Test: Kawasaki enduro KXE250F
Per il 2009 la KXE250F ha fatto un salto di qualità, derivando dalla sorella da cross KX250F tutta nuova (telaio, sovrastrutture e motore), che si era già dimostrata competitiva e molto a punto. Sulla stessa linea anche la enduro, più precisa all’anteriore e più maneggevole. La ICS KL, una centralina aggiuntiva alla principale, modifica gli anticipi ai bassi e migliora l’erogazione sottocoppia.
Caratteristiche
CARATTERISTICHE La moto
deriva dalla sorella da cross ed è omologata per due posti, Euro 3
“vera”,
con un dB killer specifico e un catalizzatore rimovibile posto
all’ingresso
del silenziatore. La trasformazione per l’uso agonistico è semplice e
veloce: viene fornita con l’impianto elettrico doppio, perciò si può
utilizzare
quello stradale, con gli indicatori di direzione e una serie di altri accessori
“pesantucci”, oppure utilizzarlo nella versione racing semplificata,
cioè levando il tutto. Nel kit contiene un dB killer studiato per le gare
da enduro e per rispettare le normative FMI sul rumore. La vera novità
sta nel modulo ICS KL (Ignition Control System), un piccolo congegno
elettronico,
applicato in parallelo alla centralina elettronica, che modifica gli anticipi
di accenzione ai bassi regimi, fino a 5.000 giri, migliorando l’erogazione
sottocoppia. Questo particolare è indispensabile per adattare il carattere
della cross, che ha un motore impostato per rendere molto in allungo con
un leggero buco ai bassi. Con l’ICS si riesce a far salire i giri più
rapidamente scavalcando l’indecisione nella prima parte di erogazione.
La KXE è leggera e potente. Il cerchio posteriore da è da 18’’ con
canale
da 2,15 di larghezza per montare il gommone da 140 omologato FMI e la centralina
elettronica CDI si torva sotto il fianchetto radiatore lato sinistro al
riparo da urti. Ha un nuovo telaietto posteriore con portatarga da competizione
più leggero e robusto.
Come va
COME VA Essendo la versione
cross, non ha il bottoncino per l’avviamento, ma non sembra essere così
indispensabile. La moto parte benissimo e con uno sforzo minimo, grazie
all’alzavalvole automatico. Il test è stato breve e
limitato ad
una zona sassosa, caratteristica tipica della Val Trompia (sede della KL).
Il fondo sassoso e smosso è una condizione decisamente negativa per le
sospensioni di serie nate per il cross, dalle tarature diametralmente opposte
all’uso enduristico. Malgrado tutto, la ciclistica ha mostrato una
maggiore
precisione sull’anteriore, con un conseguente miglioramento della
maneggevolezza,
che non sembra non aver compromesso la stabilità, caratteristica di spicco
della Kawasaki, che da sempre ci ha abituati ad essere un po’ dura da
inserire in curva.
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