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10 February 2004

SWM Rotax RS-GS 125

Swm rotax rs-gs 125


E' la moto del rinnovamento con cui l’SWM approda al motore Rotax. Si tratta della RS-GS del 1977, una moto che segna per la Casa di Rivolta d’Adda e per il mondo della Regolarità un punto di svolta.
Il suo assetto crossistico e la sua ragguardevole potenza che si avvicina ai 27 CV anticipano la tendenza delle moto da Regolarità della fine degli anni Settanta.
Il tester di Motociclismocommentava così la sua prima presa di contatto con la moto: “La prima impressione riguarda l’eccessiva altezza della sella, la buona potenza e la vigorosa coppia. La posizione di guida è buona, col busto eretto, le braccia, le ginocchia e le gambe in assetto naturale”.
La vista di tre quarti posteriore mette in evidenza il voluminoso silenziatore di scarico - fissato elasticamente al telaio - e la notevole inclinazione degli ammortizzatori posteriori. In questo caso i Marzocchi a gas sono montati rovesciati per proteggere dagli urti la vaschetta idropneumatica e per ridurre il peso delle masse non sospese. A differenza di diverse Case concorrenti (come Laverda e Puch ad esempio) i tecnici SWM non hanno previsto nessun attacco alternativo su telaio e forcellone per gli ammortizzatori.

Il motore Rotax (con cui l’SWM firmerà poi un contratto di esclusiva per l’Italia) scomposto nei suoi principali componenti mostra il cilindro con i visibili imbocchi dei quattro travasi a cui si deve aggiungere il travaso supplementare ricavato nella canna in ghisa del cilindro. Il pistone ha un solo segmento e presenta il foro inclinato per il quinto travaso. La testa di biella è scanalata per favorire la lubrificazione di quella zona. Nella parte anteriore del semicarter destro, che ospita l’imbiellaggio e gli ingranaggi del cambio, è ricavato un foro che serve per avvitare un’astina che blocca la rotazione dell’albero motore durante le operazioni di smontaggio.

Dalla foto ufficiale dal catalogo SWM per la RS 125 GS. Appare evidente la notevole altezza da terra e la forcella piuttosto aperta (inclinazione del cannotto di sterzo 30°) che nella guida fuoristradistica in mulattiera determina degli “impuntamenti”. La forcella è Marzocchi con steli da 35 mm e 200 mm di escursione (235 mm invece l’escursione degli ammortizzatori posteriori). Completamente assente qualsiasi protezione per il motore. I freni sono i soliti Grimeca da 140 mm.

I fratelli Frigerio che dal 1976 sulle loro Puch costruite a Treviglio montano il motore Rotax a disco rotante. L’avvicinamento della SWM al motore austriaco è lento e graduale.
Inizialmente compare una SWM Rotax, ma è un modello da trial di 250 cc, preludio però all’accordo siglato nel febbraio 1976 con il quale la Rotax e la Casa di Rivolta d’Adda si impegnano nella fornitura e nel relativo sviluppo dei motori di 125, 175 e 250 cc a disco rotante che inizialmente dovrebbero essere adottati sui modelli da Cross, dove le SWM Sachs soffrono maggiormente la concorrenza, ma poi equipaggia tutte la gamma.

Dopo un anno di transizione durante il quale le SWM da competizione usano il Rotax mentre i modelli di serie adottano ancora il Sachs si arriva alla stagione 1977, anno in cui viene presentata tutta la nuova gamma a motore Rotax che affianca i vecchi modelli a motore Sachs destinati ormai all’esaurimento.
In un certo senso l’adozione del nuovo motore fa da spartiacque nella storia dell’SWM perché inaugura la sua fase di maggior successo.
Come le sorelle maggiori di 175 e 250 cc, la nuova 125 è alta da terra (la sella è a 90 cm) ha un assetto di stampo crossistico ed appare decisamente rinnovata. Il suo telaio monotrave sdoppiato in tubi d’acciaio è verniciato di rosso, le sospensioni sono Marzocchi con forcella teleidraulica da 35 mm e gli immancabili ammortizzatori Marzocchi a gas al retrotreno montati fortemente inclinati in avanti.
Il nuovo motore a disco rotante ha misure quadre con alesaggio per corsa 54x54 mm, cilindrata totale 123,4 cc. Questo Rotax è più potente del Sachs e ha i carter marchiati SWM. Adotta l’accensione elettronica Bosch anziché la convenzionale Motoplat e carburatore Bing da 32 mm (sulla Puch- Frigerio è invece da 30 mm).
L’espansione di scarico non segue più il solito percorso al di sotto del motore per svilupparsi poi lungo un fianco, ma si insinua sopra la testa del motore spuntando con il silenziatore di scarico sul lato sinistro, appena al di sotto del parafango posteriore in posizione più riparata.

Caratteristiche tecniche
Riferite alla versione del 1976

Motore: monocilindrico a 2 tempi raffreddato ad aria. Alesaggio per corsa 54x54 mm. Cilindrata totale 123,6 cc.
Rapporto di compressione 14,9:1.
Ammissione a disco rotante.
Potenza max 27 CV a 9.500 giri.
Alimentazione: carburatore Bing da 32 mm. Miscela al 2,5% con olio sintetico.
Accensione: elettronica Bosch 6V-55W.
Frizione: multidisco in bagno d’olio.
Cambio: a sei rapporti con innesti frontali.
Telaio: monoculla sdoppiato in tubi d’acciaio al cromo molibdeno a sezione variabile.
Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi da 35 mm; posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori Marzocchi a
gas regolabili su 5 posizioni.
Freni: anteriore e posteriore a tamburo Grimeca conico 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi in lega leggera.
Anteriore 21”; posteriore 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00-21; posteriore 110/90-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
interasse 1.420,
lunghezza 2.140,
larghezza 910,
altezza sella 900,
altezza pedane 345.
Peso a vuoto 89 kg.
Prezzo: 1.682.200 lire.
Prestazioni: velocità massima 110,470 km/h a regime di potenza massima e 116,300 in fuorigiri.
0-400 metri 17,2 secondi.
Consumo:
20 km/litro.
Note: provata da Motociclismo sul numero 1-1978.
Dati rilevati: potenza max non rilevata.
Velocità max 110,430 km/h.
Accelerazione 0-400 metri 17,052 sec.
Peso a vuoto 96,5 kg.
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