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Il primo della classe. E pure la prima

Alla fine del mese parte il Motomondiale, che quest’anno si disputerà su ventun tornate. Ripercorriamo la storia del primo titolo iridato – e contestato - della 500, quello vinto dall’inglese Leslie Graham con la bicilindrica AJS. Una vittoria che poteva essere tutta italiana

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Leslie Graham al TT del 1949

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La classe è quella della 500 e la scuola, anzi il massimo ateneo, è quella del Motomondiale del 1949, ovvero il primo anno della Storia del campionato di velocità. È un torneo senza moto dai motori sovralimentati e senza benzine “Speciali” necessarie per far rendere al massimo questi propulsori. Le gare della Classe Regina si disputano in Inghilterra, Svizzera, Olanda, Belgio, Irlanda e Italia. Manca la Germania, esclusa dalle competizioni internazionali. A vincere un trofeo fatto di sei prove (oggi ne abbiamo 21!) furono l’inglese Leslie Graham, valoroso pilota di bombardieri della RAF e la sua AJS 500, chiamata “Porcupine”, porcospino, per l’estesa e frastagliata alettatura di teste e cilindri.

Si aggiudicarono il titolo per un solo punto sul sciur Nello Pagani e la sua Gilera quattro cilindri, moto che utilizzò per quattro gare mentre all’inizio del Mondiale usò la gloriosa monocilindrica della Casa di Arcore, la poderosa Saturno. Il pilota milanese, che quell’anno dominò pure la classe 125 con la Mondial, aveva collezionato 40 punti contro i 31 dell’inglese, ma il conteggio degli scarti (si potevano tenere solo tre risultati utili su sei) permise a Graham di totalizzare 29 punti, gli stessi di Pagani. Entrambi avevano vinto due GP a testa, ma Il titolo andò all’ufficiale della AJS perché gli venne dato un punto, come da regolamento, per il miglior tempo sul giro, risultato conseguito al GP di Berna. In realtà non aveva stabilito il record sul tracciato svizzero che era del compagno di squadra Ted Frend. Con una cervellotica decisione il giro veloce era andato a Graham perché Frend non aveva finito la gara, ma nessun cavillo del regolamento sportivo della Federazione Motociclistica Internazionale contemplava questa ipotesi. Si parlò giustamente di vittoria rubata, forse meglio di scelta “politica”, ma la decisione della FIM rifletteva allora l’esito della Seconda guerra mondiale dove l’Italia era uscita sconfitta. Insomma, gli inglesi non potevano perdere.

Graham era un fior di pilota, un vero asso per rimanere in tema aeronautico anche se non occupava la carlinga di un caccia ma quella di un bombardiere Lancaster. La sua carriera di motociclista, tragicamente fermata da una caduta al TT del 1953 sulla discesa di Bray Hill alla guida della MV Agusta 500, si snoda praticamente nel dopoguerra e in tutte le classi del Motomondiale. Oltre al titolo iridato del 1949, e al terzo posto nella massima categoria l’anno dopo e al secondo nel 1952 con la MV, Les si piazzò nuovamente sul gradino più basso del podio nella 250 (1952 con la Velocette) e nella 350 (1950 in sella alla AJS).

Il propulsore bicilindrico è siglato E90 e deriva da quello che montava il compressore: ha il blocco cilindri quasi orizzontale (inclinato di 15°), camere di scoppio emisferiche, distribuzione bialbero a camme in testa con due valvole per cilindro inclinate di 90° e raffreddamento ad aria. La testa della Porcupine è fragile e ottenuta con un sistema sperimentale di fusione a vuoto. Il blocco cilindri in alluminio reca i cilindri separati per facilitare il cambio. Nel complesso, derivando dal motore col compressore, il bicilindrico E90 non ha punti deboli dal punto di vista strutturale.

Le camme della distribuzione lavorano su cuscinetti a rotolamento e azionate da un treno di otto ingranaggi che sono posizionati sul lato destro del motore. Un ulteriore ingranaggio più piccolo posto all’inizio della sequenza aziona la pompa dell’olio. L’albero motore composito ottenuto per forzamento ha manovelle che girano a 360° ed è montato su tre supporti di banco. I pistoni forgiati hanno un mantello pronunciato e lavorano su bielle altrettanto forgiate che lavorano su cuscinetti a rulli. Le valvole sono richiamate da molle a spillo. La trasmissione primaria è ad ingranaggi, con albero finale di uscita del cambio posizionato sul lato destro del motore. La frizione multidisco a secco di grosso diametro gestisce un cambio a 4 velocità. I due carburatori Amal GP da 32,5 mm a vaschetta centrale separata, sono montati elasticamente su condotti in gomma.

  • Motore: a 4 tempi, bicilindrico parallelo frontemarcia raffreddato ad aria con cilindri inclinati di 15°. Teste in lega leggera, cilindri in alluminio con canne riportate in ghisa, manovelle a 360°, distribuzione bialbero a camme in testa comandate da un treno di nove ingranaggi sul lato destro del motore. Due valvole per cilindro inclinate di 90° con diametro aspirazione 22 mm, scarico 18 mm. Alesaggio per corsa 68x 68,5 mm. Cilindrata totale 498 cc. Potenza max 50 CV a 7.500 giri/min.
  • Lubrificazione: a carter secco con pompa di mandata e recupero.
  • Alimentazione: due carburatori Amal GP da 32,5 mm a vaschetta centrale singola. Capacità serbatoio carburante 27 litri.
  • Accensione: a magnete Lucas.
  • Trasmissione: primaria ad ingranaggi. Finale a catena.
  • Frizione: multidisco a secco.
  • Cambio: in blocco a 4 rapporti.
  • Telaio: doppia culla chiusa in tubi d’acciaio Reynolds.
  • Sospensioni: anteriore forcella AMC teleidraulica (escursione 76 mm); posteriore forcellone oscillante con due ammortizzatori idraulici regolabili AMC Jampot.
  • Freni: anteriore a tamburo a camma singola da 210 mm; posteriore a tamburo
  • Ruote: a raggi con cerchi in acciaio. Anteriore da 21”, posteriore da 19”.
  • Pneumatici: anteriore 3.00-21; posteriore 3.50-19.
  • Dimensioni (in mm) e peso: Interasse 1.454, altezza sella 813; peso a secco 141 kg.
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AJS 500 Porcupine 

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