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19 April 2013

Stop Husqvarna: lo sfogo di un dipendente

Dopo l’annuncio dell’incombente cassa integrazione, cade lo sconforto sui dipendenti dell’Azienda di Cassinetta. La lettera di uno dei lavoratori, scritta col cuore e con la rabbia, rende l’idea della triste situazione

Stop husqvarna: lo sfogo di un dipendente

 

Ieri la triste notizia: a partire dal primo agosto la produzione di Husqvarna si fermerà e i dipendenti finiranno in cassa integrazione per un anno. Oggi aggiungiamo un po’ di umanità a questa triste vicenda, pubblicando la lettera di un dipendente che, con toni decisamente critici, si pone molte domande, soprattutto sulla passata gestione BMW. (fonte: VareseNews).

 

LA LETTERA
Che bella giornata ieri. Il sole splendeva, la temperatura era dolcemente primaverile e per completare quest’idilliaco quadretto, l’azienda ci comunicava che eravamo in esubero. Probabili 200 persone circa. Che su 240, se non meno a dire il vero, mi sembra un numero significativo. Come passare sotto un treno per direttissima. E senza passare dal via. Ok, sembrerà (l’ennesima) azienda che chiude, e a dire il vero credo che lo sia. Ma ci tengo a ripercorrere le ultime tappe di questa azienda, perché non so se solo a me sembra che ci sia qualcosa che non torna. 

 

Husqvarna fa moto. Le fa da anni, tra alti e bassi; quest’anno sono 110 anni pare. Alcuni anni fa, la buona MV Agusta cede il marchio Husqvarna, per farla sopravvivere, a quel colosso di BMW. Non un gruppo di incompetenti, stiamo parlando della più grossa azienda motociclistica esistente forse. Forse. BMW va alle redini dell’azienda, acquisisce uno stabilimento, prende persone, cambia le linee, chiude modelli, se ne inventa di nuovi...ottimo. Hanno un piano. Poi mandano i loro dipendenti. Uno. Uno per reparto. Casa pagata, vitto pagato, signor salario. Scuola pagata ai figli. Mezzi pagati viaggi pagati. Va bene per un po’, tutto fila, progetti nuovi, tanti numeri che girano, altissimi. Ma un modello non va. Poi anche l’altro. Colpa della crisi, colpa dei motori. Abbassiamo i numeri, facciamo altri progetti. Ma anche qualche festa perché no. Invitiamo gli amici, tanto paga Husqy… Grigliate. Feste aziendali. È Natale, feste in casa. Giri in moto. No ma aspetta. Paga sempre Husqy. Tutto approvato dalla dirigenza, quei famosi geni di BMW. 

 

Ma non si smette mai di lavorare… Ora BMW ci dirà come fare le moto stradali! “Ma noi non facevamo cross?” “È ora di cambiare! Ne faremo tantissime!”… E allora vedi  BMW stessa, che sotto il nome di Husqvarna paga BMW per le consulenze e i lavori. Mmh… Ma solo a me c’è qualcosa che non torna? Ma la festa non finisce mai, le macchine aziendali (ovviamente BMW), lavori sullo stabilimento, ampliamenti, parcheggi, lavori esterni, lavori in linea, compriamo i camici… I consulenti sono impiegati che lavorano a tempo pieno nell’ufficio tecnico... Sarà una prassi del settore, ma io comincerei davvero a fare due conti… E le moto non si vedono. Arriva il 2012. In BMW arriva il nuovo amministratore delegato. E lui i conti li fa. In men che non si dica blocca i progetti nuovi e le voci cominciano a girare. Torna MV, no ci compra KTM… E, per assurdo, proprio il diretto concorrente. O meglio, chi fa davvero lo stesso genere di moto che Husqvarna dovrebbe fare. 

 

Quel che tanti si chiedono è come ha potuto un Antitrust firmare per l’acquisizione da un concorrente all’altro. Ok, stiamo parlando del gigante e del bambino, ma senza piano industriale? I tedeschi di BMW se la filano e a gambe levate e senza salutare. Si portano via anche le loro macchine aziendali e le attrezzature di progetti Husqvarna che poi faranno loro. Non li pagano neanche per il loro valore. Qualche pezzo scompare magicamente. E Husqvarna perde. Perde tanti soldi. KTM invece non perde tempo, si installa e comincia a fare i conti. Che finalmente a qualcuno non tornano. Spariscono i capi, i consulenti. I progetti che perdono. Le auto. E i dipendenti. Dopo alcune interviste uscite fino al giorno prima dallo stesso Pierer che dichiaravano e assicuravano che la produzione sarebbe rimasta a Biandronno, Husqvarna oggi dichiara parziale chiusura aziendale. Una via senza ritorno.

 

E non ci venissero a raccontare che è parziale, che c’è chi rimane. Le vendite rimarranno (e dove non si sa) solo fino ad esaurimento dello stock (ricordate le famose moto che BMW produceva e non vendeva e poi continuava a produrre?). Continuo a farmi quella famosa domanda. Ma i conti non se li era mai fatti nessuno? BMW cosa ha fatto? Poteva con le loro competenze (credo) farla risorgere puntando ai modelli giusti. Non scialacquando. In Husqvarna ci sono dipendenti che da anni fanno il loro lavoro con competenza. E passione. Entrambe vere. Oggettivamente, fatico davvero a prendermela con KTM se non per la forma… ma mi chiedo ancora, perché? Perché hanno comprato un azienda per chiuderla? Perché l’Antitrust ha firmato? Perché oltretutto sembra che non ci possiamo fare nulla e noi dipendenti così come l’indotto (che scusatemi ma non è poco) che portava un azienda come Husqvarna alla provincia, non possiamo far altro che guardare. Tutto secondo le regole. Tutto perfetto. Ci manca davvero solo di capire il motivo.

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