È sempre lei. La vigorosa, entusiasmante RT. Spostarla da fermo può mettere soggezione, perché ci sono quasi 300 kg col pieno di benzina da gestire. Ma se toccate bene a terra con entrambi i piedi (cosa possibile a piloti di qualunque statura, con la sella regolabile su due posizioni, oltre ad altre due opzioni di seduta più o meno bassa), l’ottimo bilanciamento e il baricentro basso aiutano non poco. Una volta in movimento, poi, è una danza. La RT è sì estremamente stabile e rigorosa, ma anche inaspettatamente (per chi non l’ha mai provata prima) maneggevole. Basta indirizzarla un poco per farle prendere la traiettoria desiderata e nei cambi di direzione non delude. Certo non è una roadster, ma si avvicina molto. La guida è sempre neutra, facile e – soprattutto – mai stancante. L’ergonomia è comoda, ma attiva. Non ci si sente “stravaccati” in poltrona o infossati in nella moto: il connubio uomo-mezzo è confortevole, ma dinamico. Tutto questo è enfatizzato dalle sospensioni elettroniche, che mantengono sempre il perfetto assetto. I sensori all’interno di esse mandano in continuazione informazioni alla centralina, che riceve input anche dalla IMU e dai freni. In questo modo carico della moto, fondo stradale, stile di guida, riding mode impostato, potenza frenante impressa ai comandi… Tutto è raccolto dal cervello elettronico e rispedito al mittente per generare la miglior esperienza di guida possibile. Così, quando tiri una manata alla leva del freno anteriore per una staccata aggressiva, la moto non si sbilancia, non c’è trasferimento di carico; semplicemente la RT si acquatta e mantiene l’assetto. E puoi tenere la leva del freno in mano fino a metà curva, perché la ripartizione automatica sposta un po’ di potenza anche al disco posteriore per aiutare a chiudere la traiettoria e per annullare l’effetto autoraddrizzante. Stessa cosa in uscita di curva e in accelerazione: il posteriore non si schiaccia, ma senti solo la spinta che sostiene il fondoschiena. E che spinta! Il boxer è un portento. Regolare, progressivo, elastico. Apri il gas con una marcia lunga a meno di 2.000 giri/min e lui riprende senza un sussulto. Alla fine, in un uso normale, anche allegro, hai tutto facendolo girare al massimo fino a 5.000 giri/min. In un bel misto guidato, metti la terza o la quarta e ti affidi alla sua schiena robusta dimenticandoti del cambio. Eppure ci sono ancora 4.000 giri buoni, prima del limitatore. Anzi, più che buoni: esagerati. Dai 5.000 ai 9.000 giri/min il bicilindrico cambia carattere, diventa grintosissimo, prende giri alla svelta e ti catapulta in un’altra dimensione. L’accelerazione è vivacissima e il sound, cupo e rassicurante fino a metà contagiri, diventa un ruggito furioso. Finite le curve, si torna in autostrada; con un pulsante a manubrio si alza il parabrezza e nemmeno un vortice si crea tra quello e il nostro busto, tanto che si potrebbe sollevare la mentoniera del casco modulare e accendersi una sigaretta senza perdere un filo di cenere sul serbatoio. Si può desiderare di più da una turistica? È davvero difficile crederlo…