteriore ci è parso eccellente, all’anteriore avremmo preferito un feeling diverso al comando, maggiore modulabilità che secondo noi aiuterebbe anche il neofita, sarebbe la ciliegina sulla torta nel quadro di una moto che permette di divertirsi un mondo a tutti, indipendentemente dal grado di esperienza del pilota. A conferma che 100 cavalli bastano e avanzano, su strada, quando uniti a leggerezza e ciclistica a punto e ad un’elettronica ben presente ma con la giusta discrezione, tanto che quasi non ci si accorge della sua presenza. Sulla moto a disposizione avevamo anche il quickshifter, che funziona molto bene sia in salita sia in scalata, contribuendo a quella guida spensierata che permette di concentrarsi soltanto su dove si vuole mettere le ruote e alla fine ti fa entrare in una dimensione di disimpegno che è la sola con cui si possa godere appieno della passione per la guida motociclistica. Bentornata, 790 Duke!

Pregi e difetti

Confermati dunque pregi e difetti che erano emersi nella comparativa di naked medie pubblicata su Motociclismo di giugno 2018: tra i primi il feeling di guida, la maneggevolezza, la bontà del motore e l’elettronica; tra i secondi il comfort non eccelso, a causa della sella un po’ dura e della risposta secca della sospensione posteriore sullo sconnesso.

1/10

Un’ultima nota molto lieta del ritorno della KTM 790 Duke, è nel prezzo, inferiore addirittura rispetto a cinque anni fa di oltre 500 euro: adesso costa infatti 9.240 euro, indicativo chiavi in mano* (e con quickshifter in omaggio fino al 16 aprile, valore 400 euro). Due le grafiche disponibile, una su base arancio e l’altra in grigio.

*Il prezzo presente in questo articolo è da considerarsi con la formula "chiavi in mano", comprensiva di "messa in strada", che Motociclismo quantifica in 250 euro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA