Le prime parole che vengono in mente, guidando la BD300, sono: facile e sorprendente. E non ci riferiamo solo al comportamento del twin. La moto sorprende perché è equilibrio allo stato puro. E, in questo, è due spanne sopra alla Harley cui si ispira e su cui, probabilmente, ha influito l’esperienza nel mondo custom del distributore italiano (leggete l’intervista nel box qui accanto). Il peso non si sente, nemmeno nelle manovre da fermo. Nonostante le dimensioni siano compatte, si sta comodi e a proprio agio, le pedane sono leggermente avanzate, la sella bassa non costringe le gambe ad angoli improbabili e il manubrio è alla giusta distanza per avere il controllo totale del mezzo e assumere anche quella seduta da “duro” che su questa tipologia di moto è quasi un must (braccia e gambe larghe, busto ricurvo in avanti… avete capito, no?). Il passeggero, come spesso accade sulle custom, non se la passa proprio bene vista l’esiguo spazio dedicato, mentre c’è il “problemino” degli specchietti all’ingiù: nelle inversioni di marcia, finiscono per toccare le ginocchia dei piloti più alti, ma si può risolvere semplicemente mettendoli “in piedi”, ovvero ruotandoli verso l’alto. Una soluzione esteticamente meno accattivante, ma più sicura e pratica (si guadagna anche una migliore visuale). Lo sterzo è reattivo, giri lo sguardo e la Sporty piega velocemente alla ricerca del centro curva, merito anche della leva offerta dal largo manubrio. Ma non solo. Telaio e sospensioni sono studiati per una guida allegra, sportiveggiante quasi. La moto, scende in curva rapida, precisa e con rotondità. Il feeling con l’avantreno è totale: non allarga e non chiude, segue la traiettoria impostata con naturalezza trasmettendo tanta sicurezza. Il suo limite è l’angolo di piega dettato dalla poca luce a terra delle pedane. Poco male, basta stare attenti a non metterci troppa foga in ingresso di curva e il gioco è fatto. La taratura della forcella è un buon compromesso tra comfort e guidabilità, ha una scorrevolezza più che discreta e assorbe le imperfezioni dell’asfalto a differenza della coppia di ammortizzatori, troppo secchi sulle buche (come su tutte le moto di questa tipologia, del resto). Gli pneumatici, di un marchio cinese mai sentito e impronunciabile, sono piuttosto comunicativi e omogenei sia nell’impostare la curva, sia nei cambi di direzione rapidi. Discreta la frenata, proporzionata alle prestazioni e al peso della moto: il posteriore è gestibile e accompagna bene; l’anteriore è dosabile e pronto nell’attacco iniziale per poi non essere mai troppo aggressivo, anche quando si strizza forte la leva al manubrio nelle frenate più decise, per non mettere in difficoltà i neofiti.