Abbiamo testato in U.S.A. le più belle cavalcature americane: le Touring della Harley-Davidson. Con un allestimento più consistente si possono scegliere l’Electra Glide Standard, la Street Glide e l’Electra Glide Ultra Classic. Se si punta sull’agilità si può optare per la Road King, più scarna nella forniture, ma una bicicletta in confronto alle altre. In movimento, la taratura morbida delle sospensioni assorbe ogni asperità dell’asfalto e le nuove misure degli pneumatici offrono un’aderenza to
Ciclistica
CICLISTICA Due giorni sulla costa Ovest degli Stati Uniti, oltre 700
km di highway e strade costiere, da Los Angeles a San Francisco per provare
la gamma Touring di Harley-Davidson. È bastato chiudere gli occhi un istante
per sentire il calore del sole, la brezza salmastra che accarezza il volto
e un ritmico borbottio tra le gambe. Partiamo da Santa Monica, nella parte
settentrionale di LA, a ridosso dell’oceano. Tra le moto a disposizione,
scegliamo la Electra Glide Standard. Sulle ampie strade americane la mole
non certo indifferente della Electra è un po’ ridimensionata: nel traffico
congestionato di una tangenziale italiana faremmo certamente fatica a scivolare
tra le auto senza rischiare di urtare lo scudo carenato e le borse contro
le auto incolonnate. Ingombri a parte, la manovrabilità alle basse velocità
è eccellente, nonostante le quote disegnate dal nuovo telaio siano più
abbondanti che in passato (l’interasse, ad esempio, sale da 1.610 a 1.625
mm; l’avancorsa da 157,5 a 173 mm). Tuttavia il baricentro è posizionato
in basso e il peso si avverte davvero solo nelle manovre da fermo. Una
volta in movimento, tutto diventa più facile.
Motore
MOTORE Il propulsore, l’ormai noto Twin Cam 96 di 1.584 cc è una
conferma:
elastico, docile e corposissimo sin dai regimi più bassi, spinge bene e
con pochi strappi anche riprendendo con un rapporto lungo inserito: miracoli
dell’iniezione. Prima di raggiungere Malibu incontriamo una breve serie
di semafori: la frizione è modulabilissima in partenza, ma lo sforzo richiesto
per azionarla, benché ridotto rispetto al passato, è ancora superiore alla
media. Il cambio ha il comando a bilanciere, ma è abbastanza morbido da
permettere l’inserimento delle marce anche con la punta del piede. La
corsa però è un po’ lunga e gli innesti spesso rumorosi. Il motore si
scalda alla svelta e lo sentiamo tra le gambe, anche se in misura ridotta
rispetto al passato, grazie soprattutto all’ingegnoso sistema studiato
per ridurre calore e consumi. La strada si distende presto e riusciamo
a sgranare tutte le marce, fino alla sesta, praticamente un overdrive che,
con il limite di velocità di 55 miglia orarie (88 km/h circa), fa riposare
il motore. A questa andatura ronfa sornione a nemmeno 2.300 giri. Le good
vibrations dei vecchi motori Evolution sono solo un antico ricordo.
Electra Glide Standard
ELECTRA GLIDE STANDARD L’ampio scudo della Electra Glide Standard
devia completamente l’aria dal busto e dal casco del pilota. Solo le gambe
restano esposte, ma per il resto si viaggia senza altre preoccupazioni
se non quella di ammirare il paesaggio: oceano sulla nostra sinistra, colline
e montagne a destra, una sinuosa striscia d’asfalto davanti a noi. Percorriamo
così metà del percorso programmato per la prima giornata, senza sentire
la fatica del viaggio.
Street Glide
STREET GLIDE Nel pomeriggio abbandoniamo la Standard e cediamo al
fascino
tenebroso della Street Glide. La musica cambia: la Street è blues puro.
Acquattata a terra, con la sella a due palmi dall’asfalto (690 mm anziché
715 come le altre H-D touring) è la più “cool” del gruppo.
Disponibile
solo in versione monocromatica, anche opaca, ha diverse finiture del motore
con contrasti tra parti verniciate nere e altre cromate. Il parabrezza
ribassato è bellissimo, ma protegge poco: durante la marcia una lama
d’aria
arriva dritta dritta sul casco del pilota. La scheda tecnica dice che pesa
quanto la Electra Glide, ma la sensazione è di maggiore agilità e brillantezza,
come se avesse diversi chili in meno. La Street Glide è moto da solitari:
la sella posteriore è poco imbottita e scivolosa, sufficiente appena per
brevi spostamenti.
Fra le curve
FRA LE CURVE La taratura morbida delle sospensioni digerisce senza
problemi anche le imperfezioni più pronunciate. Su un tratto più guidato
prima di arrivare a Pismo Beach, tappa numero uno del nostro viaggio, emergono
le qualità inaspettate di queste Harley. Le nuove misure di ruote e pneumatici
(130/80-17” davanti e 180/65-16” dietro) fanno sentire i loro
benefici:
l’appoggio in piega della gomma posteriore non manca mai e infonde tanta
sicurezza. Il nuovo diametro della ruota anteriore (prima era da 16”)
trasmette la netta sensazione di un avantreno più svelto in ingresso curva
e nei cambi di direzione, ma non meno solido in appoggio. Arriviamo a Pismo
Beach al tramonto, giusto in tempo per vedere il sole tuffarsi
nell’oceano.
Electra Glide Ultra Classic
ELECTRA GLIDE ULTRA CLASSIC Il giorno seguente partiamo all’alba.
Decidiamo così di provare la Electra Glide Ultra Classic: dietro la sua
carenatura saremo riparati al meglio. Le manovre nel parcheggio non sono
facili. La Ultra è un vero peso massimo: ben 400 kg dichiarati a vuoto
di benzina. Appena in movimento però, le nostre supposizioni si rivelano
esatte: nemmeno un filo d’aria investe il pilota. Rispetto alla Standard,
anche le gambe sono ben protette. A livello di guida si confermano le buone
impressioni riscontrate in sella alla Standard e il quasi mezzo quintale
in più si sente solo quando si apre il gas: la Ultra è più lenta, in
accelerazione
e ripresa, delle altre Harley provate sinora. Anche per rallentare bisogna
strizzare un po’ di più la leva del freno, ma - come sul resto della gamma
- la decelerazione è abbastanza potente. Un plauso particolare va all’ABS,
di serie su tutti i modelli, il cui intervento non è mai troppo invasivo.
Road King
ROAD KING Arrivati a Monterey siamo ormai nell’ultima parte del
viaggio
e ci resta da provare solo la Road King. Meno opulenta nelle forme rispetto
alle Glide, è però quella più ricca di fascino. La posizione in sella è
confortevole, ma un filo meno rispetto alle altre: il manubrio è un po’
più basso e alla lunga può stancare. Anche le sospensioni non danno una
mano al comfort: ci sembrano più secche e copiano meno facilmente le asperità.
In più il parabrezza (asportabile in pochi secondi senza attrezzi) distorce
un po’ la visuale. In compenso la Road King è la più agile del gruppo.
Con lei imbocchiamo l’ultimo tratto di Highway che porta alla baia di
San Francisco. Il ritmo è tranquillo e trotterelliamo come in passerella
fin nel cuore della città del Golden Gate sotto lo sguardo ammirato dei
passanti.
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