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Pregi e difetti delle KTM 690 SMC R ed Enduro R 2019

La monocilindrica austriaca, declinata in Enduro e Supermotard, ritorna rinnovata nell'estetica e con modifiche alla ciclistica. Tutto un altro mondo anche il motore, identico a quello della Husky 701; di serie una raffinatissima elettronica
In oltre trent’anni (la prima KTM LC4 risale al 1987), le grosse monocilindriche austriache hanno dettato legge, rimanendo praticamente le uniche protagoniste di una categoria dalla quale tutte le concorrenti si sono defilate, una dopo l’altra. Nell’ultimo biennio, senza alcun upgrade in vista, si pensava che la loro eredità rimanesse nelle mani del marchio Husqvarna, con le 701. Ma a Mattighofen è bastato dare una mano di arancione alle sorelle bianco/blu per… rinverdire un mito.

Nascono così la nuova 690 R, declinata in versione Supermotard ed Enduro. Rispetto al recente passato troviamo prestazioni più elevate e una veste estetica molto accattivante. Non solo un restyling, ma un upgrade che coinvolge più del 50% dei componenti della moto. La cifra del progetto è però l'elettronica. Attorno alla centralina Bosh 9.1 è costruita una dinamica di guida estremamente moderna, con sistemi di gestione dell'ABS e del Traction Control così evoluti da risultare godibili anche nelle situazioni più estreme. Quick Shifter Plus e due riding mode completano una dotazione di serie da prima della classe.
1/7 KTM 690 SMC R 2019: il nostro test

Design aggiornato, non stravolto

Le due versioni, SMC ed Enduro, condividono gran parte del progetto, ma si differenziano per le sospensioni e i freni, oltre che per il diametro delle ruote e per piccoli dettagli nella geometria della ciclistica. Lo schema costruttivo rimane invariato rispetto al passato: ritroviamo dunque il telaio a traliccio (ma con zona del cannotto rivista per avere più sterzo, modifica apprezzabile soprattutto nella guida in città) e serbatoio posteriore autoportante che funge anche da telaietto posteriore. A livello di sovrastrutture ci sono plastiche più snelle, una sella con un nuovo profilo e rivestimento inedito, convogliatori dal disegno che ricorda un po' quelli della gamma racing.

Il vero protagonista è però il motore, che adotta il grado evolutivo introdotto con le prime Duke Euro 4: oltre a quanto necessario per rispettare la normativa antinquinamento, vanta un secondo albero di bilanciamento posizionato nella testata, per ridurre quasi a zero le vibrazioni del grosso "mono". La potenza dichiarata sale a 74 CV a 8.000 giri/min, un record. Dinamicamente, le KTM proiettano in un mondo a sé stante, perché è difficile, se non impossibile, trovare rivali alla KTM 690: che sia Supermotard o Enduro, non esistono concorrenti dirette. Fin da subito impressiona la progressione che il motore regala in qualsiasi marcia. Fluido e sufficientemente elastico, esalta specialmente nella seconda parte di erogazione, con una spinta degna quasi di un bicilindrico e con un allungo incredibile per questo tipo di motore. La sensazione di essere in sella ad una fionda è esaltata dal cambio elettronico, che permette di buttare dentro le marce in rapida sequenza senza perdite significative di giri tra un rapporto e l’altro.

Gli innesti sono precisi e poco contrastati, e ancora più morbida e dosabile è la frizione. La SMC dimostra subito una grande precisione di guida, da vera sportiva. Tuttavia rimane facile e maneggevole, molto intuitiva. Basta spostare anche di poco il peso del corpo e lei risponde nella maniera più naturale possibile. La posizione di guida è tipicamente motardistica: manubrio largo e busto eretto, per un feeling immediato e una sensazione di pieno controllo. Altrettanto naturale è l’interfaccia con i sistemi di controllo, che costituiscono un'ancora di sicurezza per chi vuol spingersi oltre il limite dell'aderenza.

Nel complesso la moto è performante, una motard di razza con la tecnologia di una supersportiva, ma nell’uso disimpegnato su strada concede anche un minimo di comfort, grazie soprattutto alla quasi totale assenza di vibrazioni: contenute per un "mono" di questa cubatura, presenti quel minimo che basta (specie agli alti regimi) per poter essere definite coinvolgenti. Ottimi i freni per modulabilità e costanza di rendimento anche in pista. L'ABS è disinseribile oppure settabile in modalità Supermoto grazie ad una dongle key, pensata per la guida in pista: così si esclude l’intervento del sistema sulla ruota posteriore (per consentire derapate e traversi), mentre la ruota anteriore è sottoposta ad un minimo di controllo. Tutto bene, dunque? Unico appunto, soprattutto sulla SMC, più fruibile su strada, lo rivolgiamo alla strumentazione, eccessivamente essenziale. Se fosse più completa (numero di giri, livello carburante, etc.) e magari abbinata ad una pulsantiera unica integrata, sarebbe più in linea con il contenuto e il livello della rinnovata 690.
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Offroad sì, ma non da mulattiera

Passiamo dalle ruote da 17” al tassello, salendo a bordo della Enduro che, come le 690 precedenti, predilige percorsi tipicamente rallistici, scorrevoli al punto giusto per scatenare tutta la cavalleria a disposizione. Rispetto al precedente modello, ora percepiamo immediatamente una sostanziale differenza dinamica. L'anteriore, un tempo un po’ troppo “puntato”, restituisce molto più sostegno e sensibilità. Tuttavia il posteriore, a nostro giudizio, sarebbe da ammorbidire ancora un poco: nulla che non si possa fare con la nutrita serie di attrezzi forniti di serie. Come riportato con la SMC-R, su tutto impressiona il motore. È davvero un portento di prestazioni. Ma anche in questo caso stupisce positivamente il funzionamento dei sistemi elettronici, che assistono talmente bene il pilota da restituirgli la sensazione di fare tutto lui, tanto poco sono invasivi. O meglio: ti tengono in piedi guidando al limite – consentendoti di elevarlo, il limite – senza essere fastidiosamente castranti.

Ovvio che, togliendo tutti i controlli, si può alzare l’asticella, ma di pari passo deve salire il livello di malizia del pilota, che a quel punto potrebbe trovarsi nella condizione di confrontarsi con traversi a 100 km/h, impennate e staccate a velocità non consuete. Soprattutto in offroad rimane la sensazione di inerzia del posteriore quando il serbatoio è pieno e la moto si mette bruscamente di traverso, ma è una situazione sensibile nella guida aggressiva ed estrema. La KTM 690 Enduro R era e rimane una moto per certi versi “ignorante”, ma capace di parlare al cuore come poche.
1/18 KTM 690 Enduro R 2019
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