E' la moto del rinnovamento con cui l’SWM
approda al
motore Rotax. Si tratta della
RS-GS del
1977,
una moto che segna per la Casa di Rivolta d’Adda e
per il mondo
della
Regolarità un punto di svolta.
Il suo
assetto crossistico e la sua ragguardevole
potenza che
si avvicina ai 27 CV anticipano la tendenza delle moto da
Regolarità
della fine degli anni Settanta.

Il
tester di
Motociclismocommentava così la sua prima presa
di contatto con la moto:
“La prima impressione riguarda
l’eccessiva
altezza della sella, la buona potenza e la vigorosa coppia. La posizione
di guida è buona, col busto eretto, le braccia, le ginocchia e le gambe
in assetto naturale”.
La vista di tre quarti posteriore mette in evidenza il
voluminoso
silenziatore di scarico - fissato elasticamente al telaio - e la
notevole
inclinazione degli ammortizzatori posteriori. In questo caso i
Marzocchi
a gas sono montati rovesciati per proteggere dagli urti la vaschetta
idropneumatica e per ridurre il peso delle masse non sospese. A differenza
di diverse Case concorrenti (come Laverda e Puch ad esempio) i tecnici
SWM non hanno previsto nessun attacco alternativo su telaio e forcellone
per gli ammortizzatori.

Il
motore Rotax (con cui l’SWM firmerà poi un
contratto di
esclusiva
per l’Italia) scomposto nei suoi principali componenti mostra il
cilindro
con i visibili imbocchi dei quattro travasi a cui si deve aggiungere il
travaso supplementare ricavato nella canna in ghisa del cilindro.
Il
pistone ha un solo segmento e presenta il foro inclinato per il quinto
travaso. La testa di biella è scanalata per favorire la lubrificazione
di quella zona. Nella parte anteriore del semicarter destro, che ospita
l’imbiellaggio e gli ingranaggi del cambio, è ricavato un foro che
serve
per avvitare un’astina che blocca la rotazione dell’albero motore
durante
le operazioni di smontaggio.

Dalla
foto ufficiale dal catalogo SWM per la
RS 125 GS. Appare evidente
la
notevole altezza da terra e la forcella piuttosto aperta (inclinazione
del cannotto di sterzo 30°) che nella guida fuoristradistica in mulattiera
determina degli “impuntamenti”. La forcella è
Marzocchi
con steli
da 35 mm e 200 mm di escursione (235 mm invece l’escursione degli
ammortizzatori
posteriori). Completamente assente qualsiasi protezione per il motore.
I
freni sono i soliti
Grimeca da 140 mm.

I
fratelli Frigerio che dal 1976 sulle loro Puch costruite a Treviglio montano
il motore Rotax a disco rotante.
L’avvicinamento della SWM al motore
austriaco è lento e graduale.
Inizialmente compare una SWM Rotax, ma è un modello da trial di 250 cc,
preludio però all’
accordo siglato nel febbraio 1976 con il
quale
la
Rotax e la Casa di Rivolta d’Adda si impegnano nella fornitura
e nel relativo sviluppo dei
motori di 125, 175 e 250 cc a disco rotante
che inizialmente dovrebbero essere adottati sui modelli da Cross, dove
le SWM Sachs soffrono maggiormente la concorrenza, ma poi equipaggia tutte
la gamma.

Dopo
un anno di transizione durante il quale
le SWM da competizione usano
il Rotax mentre i
modelli di serie adottano ancora il Sachs si
arriva alla stagione
1977, anno in cui viene presentata tutta la
nuova gamma a motore Rotax che affianca i vecchi modelli a motore
Sachs destinati ormai all’esaurimento.
In un certo senso l’adozione del nuovo motore fa da spartiacque nella
storia dell’SWM perché inaugura la sua
fase di maggior
successo.
Come le sorelle maggiori di 175 e 250 cc,
la nuova 125 è alta da
terra
(la sella è a 90 cm) ha un assetto di stampo crossistico ed appare
decisamente
rinnovata. Il suo
telaio monotrave sdoppiato in tubi d’acciaio
è verniciato di rosso, le sospensioni sono
Marzocchi con forcella
teleidraulica da 35 mm e gli immancabili ammortizzatori
Marzocchi a
gas al retrotreno montati fortemente inclinati in avanti.
Il
nuovo motore a disco rotante
ha misure quadre con alesaggio per corsa 54x54 mm, cilindrata totale 123,4
cc. Questo Rotax è più potente del Sachs e ha i carter marchiati
SWM. Adotta
l’
accensione elettronica Bosch anziché la convenzionale
Motoplat
e
carburatore Bing da 32 mm (sulla Puch- Frigerio è invece da 30
mm).
L’espansione di scarico non segue più
il solito percorso al di sotto del motore per svilupparsi poi lungo un
fianco, ma si insinua sopra la testa del motore spuntando con il silenziatore
di scarico sul lato sinistro, appena al di sotto del parafango posteriore
in posizione più riparata.
Caratteristiche tecniche
Riferite alla versione del 1976
Motore: monocilindrico a 2 tempi raffreddato
ad aria. Alesaggio per corsa 54x54 mm. Cilindrata totale 123,6 cc.
Rapporto di compressione 14,9:1.
Ammissione a disco rotante.
Potenza max 27 CV a 9.500 giri.
Alimentazione: carburatore Bing da 32 mm.
Miscela al 2,5% con olio sintetico.
Accensione: elettronica Bosch 6V-55W.
Frizione: multidisco in bagno d’olio.
Cambio: a sei rapporti con innesti frontali.
Telaio: monoculla sdoppiato in tubi d’acciaio
al cromo molibdeno a sezione variabile.
Sospensioni: anteriore forcella Marzocchi
da 35 mm; posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori Marzocchi
a
gas regolabili su 5 posizioni.
Freni: anteriore e posteriore a tamburo
Grimeca conico 140 mm.
Ruote: a raggi con cerchi in lega leggera.
Anteriore 21”; posteriore 18”.
Pneumatici: anteriore 3.00-21; posteriore
110/90-18.
Dimensioni (in mm) e peso:
interasse 1.420,
lunghezza 2.140,
larghezza 910,
altezza sella 900,
altezza pedane 345.
Peso a vuoto 89 kg.
Prezzo: 1.682.200 lire.
Prestazioni: velocità massima 110,470 km/h
a regime di potenza massima e 116,300 in fuorigiri.
0-400 metri 17,2 secondi.
Consumo:
20 km/litro.
Note: provata da
Motociclismo sul
numero 1-1978.
Dati rilevati: potenza max non rilevata.
Velocità max 110,430 km/h.
Accelerazione 0-400 metri 17,052 sec.
Peso a vuoto 96,5 kg.