Statistiche web

Test in anteprima: Aprilia Dorsoduro RR V2 Racing, potenziale altissimo in 110 cavalli da corsa

Abbiamo testato in anteprima sul circuito di Pomposa la Dorsoduro elaborata in versione RR. Debutterà nella nuova Classe Maxi moto del Mondiale Supermoto, che sostituirà la vecchia S3. Per realizzare la RR Aprilia ha puntato sul Reparto corse V2 Racing di Sesto Calende (Varese) che ne ha aumentato la potenza a 110 CV, partendo dai 92 CV della serie, e ne ha rivisto la ciclistica.

Compe nasce la Dorsoduro RR






COME NASCE
Sul circuito internazionale di Pomposa facciamo conoscenza con la Dorsoduro RR, osservandola in ogni minimo particolare. La disciplina della Supermotard è in crisi e gli organizzatori del Mondiale, per rilanciarla, hanno deciso di apportare delle modifiche al campionato, eliminando la categoria S3 e introducendo quella delle maxi moto. Vedremo schierate in griglia le nuovissime motardone che affronteranno alcuni circuiti del Mondiale (senza la parte di off-road) con un campionato/trofeo tutto da vedere. È tuttora in forse l’organizzazione di un campionato italiano, ma pare che ci siano buone possibilità di vedere questi bolidi anche sulle piste di tutta Italia. Il regolamento è ancora in via di definizione, ma le Case sembrano mostrare notevole interesse e sul mercato sono già pronte a darsi battaglia la Ducati Hypermotard, la KTM 990 SM, la BMW HP2 e l’Aprilia Dorsoduro 750. Il cavallo di battaglia della Casa di Noale è stato preso in seria considerazione da Amleto Porro, personaggio più che conosciuto nel settore nonché Team Manager della scuderia V2 Racing che sarà al via della neonata categoria in questione con il pilota toscano Alessandro Tognaccini. La V2 Racing ha sede a Sesto Calende (VA) e il reparto corse è specializzato nella preparazione dei bicilindrici Aprilia SXV e Dorsoduro. Proprio su quest’ultima è iniziato il lungo lavoro di sviluppo: la moto è completamente nuova e non si sa ancora che limite sarà possibile raggiungere in una pista da supermotard. “RR” (racing replica) è la sigla che contraddistinguerà la bellissima maxi-moto allestita dalla factory lombarda. Tognaccini l’ha testata con noi per la prima volta e senza essere mai salito in sella prima ha staccato un 1’05”, quando il record della pista è di 58”: un tempo simile al primo test, senza sviluppo alle spalle, vuol dire che la moto ha un potenziale altissimo.

Motore




MOTORE
La Dorsoduro è motorizzata dal noto 750 bicilindrico a V longitudinale di 90°, quattro valvole per cilindro, doppio albero a camme in testa, alimentazione ad iniezione elettronica con due corpi farfallati e gestione dell’apertura farfalle con sistema Ride by Wire. L’acceleratore è elettronico, dotato di una gestione “Tri-Map” che consente di selezionare le tre mappe tramite un comando posto sul manubrio. Alla mappatura S, che sta per Sport (la più performante), è stato variato l’anticipo e modificata l’iniezione di aria e benzina, portando inoltre il limitatore a 12.000 giri contro i 10.000 della versione standard. Il volano è stato alleggerito e sono state cambiate anche le guarnizioni delle teste e modificati i condotti di scarico. La moto, grazie anche allo scarico completo Silmotor, può ora contare su 110 CV, contro i 92 della serie, stando al dichiarato.

Ciclistica




CICLISTICA
La motardona stradale è stata sviluppata in stretta collaborazione con il reparto corse motard Aprilia, da cui deriva il telaio misto traliccio e alluminio ad elevata rigidità torsionale e verniciato a polvere in bianco-nero. Il forcellone è stato accorciato di 5 mm sul guida catena, mentre il telaietto posteriore è smontabile. L’ammortizzatore posteriore è stato sostituito con un Ohlins regolabile in altezza e la forcella Marzocchi Shiver da 50 mm vanta un’escursione maggiore ed è bloccata dalle piastre di sterzo Andreani Group che hanno un offset ridotto e chiudono di 2 gradi l’angolo di sterzo. Il freno anteriore è un Galfer con pinze ricavate dal pieno che agiscono su dischi flottanti da 320 mm, mentre la pompa è Beringer; al posteriore rimane quello di serie, ma dotato di un supporto alleggerito. I cerchi sono Marvic forgiati in magnesio e hanno un peso ridottissimo, all’avantreno la misura è 16,5”, al retrotreno 17”. Montano coperture slick Pirelli superbike in mescola soft. La bulloneria è in titanio-ergal. Il risparmio di peso complessivo dichiarato è 47 kg: partendo da un peso di 185 kg della moto originale, la V2 Racing sarebbe arrivata a fermare l’ago della bilancia su un peso di 138 kg. Il manubrio è McMaster.

Test




TEST
L’impostazione è decisamente orientata verso una guida stradale piuttosto che da pista, con posizione arretrata e braccia distese, ma il manubrio alto aiuta l’approccio rendendoti più sicuro in sella. Siamo rimasti colpiti per quanto sia agile questa moto, nonostante un peso decisamente superiore agli standard a cui siamo abituati. Certo, il peso si percepisce ma, una volta inserita in curva, quella sensazione svanisce e si riesce a voltare con precisione, riuscendo anche a percorrere linee decisamente strette come solo una vera supermoto può fare. Un ingresso in curva pulito e preciso, senza far derapare il posteriore, paga in termini di tempo sul giro. L’anteriore è davvero stabile e preciso grazie al buon comportamento della forcella che affonda in modo progressivo. Il monoammortizzatore non è altrettanto ben settato e risulta troppo sfrenato nei cambi di direzione e nei tratti di asfalto maggiormente ondulato. Il motore è dolce e gestibile, l’erogazione è progressiva, ma richiede di cambiare al giusto regime di giri per poter contare sulla massima spinta e non trovarsi nella parte calante della curva di erogazione. Il doppio disco è performante e riesce a fermare con la necessaria forza questa motardona, anche nelle staccate più aggressive; quello posteriore si usa pochissimo perché il freno motore è notevole.
© RIPRODUZIONE RISERVATA